Un grande inno all’amore. Il nuovo romanzo di Leopoldo Lenza, La donna delle maree (Il Rio) è come la canzone che ciascuno custodisce nel cuore. Quella che vorresti non finissime mai. Pagina dopo pagina, le note suonano, mentre l’autore racconta una favola moderna sospesa tra le lunghe fila di pioppi della Pianura Padana e la Bretagna, terra di fiumi e di antiche civiltà. Voce fuori dal coro, quella dell’Oceano Atlantico, che toglie e dà.
Dopo il divorzio, Leonardo Spresi, professore di Lettere e Filosofia a Bologna, aveva iniziato una lunga corrispondenza con la francese Alisea. Un’ancora di salvezza. Un carteggio durato due anni e poi bruscamente interrotto dalla donna: e le parole tra noi leggere cadono, gli aveva scritto citando Eugenio Montale. Insomma lo aveva piantato in asso. E allora Leonardo decide di cercarla (Nei film sembra così facile) e parte alla volta della Bretagna con un solo indirizzo in tasca. La troverà, Una bellezza triste. Un Pierrot al femminile. A Lorient però il professore dovrà fare i conti con Juliette. Solo Juliette. La titolare del B&B Le Refuge Breton, la donna delle maree. Celta e selvaggia. Il mare si era preso il suo Pierre ma di certo un giorno le avrebbe dato qualcosa indietro.
Con la marea Juliette aveva imparato a conviverci da quando era nata come fosse una sorella o un amore infinito… pronta a seguire l’andamento delle cose che andavano verso il destino a loro assegnato come la sua amata marea. A differenza di Leonardo lei aspetta, aspirando a un uomo venuto dal nulla. Dove sei mon bebè d’amour?
La donna delle maree è molto più di una struggente storia d’amore, l’autore infatti si sofferma sul rapporto genitori-figli, sul valore dell’amicizia, sugli spiragli di speranza che si celano tra le pieghe della sofferenza… e lo fa con una scrittura scorrevole e con dialoghi efficaci e coinvolgenti.
L’ultimo romanzo di Leopoldo Lenza è anche una potente celebrazione dell’arte, della musica, della poesia, del teatro. Il libro è infatti ricco di riferimenti letterari, dai decadenti Baudelaire e Rimbaud a Neruda, passando per Flaubert ed Heinrich Boll. E se la rappresentazione per il professor Spresi è un esempio di catarsi collettiva, tanto che sarà proprio la visione de La donna del tenente francese a teatro a spingerlo a mettersi in viaggio, entrambi i protagonisti amano scrivere poesie (chiara dichiarazione d’amore dell’autore per il genere).
Pensi che il passato ritorni? Chiede Alisea a Leonardo. La risposta è certamente sì, come le maree. E mentre tra le pagine riecheggiano il fragore dell’oceano contro le scogliere e il motivetto appena accennato di qualche grande classico di Frank Sinatra e John Denver, il lettore viene trasportato in un bellissimo viaggio. Quello della vita, dove le seconde possibilità sono lì ad attendere tutti noi.
Jessica Bianchi