Insieme alla primavera, le rondini sono tornate a riempire di gioia di cieli di Carpi. I primi a giungere sin qui, dopo una estenuante migrazione sono i maschi, a loro infatti è affidato il compito di insediarsi presso la propria casa prima dell’arrivo delle femmine.
Fedeli per tutta la vita al proprio nido, così come al proprio compagno, le rondini sono uccelli a dir poco straordinari. Simbolo di libertà e di speranza, questi amici alati sono considerati un portafortuna tanto che nella tradizione contadina della nostra terra si tramanda l’antico detto: Benedetta la casa dove una rondine fa il nido.
Amatissime da grandi e piccini, questi uccelletti hanno un rapporto del tutto speciale con Carpi, tanto da farla ribattezzare la Città delle rondini.
Le rondini, specie rustica e amante dei campi aperti, difficilmente si trovano in ambito urbano e nei centri storici ma quello della nostra città fa eccezione insieme alla Certosa di Bologna dove da tempo immemore questi uccelli nidificano e come poche altre cittadine padane.
“Generalmente – spiega Daniela Rustichelli, delegata carpigiana della Lipu – la rondine nidifica dove trova il fango necessario per costruire il nido e dunque vicino a corsi d’acqua. Il perchè abbiano scelto i portici del centro di Carpi resta un meraviglioso e affascinante mistero. Secondo alcuni studi pare che l’asse Corbolani – Cavo Lama, costituisca il punto più vicino di approvvigionamento. Da due anni a questa parte però, le rondini portano al nido del fango nero evidentemente la zona dove tradizionalmente si recavano non è più idonea. E’ davvero eccezionale che il loro piccolo villaggio di fango poggi sul villaggio di pietre e cemento dell’uomo. La rondine confida nel nostro aiuto in un certo senso, si affida a noi per la propria riproduzione”.
Il nido – dove depongono dalle 3 alle 5 uova per ciascuna delle due o tre covate, tra aprile e agosto – è a forma di scodella ed è costruito con fango misto a saliva e a fili d’erba, mentre l’interno è foderato di piume e peli di animali. Posizionati su pareti verticali, di stalle, fienili, capannoni abbandonati o portici, i nidi sono sempre appoggiati su un sostegno, “un chiodo, una scatolina elettrica, un’insegna… e sono a pochi centimetri dal soffitto, non è raro infatti vedere i piccoli sbatterci la testina contro”.
Lunga dai 17 ai 21 centimetri, a renderla riconoscibile a tutti è certamente la sua lunga coda biforcuta: “le timoniere esterne, lunghe e filiformi soprattutto nei maschi sono di un colore nero bluastro, lucidissime al sole e con delle macchiette bianche scalari visibili quando apre la coda a ventaglio. Il piumaggio della parte superiore del corpo è di un blu metallico, la fronte e la gola sono di uno spiccato rosso mattone, mentre il ventre è color panna, a volte con sfumature rosate”.
Il garrito delle rondini è molto melodico e cinguettante soprattuto nel maschio quando si posa sui fili della luce e gorgheggia insistentemente durante il corteggiamento e per segnalare agli altri maschi la propria presenza. “Dopo trent’anni di studio – sorride Daniela – conosco ogni richiamo. Le rondini infatti hanno un ricco e variegato linguaggio per comunicare tra loro e ogni azione viene accompagnata da un verso differente”.
Il volo di questi uccelli è elegante e fluente, scattoso alle volte perché quando si imbattono improvvisamente in una preda, riescono a catturarla in volo grazie a mosse e scarti repentini.
In autunno prima della partenza per la migrazione si riuniscono in grandissimi stormi, uno spettacolo unico ed emozionante. “Migrano in gruppo, volando a basse quote, tanto che quando attraversano il Mar Mediterraneo per raggiungere le coste africane, sfiorano le onde. Spesso poi, quando c’è vento o burrasca e sono stremate si appoggiano sulle navi in transito per risposare. Dirette verso Congo, Nigeria e Senegal per svernare, le rondini attraversano il deserto del Sahara, rifocillandosi nelle oasi. E’ straordinario che un uccelletto tanto piccolo riesca a percorrere fino a 7-8mila chilometri ed è altrettanto stupefacente pensare che riescano a tornare qui ogni primavera, riconoscendo la geografia dei luoghi, fino al proprio nido”, prosegue la delegata Lipu”.
