Ha un involucro di stoffa, con cotone all’interno e tessuto tecnico all’esterno, ma non è una mascherina lavabile come le altre perché è dotata di un filtro sostituibile che la rende sicura. Prodotta a Carpi, Eta 20 nasce da un progetto solidale con finalità ambientali che vede coinvolte l’azienda Pretty e la cooperativa sociale Eta Beta in collaborazione con Zero Waste Italy e il supporto tecnico dell’Università di Bologna
“La mascherina è stata studiata e prodotta da Pretty testando materiali appositamente sviluppati. Lo strato esterno è realizzato con il tessuto di Pretty – spiegano i carpigiani Stefano e Giovanni Forti – trattato con una tecnologia antimicrobica ed antivirale, mentre i filtri sono testati dall’Alma Mater”.
Eta 20 è un’alternativa importante al disastroso sistema dell’usa e getta ed è una mascherina solidale perché “con questo progetto la cooperativa Eta Beta può garantire un lavoro a 10 persone che presentano varie disabilità. Più diffonderemo l’uso di queste mascherine più favoriremo l’inserimento lavorativo di persone fragili” spiega Joan Crous, presidente di Eta Beta.
Alla conferenza stampa di presentazione di Eta 20 è intervenuta la vicepresidente e Assessore al contrasto alle diseguaglianze e transizione ecologica della Regione Emilia Romagna, Elly Schlein, che ha dichiarato: “questo progetto dimostra che nella nostra Regione c’è la capacità di innovare e di trovare le migliori soluzioni anche quando si attraversa una crisi così difficile e complessa. È un progetto bello e importante perché state mettendo in pratica l’Agenda 2030, cioè trovare soluzioni che tengano insieme più sfide: la tutela della salute delle persone e del nostro pianeta attraverso mascherine lavabili e riutilizzabili, in ottica di economia circolare, scegliendo materiali meno impattanti e riducendo la quantità di rifiuti prodotti, con il valore aggiunto che nella Cooperativa Eta Beta trovano posto anche tanti lavoratori e lavoratrici fragili, coniugando economiacircolare e inclusione sociale. Questa è la via con cui ricostruire un futuro più sostenibile ed equo”.
Eta 20, dunque, oltre a proteggere dal contagio chi la indossa, fa bene all’ambiente perché si lava e si riutilizza con tanto di certificazione anche dopo molti lavaggi e fa bene alle persone che ruotano intorno al progetto perché si tratta di soggetti svantaggiati e fragili a cui è offerta la possibilità di lavorare.
S.G.