Ma dove sono finiti i milioni di cicale che, fino a due legislature fa, frinivano nel verde urbano di Carpi? Sono stati abbattuti alberi e piantati pali di cemento, circondati da cubi di cemento e lastricati in pietra. E quanti anni impiegheranno quelle misere piantine nei parcheggi a creare un ombrello di foglie per ospitare le cicale e darci l’illusione che esista ancora una natura degna di tal nome?
Non andranno, le cicale nell’area della Cappuccina, perché questi insetti non cantano, né si nutrono, nel “parterre” di campi, ma sugli alberi e ci vorrà tempo, troppo, prima che le pianticelle finora messe a dimora possano ospitarle.
E i pochi uccelli rimasti dove andranno, prima di schiantarsi contro gli specchi, illusi da un verde che non c’è? Non andranno certo in quell’area brulla che fronteggia la Scuola d’Infanzia Balena Blu, tra via Tre Ponti e via Canalvecchio: tre alberelli e una panchina sotto il sole ardente (cos’è, si prevede anche lì un altro insediamento di pali di cemento?).
E per ora non saranno attratti nemmeno dalla nuova area verde di Fossoli, dove, nonostante l’impianto irriguo dedicato, molte delle piantine si stanno già seccando. Per fortuna, dirà qualcuno, c’è il parco di Santa Croce. Migliaia di piante che producono ossigeno su una superficie “altamente inquinata” dal traffico di Traversa S.Giorgio e via Mulini: un bel parco in campagna, con poche case, in un’area vasta e aperta.
Ma perchè non avrebbe potuto essere il parco della Cappuccina ad accogliere centinaia di piante? Perchè non dare ossigeno alle trafficate via Lenin e viale dei Cipressi, in un’area chiusa, piena di incroci di semafori, ad alto tasso di inquinamento? Tutto l’insediamento compreso tra via Ugo da Carpi e via Bollitora interna avrebbe sicuramente trovato un po’ di sollievo.
Pazienza. Gli abitanti si potranno beare del profumo della lavanda, se riusciranno a sentirlo.
E con la socializzazione, come la mettiamo? Posizioniamo una panchina sotto a uno dei 35 alberi previsti? O in mezzo al ritrovato ambiente bucolico, tra frumento e cereali vari accarezzati dallo smog? Personalmente, preferisco andare a Cortile, Fossoli o Budrione, dove posso sedermi sulla riva di un fosso e godermi un “parterre” di campi respirando aria più pulita a pieni polmoni.
In questi giorni fa un caldo torrido. Gli uccelli fanno fatica a trovare un riparo tra le foglie e le cicale sono costrette a concentrarsi e a fare i loro concerti nei pochi spazi verdi del centro cittadino o nella prima periferia, sugli alberi nei giardini di casa dei privati. Quindi, senza grandi costi per l’amministrazione, che preferisce delegare certi oneri alla sensibilità dei privati e ritiene, come a suo tempo dichiarò un suo esponente, che gli alberi sporchino, siano pericolosi, non diano profitto… Forse ci si dimentica che il primo pensiero dovrebbe essere per il bene comune, quello dell’ambiente, della salute e del benessere dei cittadini. Anche se le foglie cadono, se qualche ramo col vento si spezza (e qualcuno dovrà pur raccoglierli) e il profitto, nel breve periodo, non è monetizzabile.
Aurelia