E’ stata scoperta dai ricercatori della Fondazione EBRI una molecola che ringiovanisce il cervello bloccando l’Alzheimer nella prima fase: l’anticorpo A13 favorendo la nascita di nuovi neuroni, contrasterebbe i difetti che accompagnano le fasi precoci della malattia. Lo studio, interamente italiano, è stato effettuato sui topi che, così trattati, hanno ripreso a produrre neuroni a un livello quasi normale.
Una strategia che, secondo i ricercatori, potrebbe aprire nuove possibilità di diagnosi e cura. Uno spiraglio, quello aperto su una malattia fortemente invalidante come l’Alzheimer e dall’impatto socio-sanitario potenzialmente devastante in considerazione del progressivo invecchiamento della popolazione, che ha spinto la Croce Blu di Carpi a compiere, alla fine dello scorso anno, una donazione al professor Antonino Cattaneo, presidente della Fondazione Ebri, fondata dal premio Nobel Rita Levi Montalcini a Roma, per finanziare una borsa di studio destinata a un ulteriore ricercatore e dare così un contributo fattivo a un filone di ricerca assai promettente.
Ora il gesto del sodalizio carpigiano, che collabora con Ebri dal 2010, si è finalmente concretizzato: nei giorni scorsi, infatti, la Fondazione Ebri ha emesso un bando grazie al quale potrà essere finanziata l’attività di un ulteriore borsista il cui lavoro di ricerca, ha commentato il professor Cattaneo, sarà quello di “contribuire a compiere il passo successivo, ovvero giungere all’umanizzazione dell’anticorpo scoperto dal nostro team affinché possa essere utilizzabile nella sperimentazione clinica”.
Il programma – chiamato Verso una terapia genica per la malattia di Alzheimer: Umanizzazione e validazione in vivo dell’anticorpo ricombinante scFvA13 diretto contro gli oligomeri del peptide Aβ – è un processo che richiede tempo. “La ricerca – ha sottolineato più volte il professor Cattaneo nel ricevere la donazione della Croce Blu a cui la borsa di studio è intitolata – è lenta. Ma, pezzo dopo pezzo, diventa un sapere solido. Certo non sarà domani, ma la soluzione al problema della Malattia di Alzheimer giungerà senza dubbio dalla ricerca”.
Jessica Bianchi