Dal 2000, data di adozione del PRG al 2016, il territorio consumato a Carpi è aumentato del 75%. La denuncia arriva dal Circolo Legambiente Terre d’Argine. Numeri impressionanti e di cui non andare certamente fieri.
“La legge regionale n. 24/2017 – spiega Mario Poltronieri, presidente del Circolo Legambiente Terre d’Argine – si pone l’obiettivo di arrivare al consumo zero di suolo entro il 2050 noi proponiamo, invece, come obiettivo da condividere, che sia realizzato da subito, con l’approvazione del PUG. Una volta smaltite le tossine dei vecchi piani particolareggiati (Oltreferrovia, e altri), di quelli sciaguratamente prorogati con gli stessi elevatissimi indici, come l’ex Silan, di quelli appena approvati per consentire lo spostamento e l’ampliamento di supermercati (Conad) e, infine, di quelli passati al vaglio dell’avviso pubblico del 2020 (la c.d.“manifestazione d’interesse”), ci deve essere un impegno dell’Amministrazione a non costruire più al di fuori del territorio urbanizzato. Solo in questo modo si realizza veramente l’obiettivo della riqualificazione e della rigenerazione del territorio costruito. Altrimenti sono solo parole. Questo significa che doveva essere rivista la scelta di fare il nuovo ospedale lungo il prolungamento di Viale dell’Industria (142.000 mq di terreno agricolo e non 100.000, come detto all’inizio), per esplorare seriamente l’ipotesi di intervenire sull’attuale struttura, già presentata da Carpi Bene Comune a cui hanno aderito molte associazioni, compresa la nostra. Questo sì che sarebbe stato un gran bell’esempio di rigenerazione e riqualificazione del territorio, oltre che una stimolante sfida progettuale. Ma, da questo punta di vista, nessuna delle istituzioni interessate intende modificare la propria posizione, senza nemmeno avere fatto un approfondito confronto fra le due ipotesi. Sarebbe anche opportuno che il PUG definisca, da subito, quali dovranno essere gli utilizzi dell’attuale ospedale, una volta che sarà dismesso, e che, secondo noi, dovranno rimanere assolutamente a uso pubblico”.
La legge regionale, infatti, prevede già numerose deroghe e consente nuove espansioni quando non sussistano ragionevoli alternative al riuso, per gli insediamenti strategici per lo sviluppo del territorio e l’edilizia residenziale sociale. Il tutto, entro un dimensionamento massimo complessivo, pari al 3% dell’attuale territorio urbanizzato, che, per Carpi, significa altri 500.000 mq (50 ettari) di nuove urbanizzazioni, entro il 2050 (?).
Sono escluse da questo limite, oltre all’edilizia sociale e alle opere pubbliche, tutti gli ampliamenti, le ristrutturazioni o le nuove costruzioni, che riguardano le imprese, sia che esse siano locali, regionali o nazionali, che possono costruire quanto e come vogliono.
“Chiediamo – prosegue Paltrinieri – che si faccia la scelta che tutto il nuovo costruito, di qualsiasi natura, compreso gli interventi di natura pubblica, sia compreso nel limite del 3%, in deroga a quanto previsto dalla legge regionale, in attesa che quest’ultima venga modificata in tal senso.
Riconoscere l’importanza del suolo come bene comune e risorsa non rinnovabile, sarebbe un bel salto culturale e significherebbe, finalmente, riconoscere come fondamentali i servizi ecosistemici che produce, anche in funzione della prevenzione, della mitigazione e delle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. Parallelamente chiediamo vengano pianificate nel Territorio Urbanizzato le aree da desigillare (non solo Viale Carducci) e predisposto un piano delle desigillazioni, prevedendo finanziamenti adeguati”.
VERDE URBANO
La presenza della vegetazione in ambito urbano è da considerarsi una risorsa decisiva per migliorare la qualità della vita e per gli effetti prodotti sull’ambiente e sul clima.
“Dovrà essere pianificata una puntuale programmazione di valorizzazione, cura e gestione delle prestazioni delle aree verdi in relazione alle criticità e delle potenzialità dei singoli contesti, in modo da evitare una standardizzazione degli interventi solo sotto il profilo economico, anche prevedendo l’acquisizione diretta di aree da preservare, come i terreni adiacenti all’oasi la Francesa, solo a titolo di esempio”, spiega il presidente del Circolo Legambiente Terre d’Argine.
TERRITORIO RURALE
Legambiente propone di creare una destinazione d’uso nuova per i suoli ancora agricoli intorno alla città, cioè quella di “agricoltura urbana. Incentivare cioè la produzione agricola periurbana all’orticultura e frutticultura e legarla al consumo delle famiglie che aderiscono al progetto”.
REGOLAMENTO EDILIZIO
Legambiente chiede poi di incrementare la vegetazione in ambito urbano a partire dall’introduzione, negli strumenti urbanistici, di un indice ecologico- ambientale capace di certificare la qualità dell’intervento edilizio rispetto alla permeabilità del suolo e alla presenza del verde attraverso l’uso di coefficienti dal “valore ecologico” (es: R.I.E. di Bologna). Anche il Regolamento del verde, che le associazioni ambientaliste, hanno richiesto dal 2018, dovrà entrare a far parte del PUG, al fine di normare non solo le modalità di gestione del verde pubblico, ma anche quelle del privato, laddove esistano presenze arboree degne di tutela e valorizzazione.
PARCHI
Infine, conclude Mario Poltronieri, “occorre aumentare il verde attraverso interventi di ricucitura in una visione complessiva di città. Particolare attenzione dovrà essere posta alla qualità del progetto. E’ importante tenere presente il principio fondamentale che la qualità urbana, intesa anche come qualità ecosistemica, non può prescindere dalla vegetazione e la città deve essere assoggettata il più possibile a comportamenti biomimetici, per ridurre gli impatti generati dall’uomo sull’ambiente”.