Muore dopo una rovinosa caduta in via Messori: chi se ne assumerà la responsabilità?

La signora Maria aveva 86 anni quando, il 23 dicembre, durante una passeggiata, è inciampata sul porfido divelto dalle radici degli alberi in via Messori, battendo violentemente il capo. Portata in Pronto soccorso è stata medicata per una micro frattura al setto nasale e subito dimessa. Nella notte le sue condizioni sono peggiorate e il mattino dopo è deceduta in Ospedale a causa di un’emorragia cerebrale.

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Le buche riempite di ghiaia

La signora Maria aveva 86 anni quando, lo scorso 23 dicembre, durante una passeggiata col marito, è rovinosamente caduta a terra in via Messori, battendo violentemente il capo.

A raccontarci quanto avvenuto è il marito, il signor Bianco, 92 anni, ex comandante di stazione dei Carabinieri di Carpi, congedatosi nel 1981. 

“Mia moglie – racconta con lucida accuratezza il marito – camminava davanti a me e in un attimo l’ho vista inciampare e cadere sul porfido sconnesso e divelto dalle radici degli alberi, sul marciapiede. Fortunatamente tante persone si sono fermate per darmi una mano e aiutarla a rialzarsi, da solo non ce l’avrei mai fatta. Davvero una grande dimostrazione di umanità soprattutto di questi tempi… Qualcuno ha anche chiamato i soccorsi mentre io allertavo una delle mie figlie e insieme, intorno alle 16, siamo andati al Pronto Soccorso”. 

Lì la signora Maria, che aveva riportato una micro frattura al setto nasale, è stata medicata e poi subito dimessa, nonostante, aggiunge una delle figlie, “mia madre fosse poco lucida e per nulla reattiva”. Una volta riportata a casa su una sedia rotelle, la signora Maria si stende sul letto vegliata dalla figlia. “Durante la notte però – prosegue il marito – mia figlia ha iniziato a chiamarla ma lei non si muoveva, rantolava, e non accennava a svegliarsi e quindi abbiamo subito richiamato i soccorsi. Dapprima sono arrivati i volontari della Croce Rossa ma, dopo aver visto le condizioni di mia moglie, hanno mobilitato nuovamente il 118. Una volta lì i soccorritori le hanno dato dell’ossigeno e l’hanno portata via, intorno alle sei del mattino, insieme a mia figlia. E’ stata l’ultima volta che l’ho vista”. Verso le otto della vigilia di Natale, “mia figlia mi ha chiamato per dirmi che, dalla Tac, era emersa una gravissima emorragia cerebrale e che non c’era più nulla da fare. Dopo un’ora ci ha lasciati”.

Una perdita con cui è difficile fare i conti: “tutti i marciapiedi di via Messori sono in condizioni pessime a causa delle radici dei tigli, il rischio di cadere è altissimo. Il Comune deve fare qualcosa affinchè nessuno perda la vita in questo modo”, spiegano i famigliari della signora Maria che nel frattempo hanno sporto denuncia alla Polizia Locale. “Attendiamo di sapere come si muoverà la Procura e stiamo valutando la possibilità di rivolgerci a un legale”. 

Dopo la tragedia alcuni operai hanno riempito le buche di ghiaia ma è solo una toppa a un problema di ben altre dimensioni. 

Un altro interrogativo nasce poi spontaneo: cosa sarebbe accaduto se la signora Maria anziché essere dimessa in tutta fretta fosse rimasta in osservazione? Dopo una botta così violenta alla testa, perchè è stata rimandata a casa? A una richiesta di spiegazioni, l’Ausl di Modena ha risposto con un no comment. Un silenzio che fa male quanto la triste fine di Maria. 

Jessica Bianchi  

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