Il Bike sharing? Un servizio da ripensare

I dati di utilizzo non crescono in modo significativo a dimostrazione di come oggi il servizio non risponda più alle reali esigenze della cittadinanza. E’ necessario svecchiare il parco mezzi, magari inserendo qualche bicicletta elettrica, ma la cosa fondamentale è ripensare un servizio che pesa sulle casse comunali per 15mila euro l’anno, bruscolini certo, ma pur sempre mal impiegati.

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Il servizio di bike sharing, C’entro in bici, nato nel 2008, dev’essere ripensato. Per comprenderne appieno le criticità basta osservare da vicino le biciclette assicurate alle rastrelliere poste nei pressi della stazione ferroviaria. Non solo non ne manca nemmeno una all’appello, nonostante quello sia il punto d’interscambio modale per eccellenza, ma i mezzi sono ormai obsoleti e pesanti. 

A Carpi il parco mezzi è composto da 44 bici (in 5 postazioni collocate nei punti strategici, dalla stazione degli autobus all’ufficio tecnico comunale, dal parcheggio multipiano al Quicittà, alla stazione ferroviaria) e a chi sottoscrive l’abbonamento al servizio (gratuito) viene consegnata una chiave numerata con cui può ritirare una due ruote qualsiasi tra quelle disponibili a Carpi e nelle città aderenti al sistema, come Modena. All’utente si chiede solo il pagamento di una cauzione rimborsabile in caso di restituzione della chiave. “Oltre a svolgere un servizio di mobilità sostenibile, il servizio offre una alternativa ai cittadini di completare il percorso casa-lavoro, iniziato con il treno o altri mezzi, con la bicicletta”, spiega la mobility manager del Comune di Carpi, ingegner Maria Alberta Chierici. “Oltre al servizio di noleggio, ricordo che nel 2016 è stato attivato anche quello di deposito bici gratuito in corrispondenza della Stazione. Attualmente i depositi protetti sono 5 e prevedono il rimessaggio ciascuno di 12 due ruote per un totale di 60. Attualmente sono tutti pieni e abbiamo nuove richieste in lista di attesa”.

Il servizio di iscrizione al bike sharing, così come la gestione e la manutenzione della flotta è stato affidato alla cooperativa  sociale Il Mantello: “da sempre il Comune fa sì che tale assegnazione – prosegue l’ingegner Chierici – ricada sulle cooperative al fine di facilitare l’inserimento nel mondo lavorativo di persone svantaggiate”.

Ma quali sono i dati di utilizzo? E il numero di utenti?

Nel 2020 le ore di impiego delle biciclette sono state 8mila, 9.200 nel 2021. Nel 2021 gli utenti iscritti erano 488, 454 nel 2020, 438 nel 2019, 412 nel 2018, 407 nel 2017, 380 nel 2016. 

Il numero di utenti però non corrisponde a quello degli utilizzatori effettivi in quanto molte persone, non essendoci vincoli per la restituzione, conservano le chiavi a distanza di anni dalla prima iscrizione. Ergo è impossibile quantificare il numero reale di fruitori del servizio. I dati di utilizzo non crescono in modo significativo a dimostrazione di come oggi il servizio non risponda più alle reali esigenze della cittadinanza. E’ necessario svecchiare il parco mezzi, magari inserendo qualche bicicletta elettrica, ma la cosa fondamentale è ripensare un servizio che pesa sulle casse comunali per 15mila euro l’anno, bruscolini certo, ma pur sempre mal impiegati.

“Quando venne introdotto – spiega l’assessore alla Mobilità Marco Truzzi – il servizio di bike sharing rappresentava un esempio innovativo di mobilità condivisa anche con altre città. Oggi esistono certamente opportunità tecnologicamente più evolute in ambito di sharing a cui si applicano metodi di pagamento semplificato. In molte città,  Modena compresa, vi è il noleggio in sharing di monopattini ad esempio. Noi abbiamo fatto delle valutazioni preliminari per aggiornare il servizio ma servono risorse per compiere un investimento importante. PNRR e programmi di finanziamento regionali punteranno su sostenibilità e, dunque anche sulla mobilità sostenibile. Attendiamo di poterci candidare alla prima opportunità di bando, verosimilmente nei primi mesi del prossimo anno, per rinnovare così completamente il servizio, ripensamento che passa anche attraverso il rinnovo della flotta. Siamo sul pezzo e non ci faremo trovare impreparati”.

Jessica Bianchi

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