La lotta di Rubiera contro l’amianto: rimosso oltre l’80% del pericoloso materiale

52 vittime e la conta, purtroppo, è destinata a crescere ancora. Rubiera ha pagato un pesante tributo all’amianto, un nemico silenzioso e infido. Il Comune di Rubiera - che nel corso degli anni, ha partecipato alla battaglia legale a fianco delle famiglie del Processo Eternit, che ha visto coinvolti anche i lavoratori dell’ex stabilimento produttivo di Rubiera - ha ingaggiato una lotta “metro per metro” alla presenza di questa sostanza così pericolosa. Il Catasto Immobili Amianto Rubiera è infatti il frutto, prezioso, di questa battaglia e ha dato ottimi risultati.

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52 vittime e la conta, purtroppo, è destinata a crescere ancora. Rubiera ha pagato un pesante tributo all’amianto, un nemico silenzioso e infido. Il Comune di Rubiera – che nel corso degli anni, ha partecipato alla battaglia legale a fianco delle famiglie del Processo Eternit, che ha visto coinvolti anche i lavoratori dell’ex stabilimento produttivo di Rubiera – ha ingaggiato una lotta “metro per metro” alla presenza di questa sostanza così pericolosa. Il Catasto Immobili Amianto Rubiera è infatti il frutto, prezioso, di questa battaglia e ha dato ottimi risultati. 

Dal 2012 il Comune di Rubiera ha dato il via a un censimento a tappeto, come spiega il sindaco Emanuele Cavallaro:“il primo passo è stato individuare in modo puntuale tutte le probabili coperture realizzate in cemento – amianto attraverso le immagini satellitari. Dopodiché un nostro tecnico compiva un sopralluogo per verificare l’effettiva presenza del materiale e, a fronte di un riscontro positivo, scattava l’acquisizione dei dati catastali per contattare la proprietà affinché richiedesse un parere per valutare lo stato di manutenzione del tetto e capire se procedere con una bonifica o un incapsulamento (operazione che prolunga la vita del manufatto per non più di tre anni)”. Risultato? Sono stati censiti 283.231 metri quadri di coperture contenenti amianto, un’estensione pari a 40 campi da calcio, circa 19 metri quadri pro capite. Oltre 231.834 mq (pari all’81%) sono stati rimossi, 35.835 sono stati messi in sicurezza e dovranno essere verificati entro tre anni e altri 15.562  hanno procedure aperte che dovranno chiudersi nei tempi previsti dalla legge. “Stiamo parlando, ovviamente, di edifici privati – sottolinea Cavallaro – poiché quelli pubblici sono stati tutti bonificati”. Ma come lo “stani” l’eternit nascosto? Quello nelle canne fumarie, nei pavimenti, nelle cisterne, nei vasi di espansione per gli impianti di riscaldamento… Il Servizio Edilizia Privata nelle richieste di interventi edilizi di qualsiasi tipo chiede da dieci anni a questa parte “la presentazione di una relazione di asseverazione in cui tecnico e committente dichiarano la presenza – o meno – di materiale contenente amianto anche all’interno dell’edificio. In caso positivo – prosegue il sindaco Cavallaro – si deve agire secondo il protocollo previsto e procedere con la rimozione, adottando al contempo tutte le misure di protezione e di sicurezza necessarie per tutelare i lavoratori”. Nel 2015-2016 poi, per accelerare ulteriormente la fase di caccia all’asbesto nei tetti il Comune di Rubiera ha collaborato a una sperimentazione coi droni: “in due settimane hanno rilevato quello che noi avevamo mappato in due anni”. Far decollare un drone però è solo il primo passo di un complesso lavoro: “il drone è utile alla diagnosi ma la cura, ovvero procedere via via con tutte le pratiche, spetta ai nostri tecnici. Un lavoro lungo per il quale abbiamo adottato un metodo standardizzato e dunque esportabile, per renderlo il più efficiente possibile e che abbiamo messo a disposizione di tutte le amministrazioni pubbliche (ndr – il kit operativo per i comuni è scaricabile al link: https://www.comune.rubiera.re.it/wp-content/uploads/2015/04/CatastoAmianto_150428054330.pdf). A Rubiera – conclude Emanuele Cavallaro – non dovevamo convincere nessuno che l’amianto fosse pericoloso e i cittadini hanno aderito con consapevolezza. Crediamo che la nostra piccola esperienza possa essere utile a tanti altri Comuni che vogliano intraprendere questa battaglia”. E Carpi?

Jessica Bianchi 

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