L’inflazione cresce in tutto il Paese ma a Modena vola: la città della Ghirlandina è la decima città più cara d’Italia. E se Bolzano, Milano e Trento occupano i primi tre posti, sono tre le città emiliano romagnole nella top ten: Bologna quinta, Ravenna settima e Modena decima. In città l’inflazione è già cresciuta dell’8,2% rispetto al 2001, un’impennata dovuta all’aumento di energia, carburanti e alimentari. Tra questi ultimi aumentano soprattutto pesce e latte, ma anche cereali, formaggi carne e uova. Si calcola per una famiglia modenese un rincaro medio, in un anno, di circa 2mila euro. A faticare ad arrivare a fine mese, a causa di un potere d’acquisto sempre più eroso, non sono i pensionati bensì i giovani come sottolinea il professor Massimo Baldini, ordinario di Politica Economica presso il Dipartimento di Economia Marco Biagi di Unimore.
“L’economia italiana è ferma da molti anni, basti pensare che il livello medio di reddito è simile a quello degli Anni Novanta. A risentirne maggiormente sono quindi soprattutto le famiglie giovani poiché più collegate al mercato del lavoro; al contrario anziani e dipendenti pubblici sono più protetti dal momento che i loro redditi o stipendi dipendono da trasferimenti pubblici. Trasferimenti che nel caso delle persone anziane sono coperti dal rischio di inflazione perché, fino a 2mila euro di pensione, l’indicizzazione è completa, anche se occorrerà aspettare qualche mese affinché scattino gli aumenti”.
Anziani che, in molti casi, ricevono più di una pensione: “in Italia – prosegue il professor Baldini – vi sono 16 milioni di pensionati e 23 milioni di pensioni. Per molti quindi il reddito da pensione è sufficiente per mantenersi al di sopra della linea di povertà”. Un sistema pensionistico che non potrà “tenere” per sempre poiché “troppo squilibrato dal punto di vista demografico. In questi anni – spiega il professore – assistiamo al pensionamento della generazione dei baby boomers, ovvero di coloro che sono nati negli Anni ’40, ’50 e nella prima metà degli Anni ’60; sono tanti, circa un milione all’anno, mentre i giovani che entrano nel mercato del lavoro sono mezzo milione all’anno. Ciò significa che ognuno di loro si carica sulle spalle un peso di contributi molto alto. Da un altro punto di vista però tale situazione costituisce un vantaggio per i ragazzi poiché avranno meno concorrenti e quindi più opportunità occupazionali”.
L’inflazione a Modena vola ma il meccanismo può essere invertito: “io penso che si potrà tornare d’indietro. L’inflazione attuale è fondamentalmente legata a due motivi: da un lato l’enorme aumento di spesa pubblica e la conseguente quantità di moneta che banche e governi hanno immesso nell’economia per sostenere le economie dopo la crisi generata dal Covid e il rialzo dei prezzi energetici dall’altro. Fattori legati a contingenze particolari, la pandemia in Cina ha di fatto bloccato le catene di rifornimento e la guerra ha fatto schizzare i prezzi dell’energia. Nel medio periodo entrambi questi elementi verranno meno e registreremo livelli d’inflazione più bassi, certo ci vuole tempo e di sicuro non torneremo al 2% ma l’8-10% del momento diventeranno un ricordo”.
Ma quanta speculazione c’è dietro a tutti questi aumenti?
Il professor Baldini è lapidario: “ce n’è ma non possiamo controllarla poiché riguarda il funzionamento dei mercati energetici internazionali del petrolio e del gas. L’Italia può fare poco in tal senso, siamo troppo piccoli. Nel nostro Paese i mercati funzionano e sono competitivi ma la causa della forte inflazione è internazionale”. Una partita che il nostro Paese non è in grado di giocare.
Chiara Tassi e Jessica Bianchi