Un grande Carpino è stato piantato nel Parco Santa Croce, lì dove sorgerà un bosco

“Solitamente si parla di posa della prima pietra noi oggi siamo invece orgogliosi di mettere a dimora la prima pianta. Si tratta di un grande carpino, simbolo della città di Carpi nonché presenza importante dello stemma araldico della nostra Fondazione”. Con queste parole Corrado Faglioni, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, ha dato ufficialmente il via alla massiccia opera di potenziamento del capitale arboreo e arbustivo del parco naturale di Santa Croce.

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“Solitamente si parla di posa della prima pietra noi oggi siamo invece orgogliosi di mettere a dimora la prima pianta. Si tratta di un grande carpino, simbolo della città di Carpi nonché presenza importante dello stemma araldico della nostra Fondazione”. Con queste parole Corrado Faglioni, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, ha dato ufficialmente il via alla massiccia opera di potenziamento del capitale arboreo e arbustivo del parco naturale di Santa Croce. Entro la prossima primavera verranno piantate altre 6mila piante che, sommandosi a quelle già esistenti e che in questo periodo dell’anno offrono uno straordinario spettacolo di fioriture differenti, andranno a creare un ampio polmone verde formato da circa 10mila esemplari. “Da circa tre anni lavoriamo a questo progetto e ora, finalmente, il sogno che coltiviamo da tempo si sta concretizzando. Un luogo protetto di 26 ettari che la stessa Fondazione gestirà e che offrirà a tutti, da 0 a 100 anni, l’opportunità di godere di occasioni di ricreazione e benessere immersi nel verde”, conclude il presidente. 

Un luogo simbolo di ciò che diventerà “nel prossimo biennio la nostra città. Una città in cui lo spazio naturale tornerà a essere presente e protagonista. La piazza – ha sottolineato Riccardo Righi, assessore all’Ambiente del Comune di Carpi – non è l’unico luogo di aggregazione anche i parchi lo sono, ed è lì che ciascuno può riscoprire sé stesso e una socialità differente, all’insegna del rispetto della natura. Per tale motivo l’Amministrazione sta lavorando a due progetti fondamentali, ovvero il Parco della Cappuccina, i cui lavori decolleranno a breve, e quello dell’Oltreferrovia”. 

L’avvio della forestazione è stata anche l’occasione per comunicare i risultati dello studio che la Fondazione ha commissionato all’Istituto IBE-CNR per analizzare e monitorare l’azione fitodepurativa del capitale vegetale già presente nel parco. “Abbiamo stimato l’impronta ecologica del parco – ha spiegato la dottoressa Rita Baraldi, research director dell’Istituto per la Bioeconomia del Cnr – e i risultati già oggi sono sorprendenti. Le 3mila piante già presenti e appartenenti a una settantina di specie diverse, ogni anno, sono in grado di sequestrare dall’atmosfera 187 tonnellate di anidride carbonica e ne hanno immagazzinate (in radici, tronco, rami e foglie) più di 3mila tonnellate. Questo parco non è solo un polmone ma anche un fegato verde poiché è in grado di intercettare gas inquinanti e particolato: oggi filtra circa 700 chili all’anno di questi inquinanti. Per fare un esempio concreto – prosegue Baraldi – l’area mitiga l’equivalente della CO2 emessa da 200 auto in un anno”.

A partire da oggi, i lavori si concentreranno sulla forestazione, nella zona Est del parco, di un folto querco-carpineto, bosco tipico della pianura padana, costituito principalmente dal carpino bianco (Carpinus betulus), dalla farnia (Quercus robur), oltre a olmi, aceri campestri e ciliegi selvatici, “specie vegetali che tendono a formare tra loro un profondo legame di interdipendenza, costituendo appunto i cosiddetti boschi di pianura querco-carpineti planiziali che anticamente ricoprivano l’intera pianura padana prima che l’antropizzazione ne sancisse la drastica riduzione. Oggi ne ricostruiamo uno e la mia emozione è indescrivibile”, ha aggiunto Angela Zaffignani, ideatrice e coordinatrice del progetto di riqualificazione del parco.

Il folto bosco, tra via Mulini e Traversa San Giorgio, in prossimità della rotonda, vedrà la messa a dimora di oltre 680 nuovi esemplari, tra piante ad alto fusto e arbusti. Mentre ulteriori 120 specie arboree e arbustive saranno destinate alla schermatura dell’area industriale su via Mulini e al prolungamento del grande filare dei platani fino a farlo congiungere al filare dei tigli in fondo all’ampia distesa verde.

Jessica Bianchi