Semplicemente straordinario

Seconda puntata della rubrica In punta di piedi di Elisa Cattini ed Evelyn Daviddi, dedicata alle piccole ma straordinarie storie di ciascuno di noi.

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In risposta al mio appello, ma forse anche solo per condividere un pensiero inedito, ricevo da un’amica questa mail il cui contenuto è di per sé una piccola rivelazione. Forse non ce lo ricordiamo ma siamo stati affamati di straordinarietà fino al nostro recente passato poi di colpo, ci siamo trovati davvero a dover fare i conti con qualcosa al di fuori dell’ordinario e oggi, per quanto è possibile, ci stiamo riprendendo piccoli pezzi di normalità e li custodiamo gelosamente come si fa con le cose di raro valore. Tre giorni qualunque in cui la nostra protagonista sceglie qualcosa di diverso. Sceglie di lasciarsi alle spalle i pensieri, le paure, le incombenze e lentamente scivola nelle cose piccole ma con occhi nuovi. Gli occhi di chi è ancora capace di godersi lo stupore che sa regalare la semplicità.

Elisa ci racconta…

Ci sono venerdì dove l’unica cosa che vorresti è una bacchetta magica per poter finire in un batter d’occhio i report dell’ufficio da consegnare, riordinare e pulire casa, fare il cambio dell’armadio e liberarti di ogni ingombro per vivere un fine settimana di relax e piacere. Non ce la farai mai, è la prima risposta che ti dai, quindi “tanto vale”.
E nel vortice di tutti quei pensieri che si azzuffano decidi che, per iniziare al meglio, l’unica cosa da fare è fare altro. Sì, fare altro come infilarsi in un cinema senza far tanto caso al titolo. Poco importa se il film che ti trovi a vedere racconta di gente pazza che lancia piatti e da fuoco a case – se avessi ascoltato i tuoi, di propositi, forse a prendere fuoco sarebbe stata la tua – e una volta fuori, ripensando a quelle scene comiche ma anche in qualche modo profonde, ti trovi a sorridere pensando che i pazzi, quelli che escono dagli schemi, quelle che sanno che se credi in qualcosa, puoi farla, sono in fondo le persone più sensibili. Un po’ come te, in un certo senso!
E allora il venerdì non ti basta, tanto che ti inventi qualcosa pur di rubarti anche il sabato.
Un sabato fabbricato apposta per lasciare che tu ti abbandoni alle emozioni, a un’intimità mai avuta con nessuno, fatta di tazze di caffè caldo preparate con cura, di passeggiate capitate per caso in una cittadina dove si respira aria giovane, dove le finestre sono cornici che affacciano sulle sere d’inverno, con la neve che cade sul fiume e dove capiti di nuovo in quel negozio che pochi mesi prima ti aveva vista barcollare sul filo dell’indecisione e che invece ora ti ritrova sicura di te stessa e di quello che vuoi.
Poi gli amici felici di vederti, perchè sei riuscita a ritagliarti un po’ di tempo per loro. Si, il tempo. Il dono più prezioso che si possa donare a qualcuno.
E infine riassapori la sensazione quasi dimenticata di un’opportunità e scegli di coglierla. Un bacio, un bacio che vibra sulle note del canone di Pachelbel. La semplicità che vira verso la magia!
Così, decidi di non tornare a casa, per paura di aprire la porta e trovarti nuovamente nel vortice di pensieri e cose fare. Scegli di continuare a percorrere il sentiero dell’istinto, perché si è rivelato essere tuo amico e perché tu sei diventata ingorda di emozioni e di quelle non ci si sazia mai.
Quindi ti prendi anche la domenica, una di quelle domeniche dove le prime parole che senti sussurrare al tuo orecchio sono “come stai?” proprio quando avevi dimenticato che esiste chi si preoccupa per te, per quel cuore che forse non ha ancora trovato tutta la pace che serve ma che ora è sulla buona strada. La strada di chi c’è con un abbraccio sincero che ormai lo sai anche tu, vale più di mille parole. Ma prima o poi a casa ci devi tornare e allora fai un’ultima scorta di racconti antichi stringendo le mani di tua nonna, che ti ha nel cuore, che vorrebbe sempre vederti ridere come stai facendo ora, che vorrebbe assicurarti nuovamente una felicità fanciulla. Ti fa domande che sembrano volerti riportare al tempo in cui le risposte le aveva lei anche per te perché tu ora non ne hai, perché le cose, fino a tre giorni prima, non erano andate come volevi. E un velo di malinconia ti accompagna fin davanti la porta di casa da dove lo rivedi, il tuo vortice, forse ancora più grande di quando l’hai lasciato. E devi per forza entrare. Ma senti che qualcosa è cambiato. Il tempo lento dei tre giorni appena trascorsi ti ha arricchito tanto da non avere più paura. E mentre giri la chiave, fai un profondo respiro e a voce alta confermi a te stessa: Rifarei senza ombra di dubbio tutto quello che ho fatto! 

Che bella cosa la normalità sottopelle, non è vero?

Elisa e Evelyn

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