Covid e Industria, “Stiamo vivendo un terremoto economico ma qualche segnale di ripresa c’è”

“Due i numeri a cui dobbiamo guardare: -11% di fatturato nel 2020 e +7% quello previsto per il 2021”. A parlare è Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia nell’illustrare i dati, aggiornati al 28 febbraio, del quinto questionario inviato alle imprese associate (713, perlopiù manifatturiere, quelle che hanno risposto e che rappresentano 55mila dipendenti e quasi 23 miliardi di fatturato) per raccogliere informazioni su quanto la pandemia in atto stia impattando sulla loro attività e su quali contromisure abbiano messo in campo per reggere questo tsunami.

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Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia

“Due i numeri a cui dobbiamo guardare: -11% di fatturato nel 2020 e +7% quello previsto per il 2021”. A parlare è Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia nell’illustrare i dati (aggiornati al 28 febbraio) del quinto questionario inviato alle imprese associate (713, perlopiù manifatturiere, quelle che hanno risposto e che rappresentano 55mila dipendenti e quasi 23 miliardi di fatturato) per raccogliere informazioni su quanto la pandemia in atto stia impattando sulla loro attività e su quali contromisure abbiano messo in campo per reggere questo tsunami.

Il 23% delle aziende associate ha fatto ricorso nei primi mesi del 2021 alla Cassa Integrazione Ordinaria contro il 29% di settembre 2020, il 63% di maggio, il 79% di aprile, ma a marzo aumenta di nuovo la quota che prevede un utilizzo nei mesi fino a giugno, ovvero il 28%. Il ricorso allo smart working è tornato massiccio in questo primo bimestre (52%) e lo è altrettanto nel breve periodo, una modalità che molti dicono di voler mantenere anche in futuro. Il commercio elettronico è divenuto una strada obbligata per una quota consistente di aziende (22%) che hanno “approfittato” della pandemia per sviluppare o potenziare investimenti in tal senso. “Investimenti importanti che dimostrano come, nonostante il momento di difficoltà, le imprese non siano rimaste a guardare – prosegue Caiumi – ma abbiano fatto di tutto per dotarsi di mezzi utili per sostenere il proprio business”. Gli ordini si sono tendenzialmente ridotti nel primo bimestre del 2021 dello 0,9% contro il -17% di settembre 2020, il -23% di maggio e il -27% di aprile. Dal punto di vista delle filiere, a marzo 2021 la percentuale di associate che denunciano un calo significativo vede in particolare difficoltà Turismo e cultura (79%), Moda e lusso (73%) Agroalimentare (52%). Le previsioni sul fatturato 2021 mostrano segni di ripresa rispetto al 2020, ma insufficienti per un completo recupero: mediamente le aziende prevedono una crescita attorno al 7%, dunque non in grado di recuperare i livelli di fatturato del 2019 ancora distanti in misura attorno al 5%. Malgrado il “terremoto economico in corso”, il presidente si dichiara “cauto ma ragionevolmente positivo”. Un’azienda su due ha subito un calo di ordini e di fatturato ma, spiega Caiumi, “ve ne sono altre che impattano in modo importante sia per numero di dipendenti che in termini di fatturato che hanno performance altissime. Realtà sorprendentemente forti e per le quali si prevedono ottimi risultati nel corso dell’anno”. Le aziende che stanno subendo meno gli effetti nefasti della pandemia sono quelle che “lavorano in ambito internazionale, che hanno filiali dirette all’estero e relazioni molto solide con altri continenti”. La prima grande difficoltà che sta vivendo l’export, infatti, non è solo quella di far arrivare i propri prodotti bensì di poterli installare in modo assistito”. Il trasporto merci ha subito una fortissima contrazione per effetto del Covid e oggi non “siamo ancora tornati alla mobilità di prima: anche qualora il portafogli ordini sia ricco, vi sono delle difficoltà sul fronte spedizioni, un problema comune a tutta l’Europa. Se prima del 2020 un container costava 716 dollari, oggi può sfiorare i 4mila ma oltre al costo, il problema principale è la disponibilità di navi”. I mercati stanno iniziando a reagire: “l’Asia tiene, gli Stati Uniti stanno dando i primi cenni di ripartenza e il mercato interno italiano conta su filiere frizzanti, in movimento”. Ad andare meglio, aggiunge il presidente di Confindustria sono i settori “dell’automazione, del packaging, del medicale, della ceramica e del digitale. Imprese con numerose filiali nel mondo e dunque in grado non solo di vendere un prodotto tecnologico ma anche di installarlo. La mobilità dei tecnici è uno dei problemi maggiori ecco perché la nostra associazione ha chiesto al Governo di accelerare la vaccinazione di queste persone una volta che sarà terminata la campagna per le categorie più a rischio”. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando ha assicurato che il Governo estenderà fino a giugno il blocco dei licenziamenti per i lavoratori che dispongono di ammortizzatori sociali ordinari come la cassa integrazione, mentre per tutti gli altri varrà fino all’autunno. Sul congelamento dei licenziamenti in vigore da un anno nel nostro Paese, un unicum a livello internazionale, Caiumi ribadisce la necessità di “iniziare ad amalgamare l’emergenza con una situazione di ripresa. Credo sia arrivato il momento di gestire qualche eccezione sul fronte licenziamenti per ridare progressivamente alle imprese un certo margine di autonomia. Il tutto chiuso o tutto aperto non è un metodo funzionale, in nessun campo”.

Jessica Bianchi