Commercio e centro storico, vedi alla voce rigenerazione urbana e digitalizzazione

Il commercio tradizionale è in ginocchio e non solo a causa dello tsunami Coronavirus. Messo a dura prova dai colossi dello shopping on line, il commercio al dettaglio, vive una stagione durissima e molte attività rischiano di dover abbassare la serranda. A intravedere una luce e una possibilità di uscita da questo mare in tempesta nel quale il commercio cerca di barcamenarsi da ormai troppo tempo è il carpigiano d’adozione Rosario Cardillo, per sette anni coordinatore di ConCarpi nonché operatore di lunga esperienza nel settore del marketing territoriale.

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Rosario Cardillo

Il commercio tradizionale è in ginocchio e non solo a causa dello tsunami Coronavirus. Messo a dura prova dai colossi dello shopping on line, il commercio al dettaglio, vive una stagione durissima e molte attività rischiano di dover abbassare la serranda. A intravedere una luce e una possibilità di uscita da questo mare in tempesta nel quale il commercio cerca di barcamenarsi da ormai troppo tempo è il carpigiano d’adozione Rosario Cardillo, per sette anni coordinatore di ConCarpi nonché operatore di lunga esperienza nel settore del marketing territoriale. Due le parole chiave: rigenerazione urbana e digitalizzazione. “Il cambiamento – spiega Cardillo – deve essere strutturale e sistemico, raddrizzare il tiro, infatti, non è più sufficiente. La resistenza al cambiamento è radicata e oggi tale condizione è ulteriormente aggravata da un generalizzato senso di scoraggiamento: un binomio che schiaccia gli imprenditori in un pericoloso immobilismo”.
E allora che fare? Quali azioni occorre mettere in campo per salvaguardare le attività ed evitare lo spopolamento dei centri storici?
“Per rivitalizzare soprattutto le vie interne dei centri storici occorrono progetti innovativi di rigenerazione urbana su base sociale, che rimettano al centro il ruolo della residenza. Va poi ripensata la gestione degli spazi commerciali sotto il profilo immobiliare, adottando soluzioni originali ormai inevitabili: dove è possibile, andrebbero aperti varchi interni tra i negozi, favorendo la circolarità della clientela, la contaminazione tra vendita e servizi, ma anche la condivisione creativa di spazi in co-working, coinvolgendo le professioni più innovative e favorendo così le economie di scala sui costi di gestione. Chi lo ha detto che in un negozio non possano convivere attività differenti? In questo modo si creano situazione all’insegna della sinergia, dello scambio… e si catalizza la curiosità della gente”.
Insomma progetti che vanno ben oltre il commercio, capaci di coinvolgere la comunità e di ripensare il concetto stesso dell’abitare. “I piano terra devono riprendere vita e dunque occorre scoraggiare l’idea di riempirli di garage. Per operare tale trasformazione urbanistica perché non coinvolgere architetti e visionari in grado di offrire chiavi di lettura diverse?”.
Nel trevigiano, dove Cardillo è assai attivo, è nato il portale TrevisoNow, la prima grande vetrina del territorio che si affaccia nel panorama globale mettendo insieme persone (consumatori), imprese (commercianti), servizi (i sistemi di consegne) e istituzioni (che comunicano con i cittadini-consumatori e promuovono il territorio).
“Lo sviluppo digitale delle piccole imprese commerciali non è un’opzione – prosegue Cardillo – il processo di digitalizzazione non più rimandabile. I social sono uno strumento di lavoro e aderendo a piattaforme territoriali che usano come magazzino non i grandi capannoni di Amazon ma quelli degli stessi negozi si possono recuperare quote di mercato. L’ecommerce non costituisce una alternativa al commercio tradizionale bensì una integrazione, un servizio che può anche veicolare il ritorno del cliente in negozio. La dolorosa sparizione di grandi tradizioni commerciali, di famiglia, spesso deriva dall’assenza di preparazione nell’affrontare il futuro e nell’adottare i grandi cambiamenti richiesti da un mondo in continua evoluzione”. Al momento Cardillo è impegnato nella stesura di una sorta di vademecum, “un manuale per suggerire agli stessi imprenditori del commercio una serie di azioni per affrontare la ripresa post Covid”.
Vincere “la pigrizia è fondamentale per avere dei risultati. Perchè non aggiungere ai propri servizi anche le consegne a domicilio? E non parlo solo dell’alimentare. Un mondo ben lungi dall’essere esplorato questo, che potrebbe essere potenziato grazie al digitale. Solo attraverso la somma di varie linee di intervento si possono ottenere incrementi significativi nel tempo”.
Azioni a cui, suggerisce Rosario Cardillo, dovrebbe aggiungersene un’altra: “lo studio della propria città, della propria storia. Possedere delle competenze per accogliere eventuali turisti è un plus ma per poter raccontare il territorio – e rendere così il proprio negozio un prezioso punto di scambio e di informazioni – è necessario conoscerlo e a fondo”.
Insomma a decretare la desertificazione dei centri storici non è certo la mancanza di parcheggi poiché, come asserisce Cardillo, “quando senti il desiderio emozionale di fare un acquisto, non c’è parcheggio che tenga, in centro ci arrivi. Non sono certo due passi in più a scoraggiarti. Quella dei parcheggi è una storia antica, spesso un alibi”.
Certo un’offerta merceologica appiattita e di qualità medio-bassa non aiuta a polarizzare l’interesse dei consumatori e a farli tornare in centro.
“L’emergenza Covid ha portato con sé bisogni nuovi che sono convinto concorreranno a far cambiare il mercato. Oggi più che mai la gente è interessata a temi quali il benessere, la sostenibilità, il riciclo, la salubrità, la tracciabilità dei beni. E allora perché non scommettere su questi valori emergenti? Credo che l’attenzione debba spostarsi su un’offerta coerente con l’evoluzione degli stili di vita, accompagnata da un concetto nuovo di qualità. E, ancora, perchè non compiere dei gesti di attenzione verso la comunità, attuabili con gli strumenti classici del marketing, come le manifestazioni a premio ad esempio, o con buoni prepagati riutilizzabili nei negozi aderenti?”.
Infine, le liberalizzazioni sugli ampliamenti dei plateatici legati alla pandemia potrebbero lasciarci in dote qualcosa e, conclude Rosario Cardillo, “attraverso appositi regolamenti sarebbe auspicabile che anche le botteghe potessero usufruire degli esterni rimodulandone l’utilizzo. Si potrebbero creare dei veri e propri salottini all’aperto come già accade nelle grandi città turistiche dove fare intrattenimento e non solo”.
Insomma, le idee per dar vita a un cambiamento strutturale non mancano ma occorre uscire dall’immobilismo. Una condizione in cui, purtroppo, non sono invischiati solo gli operatori del commercio…
Jessica Bianchi

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