“La regola d’oro” di Amanda Craig

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«Una parte di Hannah sapeva che tutto stava accadendo troppo in fretta. Anche se aveva raccontato più di se stessa a una sconosciuta durante le quattro ore di viaggio insieme di quanto avesse mai rivelato a nessuno, perché avrebbe dovuto fidarsi di una donna appena incontrata?»

La regola d’oro (Astoria) è il nuovo ammaliante thriller psicologico della scrittrice britannica Amanda Craig.

Si apre con un cenno a Sconosciuti in treno di Patricia Highsmith in cui due sconosciuti, incontrandosi per caso su un treno, decidono di uccidere il familiare che crea problemi all’altro. In questo caso, i sessi sono invertiti e gli estranei sono due donne, Hannah e Jinni, che si incontrano nel lungo viaggio da Londra alla Cornovaglia.

La 29enne Hannah, il personaggio centrale, è fuggita dalla sua famiglia operaia della Cornovaglia per frequentare l’università a Londra. Ma la vita è diventata dura. Suo marito, un giovane aristocratico di nome Jake conosciuto durante gli studi, ha lasciato lei e la loro figlia Maisy per l’affascinante Eve.

Jake è calcolatamente crudele con lei e paga raramente la sua parte dei conti, tanto che Hannah è costretta a pulire le case degli altri per sbarcare il lunario. Non può permettersi il biglietto del treno per la Cornovaglia, ma non ha scelta: sua madre è sul letto di morte.

Dopo la morte della madre, Hannah fa il suo primo tentativo di uccidere il marito di Jinni, che vive in una villa fatiscente nelle vicinanze, ma qualcosa va storto quando si imbatte in Stan, il custode ubriaco che è l’unico altro abitante della casa.

Lunghi flashback in loop rivelano il passato di Hannah, mentre nel presente si occupa degli effetti della morte di sua madre e delle sinistre conseguenze del patto che ha fatto sul treno.

Amanda Craig è un’acuta e appassionata osservatrice della società contemporanea.

È straordinariamente brava a ritrarre gli effetti corrosivi della povertà al tempo della Brexit e del movimento Me Too, le difficoltà delle donne vulnerabili con bambini da proteggere, le disparità di genere sul lavoro e le preoccupazioni dei Millennials. La sua prosa è una delizia.

Come al solito con i suoi romanzi, il cast include alcuni personaggi minori che hanno familiarità con i libri precedenti, in tempi diversi e in contesti diversi. Troviamo un rimpatriato, il signor Kenward, la cui libreria ha nutrito il gusto infantile di Hannah per la narrativa, e che cita Logan Pearsall Smith: “Dicono che la cosa più importante è vivere, ma io preferisco leggere”.

È un’osservazione ambivalente qui. Da un lato, la lettura di Hannah l’ha formata e le ha permesso di fuggire dalla Cornovaglia verso un mondo con orizzonti più ampi; dall’altro l’ha resa vulnerabile, perché vita e finzione seguono regole diverse.

È il potere della storia che conferisce a questo romanzo la sua profondità: non è necessario scavare lontano per trovare tracce di La Bella e la Bestia e di Eros e Psiche, così come l’influenza inquietante di Highsmith. Soprattutto, Craig ha l’abilità di creare personaggi interessanti e di preoccuparsi di ciò che è in serbo per loro. Se puoi farlo, nient’altro conta davvero.

Chiara Sorrentino