Nuova vita a Case Tapparelli, tra ricordi e leggende

Nel mese di luglio è prevista l’inaugurazione degli spazi commerciali in cui aprono un american bar, un ristorante e una gelateria

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Il gruppo di lavoro del progetto di Case Tapparelli: da sinistra Roberto Mantovani, direttore dei lavori, Alessandra Mantovani, geologo, Marianna Magnanini progettista e Greta Cavallini, disegnatrice

Era un bambino di dieci anni quando un giovedì di mercato accompagnò il padre, amministratore dell’azienda agricola Schiavi, all’ufficio del Consorzio che negli anni Sessanta si trovava al piano terra di Case Tapparelli, “mi aggiravo dentro questo fabbricato che mi sembrava grandissimo e il ragioniere del Consorzio mi chiese Lo vuoi comprare? la risposta non la ricordo…” racconta il geometra Roberto Mantovani, persona di poche parole e tanta concretezza. Non sapeva ancora che tutta la sua vita, sarebbe stata strettamente legata a quegli immobili che sorgono all’angolo nord -ovest di Piazza Martiri, proprio a fianco di Palazzo Pio. “Mi ero da poco diplomato quando la famiglia Buffagni si rivolse agli Schiavi, per cui lavorava mio padre a Cortile, alla ricerca di una persona fidata che potesse amministrare le loro cose a Carpi” racconta il geometra carpigiano che è stato al servizio di Maria Pia e Nilde Buffagni, fino a quando hanno avuto interessi in città.

Tra le tante proprietà delle eredi del dottor Buffagni, che assisteva le partorienti sotto i bombardamenti dell’aereo Pippo, c’erano anche le Case Tapparelli che hanno ospitato la falegnameria di Leandro, l’agenzia pratiche auto, la Metra di Susi Manicardi, il circolo Andrea Costa e, al primo piano, inquilini in affitto negli appartamenti. Progressivamente la famiglia Buffagni ha abbandonato Carpi e le Case Tapparelli sono rimaste chiuse per anni in stato di abbandono, aperte una sola volta nel 2017 quando si sono appostati alle finestre i tiratori scelti per garantire la sicurezza in occasione della visita del Papa e poi del Presidente Mattarella.

I ricordi dei carpigiani si fondono con le leggende legate a questi tre edifici: due più grandi che affacciano uno su Corso Cabassi e l’altro su Piazza Martiri, e uno più piccolo dietro. Quella a un unico piano è la casa più antica e può essere datata al Seicento; l’altra di dimensioni maggiori fu costruita nel 1855, così come il terzo edificio di dimensioni minori. All’origine della decisione di costruire ci fu una lite tra fratelli come riportato nella Cronaca di Carpi di Giuseppe Saltini (1796 – 1863) alla data dell’8 luglio 1855.

“I due fratelli Tapparelli Giobatta e Francesco di Trento, magnani di professione, da diversi anni acquistarono da Pietro Dodi una casa in Piazza Grande e in faccia al Duomo; questi fratelli fecero col tempo le loro divisioni, e uno di essi cioè Giobatta fabbricò una nuova casa nell’orto della medesima casa da essi prima acquistata. L’altro fratello non piacendo questa fabbrica da prima gli fece chiudere le finestre che guardavano la di lui parte e poi gli proibì diverse altre cose; finalmente gli venne alla mente al fratello Francesco di fare innalzare un’altra nuova fabbrica nanti all’allora nuova fatta dall’altro fratello Giobatta e così quest’anno ha fatto dar mano a questa fabbrica che gli costerà ben una considerevole somma”.

Le Case Tapparelli hanno rischiato di essere demolite alla fine dell’Ottocento per lasciare spazio al monumento a Manfredo Fanti che qui avrebbe dovuto essere collocato trasformando questo spazio in giardino pubblico ma sono sopravvissute e è stata donata loro nuova luce dopo il restauro conservativo a cui sono state sottoposte negli ultimi due anni. Se n’è occupato il geometra Roberto Mantovani, che ne ha rilevato la proprietà nel 2019 insieme a un socio, l’imprenditore bolzanino Karl Alois Unterthurner. Insieme a Mantovani, direttore dei lavori, hanno lavorato l’ingegner Gian Battista Paltrinieri in qualità di tecnico strutturista e Marianna Magnanini, progettista, Alessandra Mantovani, geologo e Greta Cavallini, disegnatrice. Nelle Case Tapparelli troveranno posto tre negozi, tre uffici e dodici appartamenti.

“La sfida più impegnativa è stata quella di ricostruire gli alti camini (2,60 mt.) come erano all’origine” racconta Mantovani, “di forma ottagona e cilindrica aperti in sfiatatoi a feritoia e conclusi da coperture a cupoletta terminanti in sfere di marmo, la cui altezza è giustificata dalla funzione del tiraggio essendo la casa di basse proporzioni” scrive Alfonso Garuti nel capitolo dedicato a Case Tapparelli all’interno del volume La Piazza di Carpi, salotto e icona della città.

Nel mese di luglio è prevista l’inaugurazione degli spazi commerciali in cui aprono un american bar, un ristorante e una gelateria.

Sara Gelli