“Cosa ho imparato? Che tutto può succedere”.
Senza un allenamento specifico alle spalle, senza aver mai fatto campeggio, senza una particolare attrezzatura e “con il senno di poi, in modo completamente incosciente”, Andrea Negrelli è partito dalla sua casa di San Marino, frazione di Carpi, per arrivare a Lourdes percorrendo 1.350 chilometri dopo 11 giorni, 6 ore e 34 minuti di fatica, sudore e lacrime.
Quel viaggio compiuto nel 2017 è diventato oggi un libro dal titolo Io sono il mio eroe – Un viaggio fuori dal comune che aiuta a scoprire molto di più di quell’avventura su due ruote: questo libro parla di un viaggio compiuto in sella a una bicicletta, ma che si è trasformato ben presto in un viaggio dell’anima.
“Dopo una vita trascorsa a pensare a una qualche donna mi sono chiesto: cosa farei se d’un tratto non conoscessi nessuna donna, se semplicemente nella mia vita non ci fosse nessun tipo di essere femminile, nessuna; né bella né brutta, né magra né grassa, né bionda né bruna, né con gli chiari né con gli occhi scuri. Niente. Cosa farei del mio tempo, delle mie giornate, dei miei anni?”.
Così, Negrelli è partito in sella alla sua due ruote per percorrere circa cento chilometri al giorno, pedalando anche dieci ore e arrivando a bere fino a otto litri d’acqua in un solo giorno, verso Lourdes.
Quell’esperienza, gli ha concesso l’opportunità di trovare quello che da tempo stava cercando.
“Non mi chiederò più se sono giusto per te… mi chiederò se sono giusto con me quando sono con te” scrive Negrelli rivolgendosi a Jenny.
Nonostante la fatica immane, questo viaggio per Negrelli è stato “un dono continuo. Chiedevo piccole cose e venivo esaudito: quando ho rotto la bici a cento chilometri da Lourdes ho trovato un meccanico che si è reso disponibile a ripararmela nonostante fosse ormaisabato sera. Piangevo e ridevo perché ho fatto più esperienze in quindici giorni di viaggio che in quarant’anni di vita.
La mia testa lavorava in continuazione mentre pedalavo e ho imparato un’infinità di cose su me stesso”.
A Lourdes Andrea Negrelli è stato accolto come un pellegrino ed è rimasto per tre giorni. “L’ultima sera prima del mio rientro a casa, mi trovavo all’interno del Santuario e assistendo alla processione aux flambeaux ho visto sfilare per mezz’ora un fiume infinito di malati sulle loro carrozzine. A quel punto mi sono sentito non solo veramente fortunato, ma infinitamente grato e privilegiato per aver potuto vivere questo incredibile e meraviglioso viaggio”. Con il libro, scrive, “desidero far conoscere al mondo, l’umile esperienza di questo mio viaggio attraverso la vita, in una torrida estate del 2017, con la speranza che leggendo le mie disavventure, il lettore possa scorgere quello spiraglio di luce radiosa dentro di sé e che possa un giorno arrivare a dire: io sono il mio eroe!”
S.G.