Di notte mancano gli infermieri nelle residenze sanitarie per anziani: Zero K riempie la falla

“I soci volontari professionisti di Zero K seguiranno un percorso formativo e metteranno a disposizione le proprie competenze, andando in supporto notturno 7 giorni su 7 alle Residenze sanitarie assistenziali sprovviste di personale sanitario infermieristico notturno. In fase iniziale si partirà dal Quadrifoglio di Carpi e dalla Pertini di Soliera.

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il presidente dell’associazione ZeroK, nonché infermiere palliativista, Massimiliano Cruciani

Si chiama Zero K nel Mezzo il progetto pilota realizzato dall’Associazione Zero K, impegnata da anni nel diffondere la cultura delle cure palliative, col contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, e nato per tentare di dare un nuovo stimolo e una risposta a un bisogno del nostro territorio, ovvero la cronica mancanza di infermieri all’interno delle residenze sanitarie per anziani (Rsa). 

“Questo progetto – spiega il presidente dell’associazione ZeroK, nonché infermiere palliativista, Massimiliano Cruciani – nasce dall’esperienza che ho vissuto sulla mia pelle durante le fasi più complesse della pandemia, quando decisi, col nullaosta dell’Azienda sanitaria di Modena, di andare a lavorare all’interno de Il Quadrifoglio di Carpi dove mancava personale e la situazione era davvero critica (ndr – ricordiamo che all’interno della struttura ci fu un grave focolaio di Covid). Una volta dentro mi si è dischiuso un mondo che non conoscevo. La gestione articolata tra più realtà, la fuga dei giovani infermieri (spesso caratterizzata da mancanza di stimoli, precarietà nella formazione e condizioni contrattuali pessime), i quali scelgono di non lavorare in un ambito complesso come quello della fragilità e della cronicità ma scelgono la via del posto in Ausl. La gestione di queste strutture è pressoché in mano agli operatori socio – sanitari: un onere di lavoro, il loro, enorme. In questo tempo di pandemia, il loro contributo è stato – ed è tuttora – a dir poco encomiabile, preziosissimo” ma non sufficiente per sopperire alla carenza di personale infermieristico. 

“In una logica di disposizioni anticipate di trattamento (DAT), di scelte di fine vita e di percorsi di cure palliative, è inaccettabile – prosegue Cruciani – che nelle fasce notturne in queste strutture non vi sia un infermiere anche solo, banalmente, per poter somministrare una terapia antalgica o per il controllo di un qualsiasi sintomo. Una falla che non solo acuisce la sofferenza degli ospiti e del personale in turno, ma che si ripercuote negativamente su tutto il sistema sanitario: in caso di necessità, infatti, gli operatori sono obbligati a contattare la guardia medica e, qualora questa non sia disponibile, a ricorrere, spesso in modo improprio, al Pronto Soccorso”. 

L’idea è quindi quella di promuovere la professione infermieristica all’interno delle RSA (formazione), creando motivazione e competenze, che stimoli i nuovi professionisti a credere nel “prendersi cura” anche e soprattutto all’interno di queste realtà. Un tema molto delicato che va affrontato con competenze e capacità, come quello delle cure palliative non oncologiche, la vera nuova sfida delle cure palliative insieme a quelle pediatriche.

“I soci volontari professionisti di Zero K – spiega il presidente dell’associazione – coordinati dalla dottoressa Doina Munteanu infermiera coordinatrice, seguiranno un percorso formativo e metteranno a disposizione le proprie competenze, andando in supporto notturno 7 giorni su 7 alle Residenze sanitarie assistenziali sprovviste di personale sanitario infermieristico notturno (in fase iniziale si partirà dal Quadrifoglio di Carpi e dalla Pertini di Soliera). Saranno previsti briefing settimanali con le strutture e condivisione con la continuità assistenziale, per ottimizzare al meglio le risorse e valutare di volta in volta i reali i bisogni infermieristici assistenziali”. Nel mese di ottobre partirà la formazione degli infermieri, poi a seguire, gli incontri con i responsabili delle strutture e la guardia medica, mentre il servizio sarà attivato a partire da dicembre. “Il nostro è un progetto pilota – conclude Massimiliano Cruciani –  ma vogliamo dimostrare come anche con poche risorse, se ci sono una strategia e una progettazione, le cose possono migliorare. La filosofia e la cultura delle cure palliative può essere d’aiuto e rivelarsi una risorsa e un’opportunità, per ospiti, operatori e familiari”. 

Jessica Bianchi

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