“I newyorkesi sono abituati ai cambiamenti”

La Grande Mela è la sua casa da nove anni. E’ lì che la carpigiana Martina Guandalini ha scelto di vivere. Una metropoli che ha saputo dimenticare, seppur per poco l’emergenza Coronavirus che l’ha travolta, per festeggiare la vittoria del “suo” candidato, il democratico Joe Biden. “Le aspettative più evidenti sono quelle che riguardano le politiche a supporto del Covid. Sappiamo bene che Trump non ha agito bene, facendo mancare una leadership forte che guidasse l’intero Paese. Ci sono interi stati dove non si sono prese misure di sicurezza. ora si spera che Biden agisca come Cuomo per portare ordine e contenere i danni”.

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Martina Guandalini Ph - Francesca Magnani

La Grande Mela è la sua casa da nove anni. E’ lì che la carpigiana Martina Guandalini ha scelto di vivere dedicandosi al suo lavoro di architetto, creative director e dj. Una metropoli che ha saputo dimenticare, seppur per poco l’emergenza Coronavirus che l’ha travolta, per festeggiare la vittoria del “suo” candidato, il democratico Joe Biden.

Ph – Mila Tenaglia

Martina per chi hai votato se possiamo chiedertelo?

“Io non posso votare. Solo i cittadini possono farlo e io sono una green card holder (quasi) ancora in procedimento.

Mio marito americano, ha votato via posta. Eventualità già possibile ma che quest’anno ha avuto più risonanza a causa del Covid. Sicuramente un metodo più sicuro che limitava le file e le aggregazioni”.

Come ha festeggiato New York, roccaforte democratica, la vittoria di Joe Biden?

“NY era una città in festa. La sensazione era quella di vivere la fine di una dittatura. So che sembra una frase forte ma la gente si è lanciata in grida e applausi, dalle finestre e per strada. La cittò sembrava respirare di nuovo a pieni polmoni. Un po’ come quando in Italia vinciamo un mondiale o un europeo di calcio. Ecco immaginatevi quello. E’ stata una bella sensazione. Diciamo che ha vinto di nuovo un’idea progressista dell’America. La parte positiva, lungimirante e che lascia un po’ di speranza per il futuro… si vedrà, per ora incrociamo le dita”.

Ph – Mila Tenaglia

Che clima si respira ora? Quali sono le aspettative?

“Le aspettative più evidenti sono quelle che riguardano le politiche a supporto del Covid. Sappiamo bene che Trump non ha agito bene, facendo mancare una leadership forte che guidasse l’intero Paese. Ci sono interi stati dove non si sono prese misure di sicurezza. La gente continua ad aggregarsi come se nulla fosse. Ora si spera che Biden agisca allo stesso modo di Cuomo che dall’inizio della pandemia ha saputo portare un certo ordine e contenere i danni in una metropoli come NY. All’inizio non ci immaginavamo minimamente come avremmo potuto fare: il flusso di persone che quotidianamente ingloba le strade di NY è troppo vasto. Eppure ce l’abbiamo fatta. Per fortuna, in generale, i newyorkesi hanno una grande capacità di adattamento e in generale rispettano le regole. Hanno superato l’11 settembre e la crisi del 2008, sono abituati ai cambiamenti forti”.

Madre indiana, padre giamaicano, marito ebreo. Kamala Harris, la prima donna a diventare vicepresidente negli Usa, emblema dell’America multietnica, si definisce una Happy warrior. Come è stata accolta la notizia della sua vicepresidenza?

“A mio parere la presenza di Kamala ha influenzato molto la vittoria di Biden. La gente ha riposto molta fiducia in lui, nel momento che ha nominato la Harris come vice presidente. Era la scelta perfetta, un politico preparato, di grande carisma, giovane e che rappresenta delle minoranze: l’essere donna e di colore. Ha un buon seguito e il supporto di tutta l’America intellettuale, quella degli artisti, da musicisti come Patti Smith alle generazioni più giovani e pop come Billie Eilish. Allo stesso tempo c’è anche una grande porzione di persone che la guarda con un occhio di riguardo a causa della sua carriera da prosecutor, durante la quale, nonostante si sia sempre considerata progressista, ha anche usato il pugno duro verso la comunità afroamericana senza essere di supporto. A mio modesto parere per ora incarna una figura positiva e sono fiduciosa. Abbiamo tutti bisogno di essere speranzosi. Le politiche che supportano la violenza e la discriminazione non hanno portato a molto. Anche perché poi arriva una pandemia mondiale e ci ritroviamo tutti a vivere la stessa situazione. A dover in un certo senso cooperare tra noi!Dopo 9 anni negli States ho compreso che ogni momento spartiacque, come le rivolte del Black Live Matters o il Me Too, contribuisce a promuovere cambiamenti progressivi. Mi auguro non si torni più indietro quindi anche Kamala ora ha una responsabilità in più: dimostrare di far cambiare le cose per davvero. Il Me Too ha rivoluzionato completamente gli ambienti di lavoro, per esempio, dove le donne ora sono più tutelate”.

