I giochi hanno la certificazione CE ma non basta e scattano multa e sequestro: “siamo davvero amareggiati”

I giochi sono certificati CE ma non risultano idonei alla vendita poiché le istruzioni non sono riportate anche in lingua italiana. Un cavillo costato alla libreria Radice-Labirinto una multa di 3mila euro e uno scatolone di giochi sequestrati dalla Guardia di Finanza. “Se questa meticolosità nei controlli fosse applicata in ogni ambito - denuncia la titolare Alessia Napolitano - non batterei ciglio, ma così non è. Ci invitano a imparare l’inglese, a insegnarlo ai bimbi sin dalla tenera età, ma delle istruzioni di gioco in questa lingua non sono sufficienti… Rivalersi solo sui piccoli imprenditori già con l’acqua alla gola e prostrati da un lungo cantiere è il modo più facile di fare cassa e questo mi riempie di frustrazione e amarezza”.

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Tremila euro di multa e uno scatolone di giochi sequestrati dalla Guardia di Finanza. E’ quanto accaduto lo scorso giovedì, 20 ottobre, alla libreria Radice-Labirinto di corso Roma. Il cavillo a cui si sono appellate le Fiamme Gialle? “Nonostante i giochi siano certificati CE, non risultano idonei alla vendita poiché le istruzioni non sono riportate anche in lingua italiana. Un modo davvero subdolo di fare cassa – denuncia la titolare Alessia Napolitano – soprattutto ora, in un momento tanto complesso, in concomitanza con un cantiere, quello di corso Roma, che sta seriamente minando la sopravvivenza della nostra libreria come di altri esercizi. Sono certa che a lavori terminati il corso, reso pedonale, sarà bellissimo ma questo cantiere arriva dopo due anni terribili, non si poteva scegliere momento peggiore. I finanzieri continuavano a leggermi la postilla in questione, ma io ritengo che questa sia una legge ingiusta dal momento che non mi protegge”.

I controlli, scattati anche in altri negozi di giochi cittadini, rientrano in un’operazione europea chiamata Ludus 3 il cui obiettivo è quello di sconfiggere il giocattolo illegale in tutta Europa ma, prosegue Alessia Napolitano, “perché a causa della mancata dicitura in italiano ci si può rivalere sui rivenditori e non sulle case madri? Mi chiedo se sia giusto fare cassa in questo modo su piccoli imprenditori già con l’acqua alla gola e che, si sforzano, giorno dopo giorno, di fare ricerca, puntando su giochi di qualità e delle migliori marche. In poche ora ho visto svanire l’investimento natalizio che avevamo calcolato al millesimo”. Ora Alessia deve pagare una multa di tremila euro ma è soprattutto “l’incoerenza ciò che mi fa più male. Se questa meticolosità nei controlli fosse applicata in ogni ambito – conclude – allora non batterei ciglio, ma così non è. Ci invitano a imparare l’inglese, a insegnarlo ai bimbi sin dalla tenera età, ma delle istruzioni di gioco in questa lingua non sono sufficienti… Rivalersi soltanto sui piccoli è il modo più facile di fare cassa e questo mi riempie di frustrazione e amarezza”. 

Jessica Bianchi