“Il Covid pediatrico non è una patologia da sottovalutare”

Dal 16 dicembre inizierà la vaccinazione dei più piccoli, dai 5 agli 11 anni. La modalità sarà quella della chiamata attiva, i genitori riceveranno un messaggio con la data, l’orario e il luogo di inoculazione, tendenzialmente gli spazi della Pediatria di Comunità. “La platea da vaccinare - spiega il dottor Andrea Spattini, responsabile della Pediatria di Comunità dell'Azienda Usl di Modena - ammonta a 46mila piccoli nel modenese, di cui 6.699 a Carpi. Dapprima verranno vaccinati i bimbi con patologie, circa 4mila, poi dal 23 dicembre proseguiremo con gli altri. Una volta fatta la somministrazione, i bambini usciranno con già l’appuntamento per la seconda dose”.

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Da sinistra Brambilla, Cossarizza, Borsari, Ferrari e Spattini

Dal 16 dicembre inizierà la vaccinazione dei più piccoli, dai 5 agli 11 anni. La modalità sarà quella della chiamata attiva, i genitori riceveranno un messaggio con la data, l’orario e il luogo di inoculazione, tendenzialmente gli spazi della Pediatria di Comunità. 

Per la somministrazione ai bambini tra i 5 e gli 11 anni sarà utilizzato il vaccino Comirnaty di Pfizer, con una dose ridotta (un terzo del dosaggio autorizzato per adulti e adolescenti) e una formulazione specifica. La vaccinazione avverrà in due dosi, a tre settimane di distanza l’una dall’altra. “La platea da vaccinare – spiega il dottor Andrea Spattini, responsabile della Pediatria di Comunità dell’Azienda Usl di Modena – ammonta a 46mila piccoli nel modenese, di cui 6.699 a Carpi. Dapprima verranno vaccinati i bimbi con patologie, circa 4mila, poi dal 23 dicembre proseguiremo con gli altri. Una volta fatta la somministrazione, i bambini usciranno con già l’appuntamento per la seconda dose”. 

E su questo capitolo, ancora fortemente discusso, – tanto che la dottoressa Silvana Borsari, direttore sanitario dell’Ausl di Modena, ammette “un’adesione stimata al di sotto del 50%” – interviene anche il professor Andrea Cossarizza, immunologo e docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia: “negli Stati Uniti sono stati registrati 2 milioni di casi di Covid pediatrico, ovvero tra bambini dai 5 agli 11 anni e ci sono state 100 vittime. Il Covid è dunque stato inserito tre le prime dieci cause di morte per l’infanzia negli States. In Inghilterra su 260mila soggetti dai 5 ai 17 anni analizzati dopo aver contratto l’infezione, un 2% presentava Long-Covid a 56 giorni di distanza. Numeri che parlano chiaro; il Covid pediatrico non è uno scherzo. So che vaccinare un bambino che sta bene e che ha ottime possibilità di contrarre la patologia in forma grave è impegnativo per un genitore ma con questo gesto si protegge il bimbo e la famiglia. Il Covid non è una patologia innocua per i giovanissimi”.

Alle sue parole fanno eco quelle del dottor Alfredo Ferrari, segretario provinciale della Federazione italiana medici pediatri: “la sindrome del Long-Covid comporta disturbi di lunga durata che permangono per settimane o mesi e riguardano la sfera dell’apparato respiratorio e/o cardiologico. E, ancora, senso di affaticamento, insonnia, difficoltà di concentrazione, cefalee… Ma ciò che ci preoccupa particolarmente – sottolinea il pediatra – è la sindrome infiammatoria multisistemica che può colpire i bambini e comportare un ricovero prolungato, anche in terapia intensiva ed è facile immaginare quanto possa essere difficile per un bimbo restare così a lungo in ospedale. Anche i bambini che non incorrono in conseguenze pesanti legate al Covid soffrono però moltissimo a causa dell’isolamento sociale che ne deriva. Lo scorso anno abbiamo visto come bambini e adolescenti abbiano profondamente risentito della mancanza di rapporti sociali manifestando ansia, insonnia e un aumento dell’aggressività. Noi pediatri crediamo molto nella vaccinazione”.

Jessica Bianchi

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