Si chiama #beyondthedoorproject, ovvero Oltre la porta (Quello che i vostri occhi non vedono) il progetto fotografico condiviso sui social network realizzato da Vanessa Mazzali, 35 anni, infermiera del reparto di Medicina Prima dell’Ospedale Ramazzini di Carpi all’interno del reparto Covid-19. Sono stati mesi complicati, di turni massacranti, di mani da stringere, di morti. All’inizio e alla fine del turno, con discrezione e rispetto, Vanessa Mazzali ha fotografato ciò che vedeva. Gli angoli, i particolari, gli strumenti sono diventati soggetto di scatti che raccontano l’esperienza che, insieme ai colleghi, mai potrà dimenticare.
Vanessa, quando e come è nata la sua passione per la fotografia?
“Sono sempre stata attratta dall’arte in ogni sua forma. Durante l’università, in modo totalmente autonomo, ho studiato e letto molto sia sulla fotografia che sul disegno e la pittura, altre mie grandi passioni. Queste forme di espressione artistica mi permettono di staccare la spina dalla realtà lavorativa e di dare sfogo al mio lato creativo”.
Come è nata l’idea di realizzare un fotoreportage all’interno del reparto Covid-19?
“Ho iniziato a scattare foto all’interno del Reparto di Medicina Prima già da qualche anno con l’intento di documentare il lavoro dei colleghi, di immortalare dettagli, visi ed emozioni che spesso restano dietro le quinte ma che rappresentano il nostro lavoro a 360°. Con il dilagare della pandemia questa esigenza è diventata più forte dato che il reparto era inaccessibile agli esterni per le norme anti contagio. L’anno scorso ho iniziato a scattare durante la delicata e complessa operazione di vestizione e svestizione del personale sanitario, rimanendo però sempre fuori dalle stanze. Quest’anno ho voluto documentare anche l’interno ed è nato il progetto #beyondthedoorproject per far conoscere a chi non è mai entrato in un reparto Covid-19 cosa accade al suo interno. Mi sono vestita con una tuta protettiva, ho rivestito la macchina fotografica e sono entrata coi colleghi durante le attività lavorative. E’ stato molto interessante trovarmi anche dalla parte dell’osservatore e immortalare momenti intensi e difficili, e altri commoventi”.
Questi scatti saranno un giorno raccolti in una mostra fotografica?
“Mi piacerebbe molto esporre i miei scatti in una mostra. Chissà in un futuro… mai dire mai”.
Come definirebbe il suo stile fotografico?
“Non ho uno stile predefinito, però amo scattare foto che valorizzano la simmetria e la perfezione delle opere architettoniche. E poi adoro immortalare i dettagli, cosa che ho cercato di fare in particolare nei miei ultimi lavori: i dettagli delle stanze, dei pazienti, degli operatori, degli sguardi sotto la mascherina pieni di emozioni. Ho letto molti libri, guardato tante foto e visitato mostre di fotografi famosi. Le ispirazioni esterne sono numerose ma c’è tanto lavoro da fare per poter anche minimamente assomigliare a un grande artista vivente o del passato”.
Sogni e progetti per il futuro?
“Parlare di sogni o progetti per il futuro è un argomento complesso. Spero di continuare a portare avanti le mie passioni e a trasmettere a tutti quel che sento dentro di me mentre ho la macchina fotografica in mano. Questa è la cosa più importante al momento”.
Chiara Sorrentino