Tre giorni da record per il generale Figliuolo

La macchina organizzativa è arrivata a somministrare più di 30mila dosi per tre giorni consecutivi. Si tratta di una vera e propria accelerazione considerando che a marzo l’Emilia Romagna è riuscita a inocularne la metà (15mila dosi al giorno).

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A dare un impulso alla campagna di vaccinazione in Emilia Romagna è stata la visita a Bologna venerdì 9 aprile del generale Paolo Figliuolo, commissario per l’emergenza sanitaria, in occasione della quale è stata forzata la macchina organizzativa che è arrivata a somministrare più di 30mila dosi per tre giorni consecutivi.

La quota di 30mila dosi al giorno è quella che dovrà contraddistinguere l’attività quotidiana in Emilia Romagna per contribuire ai 500mila vaccini al giorno a livello nazionale. Si tratta di una vera e propria accelerazione considerando che a marzo l’Emilia Romagna è riuscita a incularne la metà (15mila dosi al giorno) e nei primi giorni del mese di aprile la media giornaliera non era cambiata in considerazione della riduzione dell’attività di vaccinazione in occasione delle festività pasquali. Il giorno successivo alla visita del generale Figliuolo, la quota giornaliera è calata a 24mila vaccini inoculati, poi 17mila: nonostante la disponibilità di dosi annunciata dalla Regione Emilia Romagna che per la settimana (5-11 aprile) aveva previsto la consegna di 384mila vaccini, in quei sei giorni ne sono state inoculate la metà.

L’amletico dubbio rimane sempre lo stesso: mancano le forniture di vaccini o la macchina organizzativa non è in grado di reggere certi ritmi? La verità, come spesso accade, sta nel mezzo: l’Emilia Romagna è salita all’83,9% nel rapporto tra dosi consegnate e dosi somministrate (https://www.governo.it/it/cscovid19/report-vaccini/) ma restano parecchi problemi organizzativi con cui fare i conti. Dal punto di vista del personale a disposizione per le vaccinazioni, il pasticcio dei medici pensionati potrebbe creare un ‘buco’ nell’organico: lo Stato infatti da una parte ha chiesto aiuto ai camici in pensione e dall’altro penalizza chi ha offerto la propria disponibilità alla vaccinazione perché, in base a un articolo di legge appena approvato, a chi percepisce un compenso viene sospesa la pensione.

L’Emilia Romagna aveva annunciato il reclutamento dei medici specializzandi (https://temponews.it/2021/03/25/covid-via-libera-allassunzione-degli-specializzandi-fin-dal-primo-anno-di-corso-per-la-campagna-vaccinale/) ma ancora non sono entrati in servizio nel centro vaccinale di Carpi che può comunque contare sul fondamentale supporto dei volontari, una ventina di medici e un infermiere, rientrati in servizio a titolo gratuito. Sono loro a lanciare un appello affinché altri volontari si facciano avanti rispondendo al bando dell’Ausl di Modena:

http://www.ausl.mo.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/40570

Non sempre gli spazi dei centri vaccinali sono adeguati: nel caso di Carpi, la convivenza con il Centro Prelievi nell’interrato dei Poliambulatori costringe a limitare l’attività vaccinale (inizia alle 12) in attesa che entri in funzione la tensostruttura montata a tempo di record dalla Protezione civile.

In provincia di Modena, sono salite a 56mila le persone che hanno completato la vaccinazione (9 aprile) pari al 9,4% della popolazione modenese che avrebbe diritto al vaccino (597mila persone). Erano 48mila (7,9%) a fine marzo.

Sara Gelli

 

 

 

 

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