Medici di base, il sistema rischia il collasso

“Per rispondere al mancato ricambio generazionale tra i medici di base non bastano certo “un’inserzione sul giornale o un post su Facebook”, ironizza il presidente di Federconsumatori Modena, Marzio Govoni. “Occorre un intervento strutturale che metta in discussione la natura stessa del rapporto dei medici di famiglia con l’Azienda Usl. Le criticità sono di carattere organizzativo non è più possibile che un medico operi da solo sul territorio senza una segreteria. Questi professionisti devono prendere atto dell’importanza di aggregarsi magari, laddove è possibile, all’interno delle Case della salute”.

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Presentazione della Prima indagine sulla sanità territoriale in provincia di Modena - Il servizio offerto dai medici di famiglia

La Prima indagine sulla sanità territoriale in provincia di Modena – Il servizio offerto dai medici di famiglia è stata presentata questa mattina da Federconsumatori Modena, unitamente ai sindacati Spi/Cgil (pensionati) e Fp/Cgil (pubblico impiego). Un’indagine che nasce da un’emergenza: “una generazione di medici di famiglia – ha sottolineato Marzio Govoni presidente Federconsumatori Modena – è arrivata all’età della pensione, ma lo spazio lasciato libero non viene occupato da altri medici. Rimangono così sguarnite da un servizio imprescindibile intere comunità: nel caso modenese importanti frazioni del nostro territorio, con vistosi disagi in alcuni comuni, come quello di Carpi, (si pensi al caso di Migliarina) e la fascia montana”. Al questionario, sottoposto prioritariamente agli iscritti della Cgil della provincia di Modena, hanno risposto 2.720 persone tra Carpi, Castelfranco Emilia e quartiere Madonnina di Modena. L’obiettivo? Analizzare gli elementi di forza e le criticità dei servizi sanitari territoriali, con particolare riferimento alla figura del medico di famiglia. 

“L’indagine – prosegue Govoni – consegna un quadro fondamentalmente positivo della sanità e dell’operato dei medici di famiglia, ma con elementi di preoccupazione crescente che pongono importanti interrogativi sulla tenuta del Sistema, già nel presente, e ancora di più nell’immediato futuro. Nel caso non vi siano interventi in grado di invertire alcune tendenze e modificare alcune situazioni già in atto, si rischia di compromettere in modo strutturale il patrimonio costituito da importantissimi servizi consolidati ed evoluti nel tempo e fondamentali per la cittadinanza”.

Il ruolo del medico di famiglia è centrale: primo tassello della sanità territoriale è da sempre il punto di riferimento per la cittadinanza.  “La pandemia – sottolinea Govoni – ha visto certamente una gran parte di medici di base esprimersi al massimo con abnegazione, ma allo stesso tempo ha anche mostrato l’urgenza di introdurre importanti innovazioni, possibilmente condivise, a garanzia della salute dei cittadini”. 

A Carpi è particolarmente sentito il tema della difficoltà nei contatti e il 27% degli intervistati carpigiani ha denunciato un netto peggioramento della qualità del servizio.  Il Covid ha infatti messo in evidenza numerose lacune: “anche se una larga maggioranza di rispondenti dichiara di aver avuto dal proprio medico di famiglia l’assistenza necessaria per problematiche relative al virus, non va sottovalutato quel 17% che dichiara di non aver trovato dal proprio medico le risposte necessarie” continua Govoni. 

I pazienti chiedono poi di essere ascoltati di più, di avere un peso diverso nel rapporto con il medico e con il sistema sanitario. Gli anziani dal canto loro vorrebbero più visite e servizi domiciliari mentre le persone in età lavorativa chiedono, prioritariamente, l’ampliamento degli orari di apertura degli ambulatori”.

Emerge poi, con forza, tra gli intervistati, la preoccupazione rispetto alle garanzie di sostituzione del proprio medico, prossimo al pensionamento. Più in generale, sulla sanità territoriale, si chiede la crescita dell’assistenza socio-sanitaria domiciliare, la semplificazione delle modalità di prenotazione di una visita, il potenziamento degli Ospedali – tra cui quello di Carpi – il potenziamento delle Case della Salute e l’ampliamento dei servizi offerti.

Stando all’indagine i medici di famiglia della nostra provincia, sono promossi, anche se non troppo largamente, con una media del 7. Il sistema infatti inizia a vacillare e il futuro non appare affatto roseo.

“Nel modenese – spiega Alessandro De Nicola responsabile Sanità segreteria Fp/Cgil Modena – stando ai dati forniti dall’Ausl vi sono 40 postazione di medici di famiglia vacanti, ovvero altrettanti territori in cui i cittadini non hanno un medico di riferimento. Occorre fare un ragionamento sul reclutamento e sulla formazione di questi professionisti, a partire dal valore legale del loro titolo di studio. Un laureato in Medicina è l’unico nel nostro Paese che al termine di ben sei anni di studio, non è nulla se non accede a una specializzazione o alla Scuola di formazione per medici di Medicina Generale, per non parlare poi delle condizioni di accesso a tale scuola dove esistono ancora troppi colli di bottiglia”. 

Per rispondere al mancato ricambio generazionale tra i medici di base non bastano certo “un’inserzione sul giornale o un post su Facebook”, ironizza il presidente di Federconsumatori Modena. “Occorre un intervento strutturale che metta in discussione la natura stessa del rapporto dei medici di famiglia con l’Azienda Usl. Le criticità sono di carattere organizzativo non è più possibile che un medico operi da solo sul territorio senza una segreteria. Questi professionisti devono prendere atto dell’importanza di aggregarsi magari, laddove è possibile, all’interno delle Case della salute. Se la situazione dovesse continuare a peggiorare – conclude Govoni – i cittadini saranno costretti – qualora se lo possano permettere – a rivolgersi sempre più alla sanità privata o, peggio, al nemico, ovvero la Rete. Chiediamo alla politica di avere coraggio e di dare finalmente delle risposte concrete ai cittadini”. 

J.B.

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