La Bulgarelli Production, con quartier generale a Carpi, al servizio dei principali brand del lusso della moda per lo sviluppo e la realizzazione di cartellini, etichette, micro packaging e soluzioni personalizzate per abbigliamento e accessori, è la prima azienda del settore, a livello internazionale, a centrare l’ambizioso obiettivo del carbon positive. Ma cosa significa esattamente e come è stato possibile raggiungere questo traguardo? “Da anni abbiamo intrapreso un percorso di studio e di ricerca teso a comprendere come poter limitare il nostro impatto sull’ambiente grazie all’adozione di azioni e comportamenti virtuosi”, spiega il titolare dell’azienda, Davide Bulgarelli, che ha fatto di etica e sostenibilità i propri diktat.
Tra gli obiettivi dell’Europa vi è quello di diventare carbon neutral entro il 2050 attraverso una roadmap che prevede l’aumento degli obiettivi di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra al 2030 dall’attuale 40 al 50-55% e la mobilitazione di investimenti pubblici e privati per clima e ambiente nell’ordine di grandezza di 260 miliardi di euro l’anno ma la Bulgarelli Production ha fatto molto di più.
“Per poter essere carbon neutral – prosegue Bulgarelli – occorre abbassare le proprie emissioni e poi, una volta calcolate quelle residue, cercare di compensarle attraverso l’adozione di politiche di riforestazione. Un iter complesso, durante il quale abbiamo preso consapevolezza di quali fossero le emissioni abbattibili nei nostri processi produttivi. Il primo passo è stato l’implementazione dei pannelli fotovoltaici sul nostro stabilimento e oggi, il 95% dell’energia che consumiamo è prodotta da energie rinnovabili”.
Poi l’azienda ha ottimizzato processi e lavorazioni, migliorando la gestione dei rifiuti: “il Reparto cartotecnico produce notevoli quantità di sfridi di carta e cartoncino, scarti che però possono essere trasformati in una risorsa. Oggi ne avviamo al recupero circa 90 tonnellate all’anno”, sottolinea Bulgarelli.
A tali azioni micro e macro per abbassare la propria impronta ambientale si sono poi aggiunte le certificazioni (ISO 14064) a partire da quella che calcola, da monte a valle, tutte le emissioni residue prodotte, ovvero dall’acquisto della materia prima al manufatto finale e il suo fine vita:“nulla è stato tralasciato, abbiamo calcolato anche le emissioni prodotte dai nostri dipendenti nello spostamento casa – lavoro, sulla base del chilometraggio e del modello dell’auto utilizzata”.
Il risultato? La Bulgarelli Production emette circa 420 tonnellate di Co2 all’anno e, a quel punto, numeri alla mano, spiega il titolare, “abbiamo iniziato a lavorare sulle compensazioni, finanziando progetti di rimboschimento e salvaguardia delle aree boschive in Italia. Piantare alberi giovani, infatti, è necessario ma non sufficiente, dal momento che i nuovi esemplari impiegano anni prima di iniziare a catturare anidride carbonica. Piantumare nuove essenze significa scommettere sul futuro ma per essere efficaci nell’immediato è fondamentale preservare il verde maturo esistente”.
E’ nata così, “dettata dalla volontà di voler fare qualcosa di concreto e importante nella direzione della sostenibilità ambientale”, la collaborazione stretta e fattiva con Phoresta, associazione italiana senza fini di lucro che si propone di contrastare il riscaldamento globale e la deforestazione, ed Etifor, spin-off dell’Università di Padova.
Un impegno, quello di questo fiore all’occhiello carpigiano, che gli è valso anche la certificazione FSC (Forest Stewardship Council): riconoscimento internazionale che certifica la gestione responsabile e sostenibile delle foreste.
Oggi, grazie alle azioni messe in campo, la Bulgarelli Production non solo è carbon neutral ma cattura più anidride carbonica di quanta ne emette ( 720 Ton. di CO2 catturata ). Un saldo positivo che la rende carbon positive.
Una sensibilità, quella che guida Davide Bulgarelli, che viene da lontano: “ho sempre pensato di dover fare qualcosa come cittadino e come imprenditore. Gia vent’anni fa, quando il tema dell’efficienza energetica era ancora agli albori nel nostro Paese, ho fatto realizzare la mia casa in classe A in modo che impattasse il meno possibile e in giardino ho piantato quanti più alberi potevo. Da imprenditore di un’azienda produttiva e dunque inquinante ho sentito il dovere di impegnarmi ancora di più: mi sono documentato, ho iniziato a prendere familiarità con parole nuove, come carbon neutrality, e ho perseguito la strada della sostenibilità”.
In un momento complesso come quello attuale per la nostra economia crede che investimenti di questo tipo siano sostenibili per i bilanci aziendali?
“La mia risposta è senza dubbio affermativa anche se mi rendo conto di parlare da un punto di vista privilegiato dal momento che la nostra azienda è solida e ha sempre prodotto degli utili. Spesso azioni di questo tipo vengono considerate costi anziché investimenti ma noi abbiamo fatto una scelta precisa: rinunciare a una fetta di margini per intraprendere un percorso all’insegna della sostenibilità ambientale e sociale (ndr – l’azienda è certificata SA 8000, riconoscimento che comprova il rispetto dei principi etico-sociali determinati dalle convenzioni e dal SAI, cooperando con tutti gli stakeholders, dai dipendenti ai fornitori, per il miglioramento etico sociale). Azioni che hanno ritorni diretti e non solo: l’installazione di un impianto fotovoltaico, ad esempio, implica certamente una spesa ma ogni anno consente di abbattere i costi energetici. E poi vi è il ritorno indiretto dal punto di vista commerciale: le scelte green, infatti, sono molto apprezzate dai brand del lusso”.
Un esempio virtuoso e concreto, quello della Bulgarelli Production, che testimonia con forza come un modello di sviluppo sostenibile possa diventare una realtà.
Esistono molti “venditori di fumo. Imprenditori che millantano iniziative che, a ben guardare nel bilancio aziendale sono a dir poco marginali e sostanzialmente prive di ricadute in termini di benefici per l’ambiente. Chi intende fare davvero qualcosa – conclude Davide Bulgarelli – lo faccia con serietà e trasparenza. Chi parla di sostenibilità non lo faccia solo per riempirsi la bocca e guadagnare visibilità”, in gioco c’è molto di più. C’è il futuro di tutti noi.
Jessica Bianchi