Mascherine gialle e lampadine accese per “fare luce” su una patologia, l’endometriosi, molto diffusa, con ripercussioni anche invalidanti, ma ancora poco conosciuta.
Anche i professionisti dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Ramazzini di Carpi, diretto dalla dottoressa Giulia Pellizzari, scendono in campo per sensibilizzare sulla malattia, partecipando all’iniziativa Facciamo luce sull’endometriosi – L’Italia si tinge di giallo, organizzata per sabato 27 marzo in occasione del mese della consapevolezza e della ricerca sulla patologia.
L’endometriosi, che ha tra i suoi sintomi infertilità, rapporti sessuali dolorosi, mestruazioni dolorose, dolore pelvico e stanchezza fisica, colpisce 150 milioni di donne nel mondo, di cui 14 milioni in Europa e 3 milioni in Italia.
Da oltre 7 anni all’Ospedale di Carpi è attivo l’ambulatorio endometriosi e dolore pelvico cronico, inserito nella rete regionale dell’endometriosi dell’Emilia-Romagna. L’équipe medica, dedicata specificamente alla diagnosi e al trattamento della malattia endometriosica, è composta da quattro ginecologi formati presso i principali centri di riferimento nazionali: Paolo Venturini, responsabile dell’U.O. di Ginecologia, Marc’Antonio Vezzani, Gaia Po, Alba Manzo. L’ambulatorio, grazie a percorsi dedicati, collabora con le radiologie degli ospedali dell’Area Nord, con le chirurgie degli ospedali di Carpi e di Mirandola, con l’Urologia dell’Ospedale di Carpi e con i consultori dell’Area Nord.
Sono circa 160 le donne seguite ogni anno, con il 30% di prime diagnosi e il 70% di follow-up; più di 50 gli interventi chirurgici per endometriosi effettuati ogni anno dall’Unità Operativa di Ginecologia.
“Si tratta della classica punta dell’iceberg – commenta la dottoressa Pellizzari –. L’endometriosi è una malattia largamente sottovalutata in quanto solo una bassa percentuale di donne che ne soffre sa di esserne affetta. Conoscere l’endometriosi è il primo passo del percorso di cura”.
“I sintomi possono diventare cronici e accompagnare la donna, specie durante le mestruazioni, per tutto il periodo riproduttivo – evidenzia il dottor Venturini –. L’endometriosi può divenire invalidante dal punto di vista fisico e psichico e può incidere sulla qualità di vita con ripercussioni a livello sociale e personale”.
L’endometriosi può colpire le donne in età fertile a partire dall’adolescenza. Si parla di endometriosi quando un tessuto simile all’endometrio (tessuto che riveste la superficie interna dell’utero) si forma e cresce in una zona “anomala”, cioè diversa dalla normale sede dell’utero (come ad esempio le ovaie, il peritoneo, i legamenti uterosacrali e il setto retto-vaginale). Tali formazioni possono essere causa di dolore, infiammazioni e altri fastidi.
“La conoscenza della malattia – prosegue la dottoressa Pellizzari – è il primo passo del percorso di cura. Una corretta prevenzione e una pronta diagnosi fanno vivere meglio e prevengono la sterilità. Per una giusta diagnosi della patologia occorrono in media nove anni. Le tardive diagnosi e le conseguenti ingenti spese per visite ed operazioni chirurgiche, si accompagnano spesso alla sottovalutazione dei sintomi denunciati dalle donne. Il colloquio approfondito con il medico, la cosiddetta anamnesi, è la base per la diagnosi. Mentre la paziente descrive dettagliatamente i suoi sintomi ed i suoi disturbi è già possibile sospettare un’endometriosi”.
L’endometriosi, che può essere cronica o ricorrente, è trattata nell’80% dei casi con una terapia medica, a cui può risultare necessario affiancare una terapia chirurgica. Lo scopo terapeutico è di alleviare il dolore, ottimizzare la fertilità e prevenire o trattare le complicanze. L’importanza di prevenzione e diagnosi precoce è confermata dai dati: tra il 30 e il 50% delle donne in età adulta con endometriosi è infertile e il 60% presentava sintomi già in adolescenza.
Come prenotare
Per prenotare una visita presso l’ambulatorio contattare la segreteria di Unità Operativa allo 059/659.356 dal lunedì al venerdì dalle 12 alle 13.30 oppure scrivere un’e-mail all’indirizzo preopgincarpi@ausl.mo.it.