Arpae, “non risultano agli atti notifiche di utilizzazione di gessi di defecazione nel carpigiano”

In Emilia Romagna è consentito, previa notifica per garantirne la tracciabilità, spargere sui terreni gessi di defecazione ottenuti da fanghi di depurazione provenienti solo dai depuratori di acque reflue urbane e di origine agroalimentare, non di quelli industriali, a prescindere dal luogo di produzione. In passato però qualcosa è andato storto e i timori legati all’uso dei gessi nella filiera agronomica restano. Ma chi vigila affinchè tutto venga fatto nel rispetto delle regole? Nel carpigiano sono state registrate delle irregolarità? Lo abbiamo chiesto a Luisa Guerra, responsabile Area prevenzione ambientale Centro (Modena-Ferrara) di Arpae.

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In Emilia Romagna è consentito, previa notifica per garantirne la tracciabilità, spargere sui terreni gessi di defecazione ottenuti da fanghi di depurazione provenienti solo dai depuratori di acque reflue urbane e di origine agroalimentare, non di quelli industriali, a prescindere dal luogo di produzione. In passato però qualcosa è andato storto e i timori legati all’uso dei gessi nella filiera agronomica restano. Ma chi vigila affinchè tutto venga fatto nel rispetto delle regole? Nel carpigiano sono state registrate delle irregolarità? Lo abbiamo chiesto a Luisa Guerra, responsabile Area prevenzione ambientale Centro (Modena-Ferrara) di Arpae.

Dottoressa Guerra, l’impiego dei gessi di defecazione in campagna rappresenta un tema alquanto spinoso per la possibile presenza di composti organici nocivi qualora la gestione dei fanghi sia stata per così dire “libertina”. Emblematici i casi di Fabbrico e Rio Saliceto nel reggiano. Come, quando e con quale scadenza scattano i controlli di Arpae?

“I fatti avvenuti nel reggiano hanno evidenziato una serie di criticità normative con ripercussioni ambientali nell’uso dei gessi di defecazione, soprattutto in merito alla loro produzione (utilizzo  di fanghi di depurazione non chiaramente definiti in termini di processo e tipologia) e distribuzione agronomica priva di tracciabilità, oltre a problemi nel loro stoccaggio. A seguito di quegli episodi, la Giunta della Regione Emilia-Romagna ha emanato una delibera, la numero 1776 del 22/10/2018, che fornisce una prima risposta alle criticità normative, in attesa dell’emanazione di una normativa nazionale. Con l’entrata in vigore della delibera, chi utilizza gessi di defecazione sul territorio regionale è tenuto a notificare, almeno 10 giorni lavorativi effettivi prima dell’inizio delle operazioni di applicazione al suolo, ad Arpae e ai Comuni interessati, una serie di informazioni che permettono di capire la provenienza dei gessi, il rispetto dei valori di conformità per l’utilizzo dei fanghi in agricoltura definiti dalla norma regionale e statale, i terreni sui quali saranno distribuiti con le relative analisi, le colture in atto e quelle previste, la data di distribuzione e il titolo di disponibilità del terreno.  Alla ricezione della notifica Arpae di iniziativa o il Comune con una specifica richiesta  possono avviare i controlli. I controlli scattano anche a seguito di segnalazione ad Arpae da parte dei cittadini”.

Come vengono prodotti i gessi?

“Il processo di produzione dei gessi di defecazione è relativamente semplice ed economico. I fanghi in uscita da impianti di depurazione vengono prima coagulati con cloruro ferrico, poi aggiunti di calce viva, la quale idrolizzando la materia organica favorisce la separazione dall’acqua. Si forma così un flocculo, da separare mediante centrifuga, il cui pH alcalino viene neutralizzato con l’aggiunta di acido solforico oppure diossido di carbonio. Nel primo caso, la reazione dell’acido con la calce forma il solfato di calcio, ovvero un gesso di defecazione. Nel secondo caso si forma carbonato di calcio, ovvero calcare”.  

