In Emilia Romagna la curva dei contagi si sta stabilizzando ma, chiarisce Raffaele Donini, assessore regionale alla Sanità, “i numeri restano alti”. L’indice di trasmissione scende dall’1,18 della scorsa settimana a 1 ma l’incidenza, 298 nuovi malati su 100mila abitanti, seppure in lieve discesa, continua a destare preoccupazione.
In ambito ospedaliero la pressione resta altissima e il livello di saturazione dei reparti ha superato da tempo la soglia di rischio: “ad oggi abbiamo un’occupazione del 57% dei reparti Covid (il livello di guardia è fissato al 40%) con 3.702 pazienti ricoverati, mentre quella delle terapie intensive è pari al 51% (livello di guardia al 30%). La sanità regge”, prosegue Donini, ma a fatica. Grandi speranze sono riposte nei vaccini ma le dosi continuano ad arrivare a singhiozzo.
“Ad oggi abbiamo somministrato l’88% delle 779mila dosi che ci sono state consegnate dall’inizio della campagna vaccinale, le altre fungono da scorta per garantire le seconde dosi in caso di ritardi nelle consegne. Il 10% di coloro che hanno completato il ciclo di immunizzazione è emiliano romagnolo: questo vuol dire che l’organizzazione messa in piedi funziona e funziona bene”.
La priorità, come previsto dal Governo, è data alle categorie più vulnerabili e per questo motivo, spiega l’assessore, “abbiamo chiesto alle varie aziende sanitarie di attivarsi per anticipare le vaccinazioni, a oggi spalmate fino a maggio, degli ultraottantenni, ovvero il target più a rischio. Vorremmo infatti che la popolazione over 80 anni prenotata venisse vaccinata entro la metà di aprile (ndr – saranno le Ausl a contattare le persone)”.
In regione sono 102 i punti vaccinali attivi ma a questa potenza di fuoco si sommano anche i medici di Medicina Generale: “questi professionisti hanno dato una buona prova di sé, in due settimane hanno vaccinato circa 60mila persone afferenti al target della scuola. In vista dell’arrivo di una consistente quota di dosi abbiamo proposto loro di farsi carico della vaccinazione di tutti i caregiver e delle persone con funzioni di cura di anziani e disabili”.
Anche il mondo dell’impresa sta dimostrando un grande senso di responsabilità mettendo a disposizione le proprie strutture come ulteriori poli vaccinali: “la possibilità di poter contare sugli spazi e sui medici del lavoro di queste grandi aziende – sottolinea l’assessore – rappresenta un ulteriore passo avanti. Ovviamente tale opzione sarà praticabile solo dopo il completamento delle categorie più vulnerabili. Di certo tale implementazione nel numero delle somministrazioni contribuirà a rendere ancora una volta la nostra regione una di quelle che vaccinano di più e più in fretta”.
E se la macchina è pronta non si può certo dire la stessa cosa sul fronte delle dosi a disposizione anche se qualcosa dovrebbe cambiare a partire dal mese di aprile.
Arriveranno infatti in Italia nella seconda metà di aprile le prime dosi del vaccino Johnson & Johnson il siero monodose che darà una spinta vigorosa alla campagna vaccinale contro il Coronavirus. Almeno all’inizio però si tratterà di quantità limitate, che aumenteranno via via tra maggio e giugno. I vantaggi di Johnson&Johnson, che dopo l’ok dell’Ema ha avuto anche il via libera di Aifa, derivano dall’essere un vaccino maneggevole, facilmente conservabile e monodose: basterà una sola iniezione per completare l’immunizzazione di ogni soggetto e ciò permetterà di accelerare la campagna.
“Questa settimana – prosegue Donini – attendiamo oltre 145mila dosi tra Pfizer, Moderna e AstraZeneca a cui si aggiungono le 40mila di Astra ancora sotto sequestro e che presto torneranno disponibili. Ad aprile invece sono attese 600mila dosi di vaccino e, stando alle parole del ministro, a queste dovrebbero sommarsi, nella seconda metà del mese, le prime forniture di Johnson&Johnson: se tale quota fosse consistente il passo della campagna vaccinale diventerebbe assai più veloce. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a 20mila somministrazioni al giorno: noi siamo pronti a correre. Se tra aprile e maggio arriveranno tanti vaccini la campagna, sempre nel rispetto del piano nazionale, potrà essere così estesa alle altre fasce della popolazione in maniera decrescente rispetto all’età”.
In attesa che alle promesse seguano i fatti, ricordiamo a tutti coloro che si recano ai punti vaccinali a fine giornata nella speranza che sia rimasta una dose anche per loro, che i vaccini rimanenti vengono inoculati ai cosiddetti riservisti. “Le aziende sanitarie hanno a disposizione degli elenchi di persone che, al momento della prenotazione, si sono dette disponibili a raggiungere entro al massimo un’ora il polo vaccinale in caso di dosi residue. Tutti i riservisti – ha più volte sottolineato Donini – rientrano nei target al momento oggetto di vaccinazione”.
Sulla durata della protezione dei vaccini interviene invece la dottoressa Licia Petropulacos, direttrice generale Cura della Persona, Salute e Welfare della Regione: “al momento non abbiamo certezze, d’altronde questi vaccini sono in uso solo da alcuni mesi. I dati scientifici paiono indicare un’immunizzazione di lunga durata ma come tuti i coronavirus, anche il Covid 19 ha la tendenza a mutare e quindi si potrebbe ottenere un’immunità specifica non valida per tutti i ceppi che in prospettiva si presenteranno. Forse dovremo fare i conti con una situazione simile a quella del virus influenzale, il quale necessita di richiami. L’immunità che si sviluppa col vaccino anti Covid, anche dal punto di vista della risposta anticorpale è valida, ma per sapere se durerà a lungo nel tempo e se proteggerà dai futuri ceppi di varianti occorrerebbe la sfera di cristallo”.
Jessica Bianchi