Gente di pianura sulle montagne del mondo

È stato assegnato al carpigiano Dante Colli il Premio Speciale 2021 Giuliano De Marchi in occasione della 23esima edizione del Premio Pelmo d’Oro, che ha lo scopo di valorizzare la cultura alpina delle Dolomiti Bellunesi. La straordinaria vicenda della costruzione del rifugio Città di Carpi è la testimonianza di quella passione.

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“Testimone dei valori universali delle genti di montagna, ha portato un contributo alla loro conoscenza, conservazione e valorizzazione”. Con questa motivazione è stato assegnato al carpigiano Dante Colli il Premio Speciale 2021 Giuliano De Marchi in occasione della 23esima edizione del Premio Pelmo d’Oro, che ha lo scopo di valorizzare la cultura alpina delle Dolomiti Bellunesi, sabato 24 luglio a Cesiomaggiore (Belluno).

Dante Colli

Farmacista, alpinista, scrittore e profondo conoscitore della storia locale, Dante Colli ha salito un migliaio di vie sulle Dolomiti ed è stato autore di moltissime pubblicazioni sulla montagna. L’ultima, L’alpinismo carpigiano dal Settecento ai giorni nostri, è uscita nel 2020 e racconta la grande passione di tanti concittadini del nostro comune di pianura per le alte vette in occasione del 75esimo anniversario di fondazione della Sezione del Centro Alpino Italiano (Cai) di Carpi e in occasione del cinquantesimo anno di costruzione del Rifugio Città di Carpi alla Forcella Maraia nei Cadini di Misurina.

Nel volume Colli parte dalle montagne del vicino Appennino dove i carpigiani hanno compiuto i primi passi in montagna raccontati anche in una cronaca del 1890 e ancora nei resoconti delle vacanze a Fanano e Sestola (1945) per arrivare ai ragazzi del campo di don Vicenzo Benatti, la generazione a cui ricondurre la genesi e lo sviluppo della passione per la montagna a Carpi. Gianfranco Gibertoni, Enzo Lacellotti, Franco D’Incerti, Gianni Bertacchini, Vittorino Carra, Pippo Prandi…

L’anno del primo soggiorno a Misurina è il 1943 e Santa Chiara è ancora occupata dai soldati, nell’ano successivo gite e campeggi non se ne fanno e la guerra disperde i ragazzi del campo. Nel 1945 don Vincenzo Benatti prende in affitto il rifugio ai piedi delle cime di Lavaredo e vi porta i suoi ragazzi. “Si comincia a caricare due giorni prima della partenza – scrive Colli – prelevando quello che si può alla Cremeria Sociale con i punti delle varie tessere annonarie messe a disposizione dai partecipanti e acquistando alla Giberti e Borelli la carne congelata che dovrà reggere fino a raggiungere la fresca temperatura garantita dalle quote alpine a cui si è diretti”.

Ci sono Marino Allegretti, Ercole Gasparini, Marino e Carlo Bulgarelli, insieme a Dante Colli e alla sua famiglia. Nasce in quegli anni la Sezione del Club Alpino Italiano fondato da donne e uomini la cui passione rivive nelle pagine del volume di Dante Colli.

La straordinaria vicenda della costruzione del rifugio Città di Carpi inizia negli anni Sessanta: Colli e Pier Giuseppe Levoni sono incaricati dell’esplorazione conoscitiva a Forcella Maraia nel 1968 e l’attività procede frenetica fino all’inaugurazione nel settembre del 1970.

“Sono stati stampati 600 inviti, per le sezioni del Cai, per le autorità civili, religiose e militari, ai soci, a tutti quelli che hanno contribuito con offerte alla costruzione. Il pranzo verrà in parte confezionato dalla cucina del Battaglione Cadore, servito all’aperto, utilizzando panche e appoggi appositamente installati. Un’ultima raccomandazione: essere tutti presenti!” scrive Colli.

Il volume arriva fino ai giorni nostri raccontando di uomini e donne che hanno saputo ascoltare la montagna cogliendone i valori di rispetto, solidarietà e abnegazione, vivendo con passione le bellezze e le forme della natura, praticando l’alpinismo sulle montagne del mondo in silenziosa umiltà.

Sara Gelli

 

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