festivalfilosofia si interroga sulla giustizia

“Un grande giurista - commenta Massimo Cacciari, membro del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia - disse che quando ragioniamo di Giustizia non facciamo altro che balbettare. Penso sia profondamente vero. Il festivalfilosofia in programma a Modena, Carpi e Sassuolo dal 16 al 18 settembre servirà a mettere ordine in questo balbettio, per tentare di capirci qualcosa, e sarà declinato al presente perché mai come oggi il tema della giustizia riguarda ciascuno di noi”.

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Umberto Galimberti e Massimo Cacciari

“Un grande giurista – commenta Massimo Cacciari, membro del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia – disse che quando ragioniamo di Giustizia non facciamo altro che balbettare. Penso sia profondamente vero. Il festivalfilosofia in programma a Modena, Carpi e Sassuolo dal 16 al 18 settembre servirà a mettere ordine in questo balbettio, per tentare di capirci qualcosa, e sarà declinato al presente perché mai come oggi il tema della giustizia riguarda ciascuno di noi. I principi che sono alla base delle democrazie stanno diventando pura astrazione, da trent’anni a questa parte non funzionano più. Non c’è coerenza tra l’idea di giustizia e la legge: questa è la vera tragedia sul piano nazionale e internazionale.

Il diritto internazionale è un fantasma e se prima era in qualche modo garantito da un equilibrio di potenze ora con la guerra in Ucraina cambia tutto. Come realizzare una forma di diritto internazionale e, soprattutto, dove verrà promulgato? In che sede? Sono domande drammatiche. Tutti vediamo crescere ingiustizie e diseguaglianze e assistiamo alla miseria dei nostri interventi politici e legislativi per superarle. Ecco il Festival vuol mettere mani, piedi e mente su queste questioni non usando una chiave accademica o formale ma alla luce dei nostri presenti drammi”. 

Piazze e cortili ospiteranno 53 lezioni magistrali dedicate al tema della Giustizia in cui numerose personalità del pensiero filosofico affronteranno le varie declinazioni del tema per mostrarne le trasformazioni nelle sue diverse sfere. “Un tema severo, arduo, difficile, poiché la giustizia è sempre contesa, non va declamata ma reclamata. E’ caratterizzata da una dimensione agonistica, conflittuale e in quanto tale va rivendicata. Ma la giustizia – ha dichiarato Daniele Francesconi, direttore del Consorzio per il festivalfilosofia – è anche scandalo, d’altronde tutti noi abbiamo maggiore famigliarità con l’ingiustizia… Se qualcuno conosce una società o un’epoca giuste che ce lo comunichi, siamo disposti ad aggiungere una lezione magistrale”. 

In società attese da una ricostruzione materiale e spirituale, la questione della giustizia riguarda temi di redistribuzione, ma anche criteri di accesso, tra merito, competenze e tutele. Nel campo ampio del rapporto tra i popoli solleva urgenti e impegnativi interrogativi sul rapporto tra la pace e la guerra. Tema non solo filosofico e politico, ma anche teologico, per eccellenza, il discorso della giustizia interseca il suo rapporto con la legge e la pena, ivi incluse le questioni di riconoscimento. Nuovi soggetti emergono come destinatari e oggetti di giustizia, ponendo il tema del rapporto tra le generazioni.

“Centrale – prosegue Francesconi – sarà il tema della riparazione: come si possono ricomporre, in modo non meramente pacificatorio, società fratturate dalle disuguaglianze? Come si ricompone una relazione con un futuro remoto che ancora non conosciamo? Poiché la ricerca di giustizia non è solo un esercizio teorico, ma anche una pratica, diverse iniziative performative e laboratoriali richiameranno la dimensione attiva del prevenire le ingiustizie e del riparare i torti, conducendo il pubblico a esperienze di immersione, partecipazione e immedesimazione”.

Tra i partecipanti: Roberto Saviano con una testimonianza sul coraggio della verità per contrastare il male della criminalità; Gianrico Carofiglio con un reading sul tema della gentilezza e della riparazione; Luigi Ciotti e Gad Lerner in un dialogo sulla lotta alle mafie. E inoltre Filippo Neviani (Nek), a dialogo con Paola Saluzzi sulle virtù della solidarietà e dell’amore per il prossimo. 

L’edizione 2022, mentre conferma lo stretto legame con i maggiori protagonisti del dibattito filosofico, presenta venticinque voci nuove. Tutte le autrici e gli autori stranieri, con una sola eccezione, sono al loro debutto al festival. “Questo festival – conclude il direttore – è una nave in navigazione da oltre 20 anni e dunque ha bisogno di ricambio e manutenzione. La traiettoria di rinnovamento che abbiamo intrapreso crediamo sia quella corretta”. 

