È uno scenario inedito quello che si profila in Fondazione CR Carpi all’indomani del voto per il nuovo Consiglio di Amministrazione: nessuna delle tre liste è riuscita a ottenere i nove voti necessari dai diciassette consiglieri che compongono il Consiglio di Indirizzo. In base al Regolamento, l’attuale Presidente Faglioni darà avvio a una nuova procedura di nomina ma a questo punto se ne riparlerà a settembre e nell’attesa l’attuale Consiglio di Amministrazione governerà in prorogatio.
Una situazione che non si era mai verificata nel recente passato e che si presta a diverse letture tra cui quella di chi, nel caos, vede la condizione ideale per un nuovo inizio. Si tratta infatti di un piccolo cambiamento dell’ordine delle cose per come le abbiamo fino ad oggi conosciute in Fondazione, terreno di lotte di potere, non sempre nell’interesse della città.
Allora è il momento di cavalcare l’onda mettendo mano allo Statuto per evitare le situazioni anomale che queste elezioni hanno portato alla luce. La più evidente è la coincidenza tra elettori ed eletti: il fatto che un componente del Consiglio di Indirizzo, chiamato a eleggere il Consiglio di Amministrazione, possa votare sé stesso aumenta il rischio di autoreferenzialità e si traduce in una distorsione per cui la lista che ricomprende il maggior numero di consiglieri di Indirizzo si garantisce la vittoria. Lo Statuto deve tornare all’origine quando prevedeva le dimissioni dei Consiglieri di Indirizzo nel momento in cui si candidavano per il Consiglio di Amministrazione.
L’altro tema da affrontare è quello del conflitto d’interessi perché non ci si può aspettare che il singolo interessato rilevi una sua eventuale incompatibilità nel momento in cui si prospetta il suo ingresso nel Consiglio di Amministrazione o nel Consiglio di Indirizzo. Lo Statuto all’art. 10 prevede che, in caso di conflitto d’interesse, “i componenti gli organi della Fondazione devono darne immediata comunicazione all’organo di appartenenza che valuta l’adozione dei provvedimenti”; ma chi è che in questi anni ha alzato la mano per rilevare il proprio conflitto d’interessi? Lasciare al singolo la possibilità di autodenunciarsi non è sufficiente e senza un organo che valuti la presenza di un conflitto d’interessi non c’è massima chiarezza e trasparenza.
Il Consiglio di Indirizzo sarà all’altezza del momento?
La strada più breve sarebbe quella nell’ordine delle cose come le abbiamo conosciute finora: basta sostituire i due consiglieri che si sono astenuti con altrettanti che votino a favore, a settembre, di una lista che sia magari la commistione delle due che sono andate al ballottaggio.
Sara Gelli