L’ex presidente dell’Emilia Romagna La Forgia sceglie la sedazione profonda

“Antonio ha iniziato un viaggio di sola andata, con serenità, con la sua grande famiglia allargata attorno. Per la legge il suo corpo è costretto a essere ancora qui, mentre la sua mente è già arrivata in un luogo leggero. Siamo un paese veramente ipocrita”. Con queste parole Mariachiara Risoldi, ha annunciato l'inizio del percorso di sedazione profonda per il marito, l'ex presidente della Regione Emilia Romagna Antonio La Forgia.

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“Antonio ha iniziato un viaggio di  sola andata, con serenità, con la sua grande famiglia allargata  attorno. Per la legge il suo corpo è costretto a essere ancora  qui, mentre la sua mente è già arrivata in un luogo leggero. Siamo un paese veramente ipocrita”. Con queste parole Mariachiara Risoldi, ha annunciato l’inizio del percorso di sedazione profonda per il marito, l’ex presidente della Regione Emilia Romagna Antonio La Forgia.

Il 78enne da circa un anno e mezzo sta combattendo contro un tumore ma la situazione è profondamente peggiorata nelle ultime settimane fino ad arrivare alla scelta, consentita dalla legge, della sedazione profonda. La scelta è stata consapevole e informata: fino all’ultimo Antonio La Forgia è rimasto lucido e nella sua casa di Bologna ha salutato per l’ultima volta amici e parenti. Sette minuti dopo la mezzanotte è poi iniziata la sedazione palliativa.

“Un dolore troppo lungo – spiega la moglie – Quadro clinico del 6 giugno 2022. Una metastasi in D10 e sulle costole, raggiunto il midollo, causava una paraplegia, altre sparse lungo la colonna, causavano un dolore in crescita esponenziale non contenibile con la terapia antalgica che non riusciva a tenere il passo con l’aumento dello stesso. Antonio si confronta con la famiglia allargata, a cui è consapevole di arrecare un dolore, ma da cui riceve sostegno e solidarietà e decide di avvalersi della legge 219/2017 rifiutando e sospendendo qualsiasi terapia, ivi incluse quelle salvavita. Effetto diretto del rifiuto o della sospensione di terapie salvavita, è la morte.
Questa, a seconda del trattamento rifiutato o sospeso, non sempre è rapida. Per evitare dolore, nella fase terminale che si viene a creare con il rifiuto o l’interruzione di terapie
salvavita, il medico può aiutare il paziente attraverso una sedazione palliativa profonda continua. Quello che la legge non contempla è la possibilità di mettere fine alla propria vita in breve tempo. Antonio 27 ore fa viene sedato. Gli ultimi quindici minuti ci salutiamo noi. Trentatré anni di vita assieme, un saluto scherzoso. ‘Tu lassù non sedurre troppe signore'”.

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