Le cicogne son tornate!

In tanti si sono fermati ad ammirare il gruppo di cicogne bianche che da giorni stazionano in via Remesina esterna, vicino a Tred. Questi bellissimi uccelli popolano da sempre l’immaginario di tutti noi, sin da piccini. Chi non conosce, infatti, la leggenda secondo cui la cicogna consegna i neonati ai neo mamma e papà? Scopri le origini di questa credenza.

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In tanti si sono fermati ad ammirare il gruppo di cicogne bianche che da giorni stazionano in via Remesina esterna, vicino a Tred. Questi bellissimi uccelli popolano da sempre l’immaginario di tutti noi, sin da piccini.

Chi non conosce, infatti, la leggenda secondo cui la cicogna consegna i neonati ai neo mamma e papà? Tale credenza, nata nei paesi nordici per poi diffondersi nel mondo latino, trae origine dal fatto che questi uccelli amavano stare su tetti e sui comignoli e, laddove vi erano dei bebè, il tepore emanato dai camini cresceva, richiamandone un gran numero. 

Simbolo di fertilità, dell’amore coniugale e della fedeltà, le cicogne sono infatti fedeli al proprio compagno e al nido, erano venerate già nell’antico Egitto come emblema della pietas dei figli verso i genitori, poiché si pensava che i piccoli, una volta cresciuti imbeccassero gli anziani non più in grado di nutrirsi. 

Nutrendosi anche di serpi, la cicogna è entrata persino nel simbolismo cristiano, quale metafora del Cristo che combatte il demonio. Insomma questi uccelli fanno parte di noi e della nostra storia e dunque, il loro ritorno, nelle campagne tra Carpi e Novi non può che rappresentare un buon auspicio.

“Oggi – spiega Daniela Rustichelli, delegata della sezione carpigiana della Lipu – le cicogne sono di passo nel nostro territorio mentre una trentina di anni fa si fermavano anche per nidificare. In via Fossetta Cappello avevano fatto un nido su un ex palo della linea elettrica e il Circolo naturalistico novese vi aveva posizionato delle ruote come supporto. Anche su un palo della luce di via Remesina si può ancora scorgere un nido ma lì un piccolo venne rinvenuto fulminato nel fossato e nessuna cicogna vi fece più ritorno”.

Al confine tra Carpi e Novi, in prossimità delle risaie e dei prati umidi, da qualche decennio è possibile ammirarle quando si fermano, anche in gruppo, ma la loro presenza, per quanto gradita, è in parte riconducibile al cambiamento climatico: “in certi paesi come il Portogallo e la regione spagnola dell’Andalusia grazie al clima mite invernale, le cicogne sono diventate stanziali ma qui, in pianura padana, – prosegue Rustichelli – sono tornate poiché gli inverni non sono più troppo rigidi e si sono adattate a nutrirsi in modo alternativo”.

La cicogna infatti si nutre di insetti, larve, roditori ma il suo cibo preferito è rappresentato dagli anfibi: “con la progressiva scomparsa delle rane questi uccelli hanno iniziato ad abbandonare il nostro territorio ma essendosi adattati a mangiare altro, compresi probabilmente i gamberi della Louisiana, stanno lentamente ripopolando il nord Italia e la pianura padana. Pesca piccoli animali nelle zone umide ma a volte la si vede tra aironi, guardabuoi o ibis sacri, mentre rincorre gli aratri per catturare le larve uscite allo scoperto. Nei prati asciutti caccia locuste, cavallette e topi. Il fatto che non sia rimasta a riprodursi nelle zone di via Remesina può essere riconducibile anche a un cambio delle colture: laddove vengono usati pesticidi in modo massiccio che provocano la morte di cavallette, grilli e insetti in generale, non si ferma”.

La cicogna bianca, tra gli uccelli più conosciuti d’Europa, è molto grande, anche più di un metro di lunghezza, “ha un lungo collo e un piumaggio bianco sporco a causa degli escrementi durante il periodo della cova, quando sta nel nido, e dell’inquinamento. Essendo uccelli che volano per tratti lunghissimi nel loro percorso di migrazione purtroppo raccolgono le polveri e la sporcizia presenti nell’aria. Le penne delle ali sono nere e creano un contrasto cromatico forte col resto del corpo che le rende facilmente riconoscibili in volo e in lontananza. Hanno le zampe e il becco molto lunghi, di un colore rosso chiaro – arancione, mentre i giovani hanno un piumino bianco, il becco nero e zampe rosa”. Il canto della cicogna è molto raro da udire poiché, spiega la delegata Lipu, il suo modo di “comunicare è quello di sbattere il becco, un vero e proprio rituale di saluto con il compagno e i piccoli così come durante il corteggiamento quando maschio e femmina battono il becco in maniera sincrona”.

Il volo è molto elegante, con il collo teso e le zampe all’indietro e, sul finire dell’estate, “salgono in cielo sempre più in altro, a caccia delle correnti ascensionali, per prepararsi a migrare verso l’Africa o l’Asia Minore dove sverneranno. A inizio autunno, nello Stretto di Gibilterra e nel Bosforo, si può assistere al raduno di migliaia di cicogne di passaggio: uno spettacolo davvero meraviglioso”, sorride Daniela Rustichelli.

Costruisce dei nidi enormi, a cui torna fedele, intrecciati e appoggiati in bella vista spesso sui pali della luce, posizione molto pericolosa soprattutto per i piccoli, se non vengono isolati. Un tempo però, aggiunge Rustichelli, le cicogne “nidificavano sui grandi alberi e dunque la si potrebbe trovare su alberi di alte dimensioni come pioppi o platani isolati”. 

Perseguitata per secoli dall’uomo, la cicogna ha cessato di riprodursi in tanti paesi e in altri la sua presenza si sta rarefacendo a causa dell’agricoltura, dell’uso massiccio di pesticidi che inquinano la terra e l’acqua e che riducono e contaminano il cibo e della dispersione di rifiuti e micro rifiuti plastici. Per non parlare del bracconaggio e della folgorazione sulle linee elettriche. 

“In Italia ha fatto ritorno ma il suo stato di conservazione è ancora inadeguato. Nel nostro Paese grazie all’opera meritoria di varie associazioni, a partire dalla Lipu, e di alcuni privati, la popolazione sta aumentando. Ad oggi sono state censite 300 – 350 coppie di cicogna bianca, il 14% delle quali vive in Sicilia dove esistono  diversi centri di ripopolamento soprattutto nella Piana di Gela, con un trend in forte aumento secondo i dati della Lipu”, commenta Rustichelli. E allora che fare per tutelare questi straordinari uccelli?

“Aver piazzato delle piattaforme tra Carpi e Novi per invogliare le cicogne che sorvolano il territorio a nidificare è un’iniziativa lodevole ma occorre fare di più: impiegare meno pesticidi nei campi e optare per coltivazioni più tradizionali. La cicogna, simbolo dell’agricoltura più sostenibile, è una specie bio indicatrice e occorre dunque fare un’azione di sensibilizzazione anche nelle scuole nei confronti di questi uccelli migratori. E poi si devono individuare nuovi siti di nidificazione per la protezione della specie e difendere quelli già presenti sui pali dei tralicci in disuso, sugli alberi alti, nelle zone umide e presso i privati”, conclude Daniela Rustichelli.

Jessica Bianchi

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