I ricordini lasciati da Fido imbrattano marciapiedi e aree verdi

Nel 2020 le multe fatte dalla Polizia Locale sono state 13 mentre nei primi mesi di quest’anno nessun proprietario è ancora stato sanzionato.

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Secondo l’adagio popolare, pestarne una porterebbe fortuna, ma alzi la mano chi non è pronto a schivare ogni ricordino lasciato da Fido. E di ricordini, sui marciapiedi e nelle aree verdi di Carpi, ce ne sono a bizzeffe. Il malcostume di non raccogliere le deiezioni dei propri amici a quattro zampe non conosce battute d’arresto nonostante il rischio sia quello di incorrere in una multa, da 25 a 150 euro, e di dover ripulire l’area imbrattata se colti in flagrante. 

Il nervo scoperto però è proprio questo: pizzicare i trasgressori non è facile e il numero di sanzioni comminate è del tutto irrilevante. Basti pensare che nel 2020 le multe fatte dalla Polizia Locale sono state 13 mentre nei primi mesi di quest’anno nessun proprietario è ancora stato sanzionato. 

“Come hanno sottolineato anche recenti sentenze – spiega l’assessore alla Sicurezza, Mariella Lugli  imporre all’accompagnatore di tener pulito il suolo pubblico non significa certo limitare la libertà del singolo, la conduzione del cane e nemmeno obbligarlo a dotarsi di qualche presidio sanitario: semplicemente, si indica una regola di decoro urbano coerente con il dovere civico di mantenere pulito l’ambiente (e di minima educazione), soprattutto quando la responsabilità non può che ricadere su chi ha in custodia l’animale. Tant’è che queste norme sono state considerate adeguate e proporzionali, confermando la legittimità e correttezza dell’Ente locale nello stabilire che detentori di animali devono rimuovere immediatamente eventuali deiezioni su suolo pubblico, che siano portici, marciapiedi, aiuole, piazze e strade”.

A latitare è il senso civico di certi proprietari di animali i quali se ne infischiano se le deiezioni canine rendono i marciapiedi, i portici e i giardini pubblici della nostra città sempre più sporchi tanto da indurre numerosi cittadini infuriati ad appendere cartelli in prossimità delle proprie abitazioni che invitano i padroni di cani a riportarsi “a casa le cacche”. Gesti di maleducazione e inciviltà contro cui alcune città hanno deciso di adottare le maniere forti. Come? A inchiodare i padroni incivili sarà il test del Dna sulle feci abbandonate. Il meccanismo è semplice: tutti coloro che possiedono un cane saranno obbligati a sottoporlo a un prelievo del pelo o della saliva, così da riuscire a mapparne la genetica. In questo modo, la popolazione canina verrà censita e, una volta che il lavoro sarà completato, partiranno i controlli sugli escrementi abbandonati. Lì si annuncia una vita difficile per i furbetti del bisognino… 

Jessica Bianchi