Quanto resterò ancora fuori casa?

Non ha più rimesso piede nella sua casa dalla scossa del 29 maggio 2012 ma non riesce a pensarsi altrove che lì, in stradello Rossi 8/A a Cortile dove si è trasferita trent’anni anni fa dopo il matrimonio. Per Patrizia Fiori è molto dura ma la fine non è più così lontana, “sono iniziati i lavori e il termine previsto è nel dicembre del 2022”.

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Patrizia Fiori e Roberto Ronchetti
Non ha più rimesso piede nella sua casa dalla scossa del 29 maggio 2012 ma non riesce a pensarsi altrove che lì, in stradello Rossi 8/A a Cortile dove si è trasferita trent’anni fa dopo il matrimonio. Quell’angolo di campagna, che Patrizia Fiori ama, è rimasto in stato di abbandono fino al mese di settembre scorso quando sono iniziati i lavori di ricostruzione.
I danni del terremoto col passare degli anni si sono ulteriormente aggravati e c’è addirittura chi si è permesso di abbandonare rifiuti di vario genere all’interno dell’area privata. Ogni volta una stretta al cuore ma Patrizia e suo marito Roberto Ronchetti non si sono arresi. “Dopo la scossa abbiamo vissuto nella casetta di legno in cortile fino all’ottobre del 2012 quando ci siamo decisi a comprare un modulo abitativo temporaneo che abbiamo arredato e abbellito trasformandolo nella nostra casa. Mai avremmo pensato che ci saremmo rimasti per tre anni. Alla fine ti abitui e pensi di essere in vacanza in un bungalow di un villaggio. Avevamo la cucina, il bagno e due camere. Poi io e mio marito ci siamo arresi: il degrado che ci stava intorno ci ha fatto cambiare idea e siamo andati in affitto nel maggio del 2015. Volevamo rimanere vicino alla casa però perché si fa fatica a togliere le radici e allora abbiamo trovato un piccolo appartamento a Cortile con uno spazio verde per i nostri due cani e il gatto. E’ qui che viviamo ancora, in attesa che finiscano i lavori”.
Il percorso per la ricostruzione, nel loro caso, è stato pieno di ostacoli. L’unità abitativa di Patrizia è una porzione di casa colonica all’interno di una corte che comprende altri tre edifici: praticamente si tratta di una vecchia casa di campagna divisa in due verticalmente e che è stata ristrutturata da Patrizia e dal marito quando ci vennero ad abitare. “La nostra parte non aveva riportato grandi danni dopo il terremoto ma nell’altra, dove un tempo c’era il fienile, hanno ceduto le travi e ci sono stati crolli importanti tanto che la scheda Aedes ha certificato una E grave. E’ stata dichiarata l’inagibilità di tutto l’edificio”. Coincidenze sfortunate hanno determinato ritardi che si sono sommati ai tempi già lenti della burocrazia. “Ci siamo trovati ad affrontare questioni a noi sconosciute e il più delle volte eravamo disorientati ma determinati ad arrivare in fondo”. E così è stato. Nel settembre scorso sono iniziati i lavori di demolizione delle parti pericolanti e ricostruzione di muri e tetto ma poi la ditta si è dovuta fermare. “Solo grazie all’esperienza maturata nel settore della ricostruzione, i tecnici sono riusciti a superare l’ennesimo impasse burocratico e ora si procederà con l’impiantistica”.
Quello che più brucia è vedere che a Cortile sono state ricostruite seconde e terze case grazie all’aiuto dello Stato e oggi vengono affittate e ancora è stata ridata vita a vecchie barchesse pericolanti facendone abitazioni di pregio mentre noi siamo ancora fuori casa, la nostra unica casa. “Fateci tornare a casa, è ciò che chiediamo da nove anni”.
Sara Gelli
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