Quali sono le sostanze inquinanti e i metalli pesanti che possono costituire un pericolo per la salute umana, la fauna e l’ambiente contenuti in gessi contaminati?

“Tutti i metalli pesanti in determinate concentrazioni diventano un pericolo per la salute umana e l’ambiente e l’elenco delle sostanze inquinanti presenti nei gessi di defecazione, in assenza di una regolamentazione sui tipi di fango che possono essere utilizzati per la loro produzione, non è noto a priori. È importante che i fanghi utilizzabili per la loro produzione derivino da impianti di depurazione controllati e solo da specifiche tipologie di impianti, come già previsto  dalla delibera di giunta regionale 1776/2018. Sui suoli dell’Emilia-Romagna è consentito l’utilizzo solo di quelli provenienti dai depuratori di acque reflue urbane e di origine agroalimentare, non di quelli industriali, a prescindere dal luogo di produzione”. 

I limiti stabiliti dalla Regione sono abbastanza stringenti?

“Se per limiti intendiamo vincoli sulla natura dei fanghi utilizzati nella produzione dei gessi e la tracciabilità delle distribuzioni, in questa prima fase certamente, in quanto hanno fortemente contratto l’uso di questi materiali nella nostra Regione. Ma occorre che quanto prima la questione sia affrontata a livello di normativa nazionale.

Per quanto riguarda la quantità, in regione è stata stabilita quella massima utilizzabile nelle zone di vulnerabilità ai nitrati (170 kg N/ha). Questo rafforza la coerenza “agronomica” della pratica”.

Il tema della tracciabilità è scottante: si può risalire alla filiera di produzione una volta accertate irregolarità nelle analisi del materiale interrato?

“Con la obbligatoria notifica dell’uso dei gessi prevista dalla delibera regionale la tracciabilità è garantita e soprattutto è preventiva rispetto al loro impiego”.

E nel carpigiano, qual è la situazione? È una pratica diffusa o i nostri contadini continuano a preferire altri tipi di concime secondo il vostro osservatorio?

“Dopo l’emanazione della delibera regionale, non risultano agli atti notifiche di utilizzazione di gessi di defecazione nel carpigiano, né sono pervenute segnalazioni riconducibili all’uso di  questa tipologia di correttivo”.

Nel 2021 sono scattati un paio di controlli grazie alle segnalazioni di alcuni cittadini preoccupati: uno a Carpi, in via Grilli e uno a Rovereto sulla Secchia in via Frattini.  Avete rilevato irregolarità?

“Nel carpigiano sono autorizzate operazioni di utilizzazione agronomiche di fanghi di depurazione ai sensi del decreto legislativo 99/92, sono inoltre svolte operazioni di distribuzione di ammendante compostato misto che possono  creare diversi impatti odorigeni oggetto di segnalazione. I controlli svolti in quelle occasioni a seguito delle segnalazioni hanno confermato che non si trattava di gessi di defecazione”.

Da tecnici cosa vi sentiti di dire agli agricoltori? Vi sono fertilizzanti da preferire rispetto ai gessi di defecazione (di cui spesso non si conosce esattamente la provenienza)?

“Occorre precisare agli agricoltori che il gesso di defecazione non è propriamente un fertilizzante ma un correttivo, quindi andrebbe usato solo per correggere alcune caratteristiche del terreno come pH o salinità. Se non si hanno questi problemi perché usarlo? Se è necessario utilizzarlo è opportuno e tutelante richiedere alla ditta che lo produce la conformità alla norma regionale. È importante infine che gli agricoltori prestino attenzione a pratiche commerciali sospette, come quelle che prevedono il riconoscimento da parte dei produttori di un significativo compenso per la messa a disposizione dei lotti di terreno dove spargere i gessi”. 

Nel caso qualcuno sentisse miasmi maleodoranti dopo degli spandimenti come potrebbe far scattare dei controlli?

“Facendo una segnalazione telefonica al presidio territoriale Arpae di competenza, ad esempio per il carpigiano 059 669066, oppure al numero per le emergenze ambientali 800 310 302 negli orari di chiusura degli uffici”.

Jessica Bianchi 

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