Omicron è prevalente e l’incidenza schizza a oltre 2mila nuovi casi ogni 100mila abitanti

“Ad oggi - prosegue il direttore - 1 modenese su 20 è positivo. Sono infatti ben 35mila le persone in isolamento domiciliare. Fortunatamente solo il 24% dei positivi è sintomatico, sostanzialmente 1 su 5”. Il fatto che molti stiano contraendo l’infezione in modo asintomatico o paucisintomatico anche grazie all’azione dei vaccini è senza dubbio rincuorante ma a preoccupare è la tenuta del sistema, dal momento che quadro clinico ed epidemiologico sono due cose molto diverse.

0
1004

I numeri dell’epidemia nel modenese sono “straordinariamente alti”. Sono state queste le prime parole del direttore generale dell’Azienda Usl  di Modena, Antonio Brambilla. La variante Omicron è ormai prevalente (85%) e la sua contagiosità fa schizzare tutti gli indicatori. Uno su tutti appare particolarmente rilevante, ovvero l’incidenza a quota 2.262 nuivi casi ogni 100mila abitanti. “Ad oggi – prosegue il direttore – 1 modenese su 20 è positivo. Sono infatti ben 35mila le persone in isolamento domiciliare. Fortunatamente solo il 24% dei positivi è sintomatico, sostanzialmente 1 su 5”. Il fatto che molti stiano contraendo l’infezione in modo asintomatico o paucisintomatico anche grazie all’azione dei vaccini è senza dubbio rincuorante ma a preoccupare è la tenuta del sistema, dal momento che “quadro clinico ed epidemiologico sono due cose molto diverse.  Se è vero infatti che questo virus appare meno aggressivo, soprattutto per le basse vie respiratorie, ovvero il polmone, il suo alto tasso di infettività comporta un’impennata di nuovi casi e dunque, di conseguenza, a crescere è anche il rischio di ospedalizzazione”, sottolinea il professor Andrea Cossarizza, immunologo e docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

Oggi (13 gennaio) sono 277 le persone ricoverate negli ospedali della rete modenese, perlopiù in area medica (240, di cui 65 trovate positive al tampone ma in ospedale per altre patologie).

Un trend in aumento che ha spinto l’Ausl ad ampliare nuovamente la dotazione di posti letto dedicati, saliti ora a 300 (di cui 257 in area medica, 23 in sub intensiva e 20 in terapia intensiva). Il Ramazzini di Carpi conta 22 posti per i Covid positivi in degenza ordinaria (Medicina Interna) e 8 in sub intensiva (Medicina d’Urgenza). 

Una rimodulazione che si sta ripercuotendo inevitabilmente sull’attività ordinaria degli ospedali e, in particolare, di quella chirurgiche, ormai ridotta all’osso.  “Queste nuove riconversioni – ammette la dottoressa Silvana Borsari, direttore sanitario dell’Ausl di Modena – va a scapito prevalentemente dell’attività chirurgica, fatte salve le urgenze e gli interventi a rischio soprattutto in ambito oncologico. L’assetto è sostanzialmente quello adottato nel periodo delle festività natalizie.  I numeri elevati di contagi di questi giorni ci hanno indotto a mantenere un regime ridotto ma non possiamo permetterci ancora per molto di avere un’attività chirurgica così compressa”. Senza dimenticare poi che a contagiarsi sono anche gli operatori sanitari, da due anni sottoposti a una pressione psicofisica mostruosa: in Ausl a Modena i positivi hanno già raggiunto quota 255 e in Azienda Ospedaliero Universitaria la situazione è simile. Ancora una volta è evidente come il quadro epidemiologico grave (a differenza di quello clinico) a cui stiamo assistendo ha ripercussioni fortissime sul sistema sanitario e non solo (si pensi solo alla ridotta produttività di numerose aziende alle prese con tanti dipendenti positivi e dunque impossibilitati a recarsi sul posto di lavoro).

Intanto la campagna vaccinale procede con un ritmo di quasi 7mila dosi mediamente inoculate al giorno, di cui mille prime. E se la popolazione sulla booster sta rispondendo in modo pressoché massivo, sono gli Over 50 – per i quali è ora previsto l’obbligo – che non si sono ancora vaccinati (circa 29.400 in provincia di modena) a mostrarsi reticenti. “Per loro – spiega il direttore Brambilla – è sempre possibile il libero accesso”.

Il vaccino è un’arma preziosa per limitare i quadri clinici gravi anche se, purtroppo, non è sufficiente soprattutto se l’infezione da Covid si aggiunge a patologie preesistenti e a un’età molto avanzata.

A dirlo sono i defunti (1.901 nel modenese dall’inizio dell’epidemia): “i deceduti negli ultimi 30 giorni (79 anni l’età media) erano praticamente tutti vaccinati, perlopiù anziani pluripatologici, e anche quelli più giovani erano tutti affetti da gravi patologie”, conclude il direttore Brambilla.

Jessica Bianchi