A pochi giorni dal via, si teme di non trovare chi raccolga albicocche, pesche e susine quando l’annata, incrociando le dita, pare promettere bene sotto il profilo produttivo nonostante le gelate di aprile.
Nel 2022 servono complessivamente 5 milioni di giornate lavorative per soddisfare il fabbisogno di manodopera nei frutteti emiliano-romagnoli, secondo le stime di Confagricoltura Emilia Romagna che chiede ai Comuni di aprire dei punti di ascolto dedicati alle persone in difficoltà che sono alla ricerca di un’occupazione, per facilitare l’incrocio tra domanda e offerta. Così la nostra regione fa i conti con la carenza di operai agricoli (circa il 30%) nel momento clou come denuncia Guido Zama, direttore di Confagricoltura ER: “purtroppo si tratta di una combinazione di fattori, a iniziare dai giovani che non sfruttano il periodo estivo per fare un po’ di cassa e non vanno più nei campi a raccogliere la frutta. Poi c’è il tema del flusso degli extracomunitari: inizialmente molti lavoratori dei Paesi dell’Est lavoravano alla nostra raccolta, oggi una parte tende a spostarsi in paesi come la Germania, spinti da profitti più vantaggiosi perché le aziende che li assumono beneficiano di sgravi fiscali e contributivi. A tutto questo poi si aggiunge il reddito di cittadinanza, che da un lato dà valore a un territorio ma dall’altro disincentiva l’accesso delle persone al lavoro, soprattutto se stagionale. A perdere il reddito per un lavoro stagionale ci pensano due volte”.
Anni fa tanti studenti, anche minorenni, in estate andavano a raccogliere la frutta. E’ ancora possibile impiegare questi ragazzi?
“E’ un tema molto delicato questo, che va gestito con attenzione perché oggi si fa presto a dire che c’è sfruttamento nei campi. Occorre mettere in piedi un percorso ben ponderato ma in generale si preferisce sempre scegliere adulti”.
Chiara Tassi