La pericolante “cappelletta” di via Nuova Ponente lì non deve restare ma nessuno fa nulla

Da anni il fabbricato pericolante che insiste su via Nuova Ponente costituisce non solo un ostacolo ma anche un concreto pericolo. Ma a chi appartiene l’Oratorio della Madonna Addolorata? Perchè nessuno interviene per mettere in sicurezza strada e pista ciclabile?

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Quello dell’Oratorio della Madonna Addolorata è un boccone decisamente amaro da mandare giù. Da anni infatti, il fabbricato pericolante che insiste su via Nuova Ponente costituisce non solo un ostacolo ma anche un concreto pericolo. In corrispondenza della “cappelletta” la strada, ad alto scorrimento di traffico, si restringe e ora che proprio di fronte è stato creato un accesso per raggiungere numerosi esercizi commerciali le cose si sono ulteriormente complicate. Qualche settimana fa in prossimità dello stabile del tutto fatiscente un ciclista è stato investito e il tema della demolizione dell’Oratorio è tornato alla ribalta della cronaca. Ma a chi appartiene l’Oratorio della Madonna Addolorata? Perchè nessuno interviene per mettere in sicurezza strada e pista ciclabile? 

L’edificio – che non rientra né nel patrimonio della Diocesi di Carpi né in quello del Comune – è di proprietà di privati, per i quali, evidentemente, quel bene, peraltro tutelato dalla Sovrintendenza, non rappresenta una priorità. 

Ma facciamo un po’ di storia. Per rintracciare il fabbricato dobbiamo ricorrere alla Guida di Carpi, del dottor Alfonso Garuti: “Sulla destra, oltre la tangenziale, la Villa già Bonasi, costruzione incompiuta, in abbandono, della seconda metà del XVIII secolo, da ritenersi progettata dall’architetto Francesco Bonasi. Il corpo dell’edificio padronale è rettangolare, su due piani, con cornicione a gola, finestrone centinato sul lato settentrionale, mentre le superfici esterne, ora spoglie, dovevano essere intonacate e integrate da una finta decorazione pittorica a schemi architettonici di cui rimane qualche traccia. Nell’interno è un insolito scaloncino a una rampa posto formalmente all’ingresso e si conservano belle porte dipinte e dorate del XVIII secolo. Nel vicino Oratorio dell’Addolorata, modesta appendice settecentesca, con tetto a capanna, abbandonato, si conservava un dipinto, Deposizione, come pala dell’altare, racchiuso in una ricca cornice di legno policromo, la cui composizione era copia del XVIII secolo dall’originale di Benedetto e Cesare Gennari nella Chiesa di Quartirolo”.

Villa Bonasi e Oratorio sono considerati dalla Soprintendenza un “bene complesso”, ovvero un unicum vincolato attraverso un decreto ministeriale datato 9 ottobre 1984. “Il complesso – si legge nel documento – rappresenta una testimonianza della tradizione architettonica rurale emiliana” e pertanto dichiarato di “interesse particolarmente importante”. In Comune a Carpi, l’ultima pratica relativa a villa e oratorio – nel 1984, risultavano in comproprietà della società “Sir Due spa di Modena e del signor Erminio Davoli” – risale al 2008 ed era relativa a “Restauro e traslazione dell’oratorio”.

L’oratorio, che essendo vincolato non può essere demolito e ricostruito, doveva essere traslato di qualche metro all’interno dell’area di pertinenza della villa, a distanza di sicurezza della sede stradale.

Il progetto di traslazione aveva ricevuto l’avallo della Soprintendenza di Bologna a condizione di 

concordare dei sopralluoghi durante l’esecuzione delle varie fasi operative. Poi non se ne fece più nulla, destino comune alla vicina villa il cui ipotetico restauro era cominciato con una pratica iniziata nel 2005 e con un permesso rilasciato dal Comune nel 2007 poi decaduto a fronte di lavori mai decollati. 

Qualora il manufatto, seppur privato, costituisca un pericolo per la viabilità, il comune può intervenire o ha le mani legate? La risposta ovviamente è sì ma, evidentemente, anche questa operazione non rientra nelle priorità della nostra amministrazione. Forse non ci sono bandi a cui candidarsi per trovare le risorse necessarie… Certo l’operazione sarebbe costosa ma non impossibile: occorrerebbe fare un progetto che preveda l’esproprio, richiedere il parere alla Soprintendenza e poi procedere con la traslazione dell’Oratorio, ci dicono dai Lavori Pubblici, sgombrando finalmente via Nuova Ponente dalla presenza tanto incombente quanto pericolante di un fabbricato in pezzi. Così non sarà, almeno fino a quando il manufatto resterà in piedi.

Jessica Bianchi