Sorveglianza affidata ai medici di famiglia? “Se ne sta discutendo”

Per ottimizzare il personale in forza all’Ausl di Modena, spiega il direttore generale Antonio Brambilla, “stiamo discutendo circa la possibilità di affidare a medici di famiglia e pediatri di libera scelta l’onere della sorveglianza sanitaria. Un cambio di passo che a noi consentirebbe di spostare il personale oggi dedicato a quell’attività al tracciamento”. Ridefinito anche il protocollo rispetto alla presa in carico dei pazienti Covid positivi al domicilio. L’obiettivo? “Garantire cure domiciliari efficaci e preservare posti letto ospedalieri da mettere a disposizione di chi ne ha bisogno”, spiega la dottoressa Borsari.

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La circolazione virale nel modenese è alta e questo implica una mole di lavoro enorme sul fronte tracciamento e sorveglianza dei nuovi positivi. 

Ed è proprio per tentare di potenziare il sistema del tracciamento, attività fondamentale per contrastare il virus che la Regione Emilia Romagna ha annunciato nuove assunzioni a partire da inizio gennaio, in attesa che venga definito il contingente di personale militare destinato a potenziare il dispositivo come disposto dal Commissario straordinario Figliuolo. In attesa delle eventuali risorse promesse, per ottimizzare il personale già in forza all’Ausl di Modena, spiega il direttore generale Antonio Brambilla, “stiamo discutendo circa la possibilità di affidare a medici di famiglia e pediatri di libera scelta l’onere della sorveglianza sanitaria. Un cambio di passo che mediamente comporterebbe per ciascun medico la sorveglianza di circa 15/20 assistiti positivi e che a noi consentirebbe di spostare del personale sul fronte del tracciamento. Una gestione distrettualizzata e territoriale che migliorerebbe il collegamento tra pazienti, medici curanti e ospedali”. 

Ad oggi le persone seguite a domicilio sono 5.200 e per la loro assistenza è stato rimesso a punto un protocollo tra Ausl e medici di base. “Abbiamo ridefinito il protocollo rispetto alla presa in carico dei pazienti Covid positivi al domicilio – spiega Silvana Borsari, direttore sanitario dell’Ausl di Modena –  puntualizzando le modalità di attivazione delle Usca e dell’assistenza domiciliare. Il tentativo è quello di riuscire a ricoverare il minor numero di persone per tenere così liberi i posti letto e consentire agli ospedali di lavorare anche sui pazienti no Covid che in questo momento sono numerosi.  Il protocollo è stato attivato col Pronto Soccorso, l’assistenza domiciliare e i medici di Medicina generale per favorire le dimissione dei positivi dal Ps e aiutare i pazienti tra le mura domestiche anche attraverso la telemedicina e grazie all’attivazione di un’assistenza domiciliare ora reperibile 7 giorni su 7 e h24, su tutta la provincia. E’ stato inoltre attivato un percorso per consentire la terapia dei monoclonali eseguibile solo su determinati pazienti positivi e che si trovano in isolamento domiciliare, la quale, lo ricordo, previene il ricovero e il progredire della malattia. Il Reparto di Malattie infettive del Policlinico di Modena ha infatti reso disponibile uno spazio per gestire a livello ambulatoriale le monoclonali.

L’obiettivo? Garantire cure domiciliari efficaci e preservare al contempo posti letto ospedalieri da mettere a disposizione di chi ne ha bisogno”.

Jessica Bianchi 

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