Nel racconto di nonna Silvana Buraschi (carpigiana classe 1930), oltre alla narrazione di un fatto storico vissuto in prima persona, emerge ancora con forza la tensione e l’emozione di quei momenti. Le sue parole superano il valore testimoniale per diventare un esempio di vita vissuta in difesa di ideali fondamentali, dalla pace alla solidarietà, alla libertà. “Sono diversi i ricordi della nonna di quegli anni. Quando parliamo – spiega il nipote Francesco che ha montato il video – mi racconta che in bicicletta si avvicinava spesso ai confini del campo di Fossoli e, senza essere vista, lanciava oltre il filo spinato delle pagnotte di pane che faceva in casa. In cambio i prigionieri le lanciavano qualche paio di scarpe (ricorda mucchi di scarpe ammassati accanto a una baracca). Con l’arrivo di Don Zeno il campo venne trasformato da un luogo di morte a uno di amore: Nomadelfia, la città di Dio. Fu proprio in quegli anni che la nonna aprì la Macelleria a Fossoli e, fino agli Anni ’70, iniziò a vendere settimanalmente la carne all’interno del Villaggio San Marco”.