Tra i protagonisti ricorrenti si ricordano, tra gli altri, Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Barbara Carnevali, Donatella Di Cesare, Roberto Esposito, Maurizio Ferraris, Simona Forti, Umberto Galimberti, Michela Marzano, Stefano Massini, Salvatore Natoli, Massimo Recalcati, Chiara Saraceno, Carlo Sini e Stefano Zamagni. Tra i “debuttanti”: Joanna Bourke, Anne Lafont, Brunilda Pali, Vittorio Emanuele Parsi, Walter Scheidel, Wolfgang Streeck, Jörg Tremmel e Lea Ypi.

Nella nostra tradizione la giustizia viene rappresentata come una donna con gli occhi bendati. Una donna vestita di bianco, senza macchia, che tiene una bilancia e una spada. Sì perché la giustizia è armata, soppesa le colpe e le distribuisce in un equilibrio ideale. “Negli ultimi 50 anni – commenta Michelina Borsari, membro del Comitato scientifico del Consorzio – il dibattito si è concentrato soprattutto sulla giustizia sociale, quella distributiva. E lo ha fatto nel solco aperto dal filosofo americano John Rawls che propone una giustizia all’insegna dell’equità in alternativa alla teoria dominante dell’utilitarismo. Rawls si interroga sui principi di giustizia in una società in cui cittadini hanno pari diritti, poiché possiedono il medesimo status di cittadinanza democratica. 

Due sono i principi fondamentali che rilancia: il rispetto delle libertà e la pari opportunità di accesso ai beni sociali. Noi riconosciamo in questa teoria i caratteri distintivi delle democrazie liberali europee ma quando, 50 anni orsono quella teoria comparve generò una montagna di critiche ma il solco venne tracciato e numerose teorie sulla giustizia presero le mosse da lì. 

Numerosi sono gli interrogativi su cui il festival vuole stimolare una riflessione, prosegue Borsari:  “Cosa rende uguali le persone, i beni o i diritti? Chi è meritevole di giustizia? La giustizia è dare a ciascuno il suo come recita il diritto romano? Ma questo “suo” lo cerchiamo tra i talenti o tra le competenze? Esiste un metodo per misurare il merito delle azioni? Meritocrazia e democrazia coincidono? A ciascuno di questi temi verrà data una voce autorevole. Il festival offrirà una difesa e una critica”. 

Un altro tema centrale sarà quello del trattamento delle ingiustizie e dunque del dispositivo della pena. 

“Pena che – spiega Michelina Borsari – conserva un’impronta di vendetta. Il dispositivo della pena, che in Italia è solo quasi di carattere detentivo, nel migliore dei casi assolve la colpa ma non allevia il dolore della vittima. Per superare tale limite avanza allora un modello diverso, quello della giustizia riparativa, a cui il festival riserva spazio e tempo, ponendo l’accento sulle vittime, sulla riconciliazione. Insomma una giustizia senza spada, che avanza caso per caso”.

E poi c’è lei, la guerra, la più classica delle forme in cui si esprime la legge del più forte. “Anche alla guerra si applica il concetto di giustizia? Certo non è appellandoci alla guerra giusta che assolveremo il nostro compito, ovvero quello di offrire al dibattito pubblico argomenti di lunga gittata.

Ci saranno 53 lezioni e 53 riflessioni da compiere. Una cosa è certa la giustizia è una virtù umana, cardinale. Non appartiene a Dio ma all’uomo e non ci trasforma in luogotenenti dell’arcangelo Michele legittimati a fare giustizia. Ci mette in guardia dalla pretesa intransigente di adeguare a un metro dritto il legno storto dell’umanità”, conclude Borsari.

Un’edizione insomma che “mira a porre buone domande” aggiunge Borsari e che torna in piena capienza, con accesso libero e senza prenotazione. “Far incontrare la culturale anche alta, con gran parte della popolazione – ha dichiarato Mauro Felicori, assessore alla Cultura e al Paesaggio della Regione Emilia Romagna – è un’impresa difficilissima e se la cultura fa rima con filosofia allora siamo di fronte all’impresa tra le imprese. Una scelta temeraria che non cede mai alle mode o alle civetterie ma viene portata avanti con sobrietà e severità. Lo stile che appartiene a noi emiliani. Il festival è un ponte tra cittadini e cultura di cui andare orgogliosi”. E allora buona filosofia a tutti.

Jessica Bianchi