Come una palla gelida ruota intorno al Polo. Il Vortice polare da inizio inverno è rimasto fedele ai suoi luoghi di origine, non permettendo quasi nessuna sortita verso le latitudini medie, preda invece degli anticicloni subtropicali. L’Italia, in particolare le regioni settentrionali e tirreniche, ha quindi convissuto con lunghe fasi altopressorie che in Pianura padana hanno coinciso spesso con nebbie e alti livelli di inquinamento. Questa la causa meteorologica della carenza di freddo e nevicate, a parte alcuni eventi sulle adriatiche centro-meridionali. Ma la vera piaga che sta colpendo il nostro Paese, compresa la nostra regione, è la siccità. Il 2021 è stato un anno siccitoso e il 2022 sembra voler fare anche peggio. Se si analizzano gli indici della siccità a 24 mesi (ovvero che riguardano gli ultimi 2 anni) emerge che le piogge cadute sono notevolmente sotto la media e l’acqua disponibile nei cambi è praticamente assente. La situazione peggiore per l’Emilia-Romagna riguarda le province centro-orientali, più o meno dal modenese al ferrarese, e la Romagna. Se osserviamo il primo grafico qui riportato, vedremo rappresentato il DT a 180 giorni, ovvero il deficit traspirativo negli ultimi sei mesi.
I colori marrone e rosso indicano una grave mancanza di acqua nei campi, e quindi scarsissima disponibilità idrica per l’agricoltura. Passando al secondo grafico, SPI a 24 mesi (ovvero l’indice che studia il deficit delle precipitazioni cadute negli ultimi due anni), noteremo come il colore giallo indichi siccità e quello rosso estrema siccità. Qui emerge la sofferenza idrologica delle falde e dei terreni più profondi. Ovviamente anche i fiumi stanno soffrendo. Tutti i fiumi emiliani infatti hanno portate sotto la media in questo periodo, a partire dal Po. Ma anche i nostri Secchia e Reno non viaggiano in buone acque. Se la primavera dovesse essere siccitosa, entreremo in una emergenza idrica di portata storica.
Aldo Meschiari