L’odissea del diretto Bologna-Mantova fermo 90 minuti

La testimonianza di Gaia Giovanoli

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Foto di repertorio

Chiunque faccia il pendolare da Bologna conoscerà molto bene l’immensa gioia che si prova quando, dopo una stressante giornata di lavoro o di studio, si sale sul treno diretto delle 18.39 che collega la Dotta con Mantova. Vantaggio: nessun cambio a Modena; si può rimanere a bordo rilassati ad attendere che il treno riparta per intraprendere la via che passa per Quattro Ville e Carpi, attraversa la bassa reggiana e poi si inoltra in territorio lombardo fino ad arrivare al capolinea. Peccato che giovedì 18 novembre quel viaggio sia stato tutt’altro che piacevole.
Poco dopo aver passato la stazione di Quattro ville il treno si ferma. Passano i minuti ma la situazione è ancora la medesima, in più non si sa nulla: nessuno si premura di comunicare il motivo per cui siamo nella zona dell’Appalto di Soliera da ormai 30 minuti circa. Dall’interfono ricordano solamente che “non si può scendere perché non siamo in una stazione”. I passeggeri iniziano ad agitarsi e così alcuni vanno a chiedere informazioni al capotreno sulla ripartenza: “non si sa né se e né quando”. Poco dopo viene richiesto l’intervento di un medico: un ragazzo ha avuto un attacco di panico; in fondo è da solo un’ora che siamo bloccati in mezza campagna dentro un treno con tutte le porte e le finestre chiuse.
Dopo 90 minuti si riparte e con qualche difficoltà si arriva finalmente ad una stazione vera e propria, quella di Carpi, da cui il Regionale 22454 non ripartirà più.
Purtroppo questo è l’ennesimo disguido che capita sulla linea Mantova-Modena. Il fattore preoccupante però è che mentre prima i ritardi erano quasi sempre di un massimo di 10 minuti, ultimamente sembrano diventare frequenti anche casi in cui si arriva a destinazione dopo un’ora o più rispetto alla tabella di marcia. Infatti non risalgono a poco tempo fa ritardi anch’essi introno ai 90 minuti dovuti a problemi con il passaggio a livello di Quattro Ville.
L’unica nota positiva in questa Odissea sono state le persone a bordo: in un periodo di diffidenza e chiusura nei confronti dell’altro a causa del Covid, è stato entusiasmante vedere sconosciuti iniziare a parlarsi e ad aiutarsi perché in fondo il modo migliore per affrontare una situazione così tanto assurda è scherzarci sopra tutti insieme. Insomma, uno sprazzo di normalità in una situazione totalmente paradossale.

Gaia Giovanoli

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