La nostra regione è colpita da un’intensa fase siccitosa, che si prolunga ormai da mesi. In effetti la primavera è stata avara di piogge e l’estate ha fatto segnare picchi di deficit precipitativi associati a record di caldo. Già marzo era stato molto siccitoso, come maggio. Giugno ha proseguito la tendenza negativa dando inizio a una delle estati più calde degli ultimi decenni: è stimato tra i cinque mesi più siccitosi dal 1961. Anche luglio ha fatto registrare una quantità di pioggia inferiore alle medie. E ad agosto si sono misurate le temperature più alte dell’estate, vicine ai +40°C. Ormai ci sono davvero pochi dubbi riguardo alle tragiche conseguenze legate ai Cambiamenti climatici causati dall’uomo. L’immissione in atmosfera di grandi quantità di gas serra ha modificato il clima, trasformando le nostre estati in inferni invivibili. La vecchia estate mediterranea, dominata dall’Anticiclone delle Azzorre, rimane solo un ricordo. Ora sempre più spesso è l’Anticiclone africano, con le sue correnti che provengono dal Deserto del Sahara, a dominare la stagione calda mediterranea. I gas serra, quindi, non solo provocano un aumento delle temperature del pianeta, intrappolando i raggi infrarossi in uscita dalla troposfera, ma causano anche cambiamenti climatici che oramai sono sotto l’attenzione di tutti. Si stima che mediamente in Emilia-Romagna manchino il 40% delle piogge previste tra marzo e agosto, ma nella nostra zona le cose vanno anche peggio. Il carpigiano, come tutta l’Emilia centrale, fa registrare un deficit pari al 50% rispetto alle precipitazioni medie da inizio anno; in Romagna le cose vanno anche peggio. Serve una azione politica immediata che spinga per la sostituzione dei combustibili fossili con altre forme di energia pulita. A livello locale la fragile Pianura Padana può tentare di limitare i danni attraverso politiche verdi che ripensino la città piantando più alberi e limitando al massimo il consumo di suolo.
Aldo Meschiari