La società fallisce e Villa Castellazzi casca a pezzi

L’accordo sottoscritto quattro anni fa tra il Comune di Carpi e la società bolognese DMR, proprietaria del lotto racchiuso tra via Parmenide, tangenziale Losi e via Cattani, prevedeva il recupero dell’adiacente Villa Castellazzi, ovvero un complesso composto da tre fabbricati: la villa padronale, l’abitazione rurale e l’ex fienile.

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Correva l’anno 2017 quando venne sottoscritto un accordo tra il Comune di Carpi e la società bolognese DMR, proprietaria del lotto racchiuso tra via Parmenide, tangenziale Losi e via Cattani. In cambio di una deroga che avrebbe permesso alla società di aumentare i volumi del Burger King, la società si impegnava, a titolo di compensazione, a cedere al Comune un’area di circa 500 metri quadrati per la realizzazione di una porzione del sovrappasso con tanto di progettazione esecutiva e il versamento di 26mila euro (obblighi rispettati dalla DMR, peccato che di quel sovrappasso non vi sia ancora l’ombra in città, ma questa è un’altra storia). L’accordo tra le parti prevedeva anche il recupero dell’adiacente Villa Castellazzi, ovvero un complesso composto da tre fabbricati: la villa padronale, l’abitazione rurale e l’ex fienile. 

La DMR, si legge nella documentazione, dovrà “presentare entro tre anni dalla stipula del presente accordo la richiesta del titolo edilizio per il recupero dei fabbricati esistenti”. E, ancora, “a convertire prima del rilascio dei titoli edilizi destinati al recupero di Villa Castellazzi e suoi annessi, la garanzia fideiussoria… nel versamento di 50mila euro a garanzia del completo adempimento degli obblighi del presente accordo, rinnovabile di anno in anno fino alla conclusione dei lavori. Resta inteso sin da ora che detti impegni varranno anche per nuovi interventi ed aventi causa, se diversi dalla DMR srl”. Qualcosa, a quattro anni di distanza, deve evidentemente essere andato a storto, a testimoniarlo sono le pessime condizioni in cui versa il complesso di Villa Castellazzi. I fabbricati, stanno infatti letteralmente cadendo a pezzi nel più completo disinteresse generale.

“La società è fallita – spiega Riccardo Righi, assessore all’Urbanistica del Comune di Carpi – e questo spiega il mancato inizio dei lavori”.

Ma come si difende l’ente pubblico in caso di inadempienze da parte dei privati o, come in questo caso, di fronte a un fallimento?  

“Tutte le convenzioni, per quanto attiene agli obblighi dei privati, sono coperte da fideiussioni. In questo modo a fronte di proprietà inadempienti o fallite, il Comune può comunque riscuotere. Ci siamo attivati per incassare la fideiussione e poi, in sede di Giunta, decideremo come reinvestire la somma”.

E non sarà certo nella ristrutturazione del complesso poichè, conclude Righi, “l’immobile è di un privato e dunque noi non abbiamo alcun titolo per intervenire”.

Insomma, Villa Castellazzi, pezzo del patrimonio storico – artistico cittadino, se nessuno la acquisterà, è destinata allo stesso abbandono in cui ha versato per anni l’ex cantina di viale De Amicis.

Nella Guida di Alfonso Garuti si legge: “Sulla via per Correggio, inglobata in un settore spartitraffico della strada circondariale ovest, in abbandono, vi è Villa Castellazzi, costruzione della metà XVIII secolo, di semplice aspetto, a pianta quadrata, con in facciata portale ad arco. Incorniciato da modanature in cotto, sovrastante finestre chiuso da balaustra a colonnine e alti camini a capanna. All’interni arioso scalone che porta alla loggia superiore. Di lato è la corte rustica a cui si accede da due passaggi carrai, uno ad arco inscritto in trabeazione orizzontale con cornicione a dentelli, l’altro a pilastri quadrati e cancello”.

E così un altro pezzo di storia se ne va. Siam certi che se fosse stata in centro storico, Villa Castellazzi avrebbe avuto ben altro destino…

Jessica Bianchi