Ospitano nella casa al mare sei donne ucraine

Olga, 37 anni, avvocato, la sorella maggiore, le loro figlie di 9, 13, 16 anni e la madre settantenne sono partite da Odessa. Hanno abbandonato la loro casa, hanno dormito in auto per dieci giorni, la loro vita è stata fatta a pezzi… “le nostre vacanze possono aspettare” affermano Paola e la figlia Nicole.

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Sono stati gli amici russi conosciuti in Spagna negli anni degli studi universitari a chiederle una mano per supportare la fuga di donne e bambini dall’Ucraina e, attraverso un sito gestito da giovani sloveni, si è messa in contatto con Olga per ospitarla. Ascoltando Nicole, 25 anni, per lavoro spesso in viaggio in tutta Italia, sembra molto facile e, come dice lei, “tutti lo possiamo fare”. La lunga chiacchierata avviene a sera inoltrata mentre sta tornando a casa e in auto con lei c’è Paola, la madre, che ha sostenuto la scelta di ospitare presso la casa di famiglia al mare tre donne ucraine e tre bambine: insieme a Olga, 37 anni, avvocato, ci sono la sorella maggiore, le loro figlie di 9, 13, 16 anni e la madre settantenne. Sono partite da Odessa dove hanno lasciato i loro uomini, la casa molto bella, i cani e hanno viaggiato dieci giorni in auto senza poter portare nulla con sé.

“Il sito web Ukraine Shelter mi è stato raccomandato da un’amica russa ed è stato creato, in lingua inglese, per far incontrare le disponibilità di alloggi con le richieste di chi è in fuga dall’Ucraina e non sa dove andare. Viene chiesto di indicare identità, località, quante persone si è in grado di ospitare e la via in cui è l’alloggio. Nel giro di una decina di giorni i gestori del sito, tutti giovani sloveni, mi hanno telefonato per avere conferma della disponibilità e per mettermi in contatto con Olga in modo tale da conoscerla prima di farla entrare in casa” spiega Nicole.

Le rassicurazioni sono state sufficienti per superare la diffidenza e la famiglia di Nicole ha deciso di andare avanti con il progetto di ospitalità.

All’arrivo in Italia l’ostacolo maggiore è stato quello della lingua perché Olga non ha grande padronanza dell’inglese: si è affidata a un conoscente ucraino di Verona che l’ha aiutata nel tradurre la telefonata e l’ha condotta fino a Ravenna affidandola ai Servizi sociali. Alla notizia dell’arrivo delle donne ucraine si sono mobilitate l’amministrazione comunale e la Pro Loco.

“Quando io e mia madre le abbiamo raggiunte a pranzo (grazie alla traduzione della telefonata da parte di una cameriera russa) ci sono stati abbracci, sorrisi e ringraziamenti. Erano felici di non dover dormire un’altra notte in auto e ci hanno chiesto se c’era l’acqua calda in casa”.

Dovevano rimanere due settimane, ma forse resteranno per più tempo anche se l’amministrazione comunale si è già attivata per trovare una soluzione abitativa alternativa e per inserire le ragazzine a scuola. “Non importa – afferma Paola – se rimarranno per un po’ più di tempo, mi fa piacere che finalmente stiano bene. Voglio ringraziare la scuola superiore in cui insegno a Carpi perché insegnanti e studenti hanno coinvolto tante persone nella gara di solidarietà procurando coperte, pantofole, pigiami, felpe, calze, scarpe e hanno fatto anche una raccolta fondi abbastanza consistente che permetterà a questa famiglia di fare la spesa”.

Queste sei donne hanno abbandonato la loro casa, hanno dormito in auto per dieci giorni, la loro vita è stata fatta a pezzi… “le nostre vacanze possono aspettare” sorridono Paola e Nicole.

Sara Gelli

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