La rondine, ben rappresentata su tutto il territorio italiano, è però in diminuzione e i motivi sono numerosi: “la loro – spiega Rustichelli – è una migrazione travagliata, nei paesi del Sud del Sahara le rondini vengono cacciate per tradizione quando si rifugiano tra i canneti, con attrezzi cruenti. Da tempo però la protezione di questa specie è intercontinentale e ci sono bellissimi progetti di tutela, condivisi tra i vari Paesi, messi in piedi da Lipu e BirdLife International anche in Africa, volti soprattuto alla tutela delle zone umide e dei loro habitat”.
Quando giungono qui, le rondini sono magrissime e affamate e se arrivano troppo presto, il freddo – e dunque la mancanza di cibo – può metterne a dura prova la sopravvivenza.
Questi uccelli si nutrono di mosche, moscerini e zanzare adulte… insetti volanti cacciati soprattutto nei pressi del nido ma nel corso del tempo, in particolare dagli Anni Settanta, la loro fonte di cibo è progressivamente diminuita a causa della “scomparsa delle stalle tradizionali di allevamento degli animali e dell’uso massiccio di pesticidi in agricoltura, fattori che hanno generato una vera e propria moria. Un’altra minaccia oltre alla distruzione di canneti e zone umide, ovvero i luoghi dormitorio in cui si rifugiano le rondini, è quella dei cambiamenti climatici che alterano la disponibilità degli insetti, influiscono sulla migrazione e su ogni fase del ciclo vitale. Prezioso indicatore biologico, le rondini sono in forte e grave contrazione, ennesima riprova del degrado dell’ambiente”.
Quando sono a caccia non è raro, soprattutto se il meteo non è promettente, vederle sfiorare l’acqua dei canali e dei fiumi in attesa che gli insetti si alzino dalla superficie. O, ancora, per lo stesso motivo, è possibile vederle volare pressoché rasoterra sui campi, all’erta. “Per questo motivo, un tempo, i contadini erano in grado di prevedere il tempo osservando il volo delle rondini: se erano basse si preannunciava un temporale”.
Dai dati della Lipu, in Italia sono da 500mila a 1 milione le coppie di rondini censite e il trend è in declino. Proteggerle è un imperativo. Come? “Occorre favorire e conservare gli allevamenti tradizionali – spiega la delegata Lipu – non usare pesticidi e sostanze nocive, diffondendo pratiche biologiche. Si devono proteggere le zone umide e rispettare la riproduzione di questi uccelli segnalandone la presenza alle associazioni proposte come la nostra”.
A Carpi anche grazie al prezioso aiuto dei bambini delle scuole ogni anno si compie un censimento delle rondini presenti: “fino a quattro anni fa nel nostro centro storico c’erano 22 coppie e 34 nidi. Alla fine della stagione riproduttiva dello scorso anno invece abbiamo contato 40 coppie e 70 nidi. Un incremento di cui siamo davvero orgogliosi in considerazione del nostro impegno nella salvaguardia dei nidi, dell’opera di sensibilizzazione che facciamo e dell’installazione di tavolette anti deiezioni dove ci sono negozi, bar e zone frequentate. Un risultato che premia il nostro impegno e quello del Comune che nel 2010, lo ricordiamo, ha emesso un’ordinanza locale Salvarondini”. La raccomandazione in caso di lavori di restauro e ristrutturazione è quella di intervenire possibilmente durante la stagione non riproduttiva e solo in caso estremo, con i dovuti permessi, prima che arrivino le rondini, di rimuovere i nidi naturali per sostituirli con quelli artificiali forniti dalla Lipu. “Ma solo in casi eccezionali”, specifica Rustichelli. L’auspicio ora è che il Comune estenda tale tutela anche al “Regolamento comunale e che ogni settore, dall’edilizia all’organizzazione di eventi in centro, considerino le rondini un patrimonio della città alla stregua di quello storico/artistico poichè – conclude Daniela Rustichelli – l’ecologia urbana è un valore aggiunto da proteggere a ogni costo”.
Jessica Bianchi