Carne suina a rischio Covid: la Cina distrugge un container di Opas

I cinesi dichiarano guerra alla carne di maiale congelata proveniente dall'Italia e da altri Paesi Ue poiché ritenuta rischiosa per la diffusione del Coronavirus. A farne le spese anche Opas, ex Italcarni, di Migliarina. Lo stesso problema, denuncia Pozzi, riguarda altre “società europee simili alla nostra, comprese alcune aziende tedesche, olandesi, francesi e spagnole. Siamo caduti, nostro malgrado, all’interno di una guerra commerciale molto più grande di noi tra Cina e Unione Europea. E a farne le spese non sarà solo Opas, ma tutta la filiera suinicola italiana”.

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I cinesi dichiarano guerra alla carne di maiale congelata proveniente dall’Italia e da altri Paesi Ue poiché ritenuta rischiosa per la diffusione del Coronavirus.
A fare i conti con questa decisione è stata Opas, ex Italcarni, di Migliarina: lo scorso 3 gennaio, un container contenente 30mila chili di zampetti, per il valore di circa 50mila euro, è stato distrutto in seguito ad alcuni controlli eseguiti nella dogana di Dong Guan.

Valerio Pozzi, amministratore delegato di Opas

“La positività al Covid – spiega Valerio Pozzi, amministratore delegato di Opas che, lo ricordiamo, gestisce il più grande macello di suini in Italia – sarebbe stata rilevata attraverso un test effettuato su un cartone. Noi sanifichiamo con cura imballaggi e container prima della partenza e la carne, dopo essere stata conservata a -40 gradi, nei quaranta giorni che impiega a giungere a in Cina, viaggia a una temperatura costante di -18 gradi. Il risultato del test è dunque inspiegabile dal punto di vista scientifico: prima d’oggi non abbiamo mai avuto alcun problema. Dopo essere stati avvertiti dal nostro cliente cinese, la multinazionale Cofco, senza alcun contraddittorio e senza coinvolgerci nelle analisi, le autorità hanno deciso di procedere con la distruzione della merce. Ora, oltre al danno, arriverà anche la beffa, dovremo infatti pagare 100mila euro per risarcirli delle spese sostenute per liberarsi del container… è assurdo”. Lo stesso problema, denuncia Pozzi, riguarda altre “società europee simili alla nostra, comprese alcune aziende tedesche, olandesi, francesi e spagnole. Siamo caduti, nostro malgrado, all’interno di una guerra commerciale molto più grande di noi tra Cina e Unione Europea. E a farne le spese non sarà solo Opas, ma tutta la filiera suinicola italiana”.
Al momento Opas ha in consegna altri 40 container in Cina ma, ammette il manager, “come faccio a fidarmi? Noi seguiamo tutti i protocolli di sicurezza ma il rischio di veder andare in fumo altra merce è troppo alto. Stiamo incrociando le dita affinché non si verifichino problemi nelle altre dogane e nulla venga bloccato”.
Il dossier di quanto accaduto è già sul tavolo di Commissione europea, Ministero degli Esteri, Ministero della Salute, Ambasciata italiana a Pechino e delle principali organizzazioni agricole: “tutti si sono mossi in modo tempestivo e siamo ottimisti che questo spiacevole episodio non si ripeta più”, prosegue Valerio Pozzi.
Opas ha iniziato a esportare carne congelata verso il gigante asiatico lo scorso aprile, dopo la sottoscrizione dell’accordo commerciale Via della Seta tra il governo italiano e quello cinese: “un business che in meno di un anno, da aprile a dicembre 2020, ci ha fruttato circa 15 milioni di euro. Inoltre il mercato cinese chiede prodotti poco nobili del maiale, dalle code alle pance, passando per le zampe. Una vera boccata d’ossigeno e un valore aggiunto per gli allevatori suinicoli italiani i quali devono fare i conti con prezzi davvero stracciati: la carne suina, infatti, oggi vale 1,2 euro al chilo il livello più basso mai raggiunto negli ultimi anni”. Esportare in Cina è stata una vittoria, “noi chiediamo solo che venga ripristinata la legalità e che vengano fissate regole chiare e certe”.
Jessica Bianchi