Ph – Mila Tenaglia

Covid. Il bilancio degli States dalla comparsa del virus sale a oltre 11 milioni di contagi e 252.535 vittime. Gli Stati Uniti stanno assistendo a una fortissima recrudescenza dell’epidemia da nuovo coronavirus soprattuto nelle aree metropolitane. Com’è la vita a New York? Cos’è cambiato rispetto alla prima ondata? 

“La situazione a NY è uguale da maggio. Negozi aperti, mascherina obbligatoria sempre, social distancing (6 feet, circa 2 metri), ristoranti aperti solo all’aperto fino alla fine di settembre. Da ottobre hanno iniziato a permettere di mangiare anche dentro (solo 20 % delle capacità) ma grazie al fatto che il clima ha retto finora (non si sa come, un miracolo… il freddo arriva ora) la gente mangia ancora fuori. Con divisorie e diverse idee per limitare il contatto. NY è diventata una grande outdoor dining che prima non esisteva. Cinema e club sempre rimasti rigorosamente chiusi. Palestre aperte ma solo attività singole, nessuno corso di gruppo è mai stato ripreso da marzo. Solo nei parchi e in luoghi all’aperto. I musei hanno finalmente riaperto da settembre con tutte le solite norme di sicurezza. Quasi tutte le grandi compagnie hanno attuato la politica del working remotely fino alla fine del 2020. Questo ha aiutato tanto a mio parere. Facendo sì che anche i mezzi di trasporto non siano mai completamente pieni (prima al mattino eravamo come sardine). La cosa che mi piace vedere mentre giro per la città (specialmente downtown NY dove vivo io) che tanti ristoranti che magari non possono avere tavoli all’interno essendo troppo piccoli, si sono attrezzati e si sono trasformati in wine store, supermercati gourmet. E’ bello vedere questo atteggiamento resiliente, lungimirante con la voglia di non mollare.

Sarebbe bello che tutti potessero farlo… purtroppo non tutti i servizi hanno un’alternativa. Il club per cui lavoravo come Dj è chiuso da marzo, percepiscono ancora la disoccupazione ma davvero non so come sopravviveranno”.

New York, epicentro negli Stati Uniti della pandemia, come si è attrezzata per arginare i contagi? 

“Mascherina obbligatoria, disinfettante per mani ovunque (anche in metro) social distancing 6 piedi. Tutti puliscono e disinfettano tutto. Al ristorante, non ti puoi sedere se prima il tavolo non è stato pulito. Cose normali come credo abbiano fatto un po’ ovunque e in Italia anche”.

La mascherina quindi è obbligatoria…

“Sempre”.

La sanità sta reggendo l’urto di questo tsunami? Ci sono categorie che non hanno accesso alle cure?

“Il test è gratuito per tutti, anche per i non assicurati. Invitano tutti a testarsi settimanalmente o mensilmente, e da prima del Giorno del ringraziamento le file sono aumentate tantissimo. Io mi faccio un tampone al mese…. NY è piena di ospedali e cliniche: con la sanità privata, grande business per l’America, le strutture non mancano ma non conosco quale sia la situazione.”

Siete liberi di muovervi o sono state poste delle limitazioni agli spostamenti?

“Siamo liberi di muoverci sia all’interno che fuori dallo stato. Ovviamente con quarantena obbligatoria quando si torna dagli Stati più colpiti”.

Ph – Mila Tenaglia

Come giudichi la gestione della pandemia negli States e in particolare le azioni messe in campo dal governatore Cuomo?

“Mi sono posta tante domande e anche se stiamo vivendo tutti la stessa pandemia, ogni stato ha una storia a sè. Cuomo ha fatto un ottimo lavoro finora. Non siamo mai stati super estremi ma c’è un buon 70 percento di persone che rispetta tutto. Al di fuori di NY e altri pochi stati, la situazione è stata gestita malissimo. Forse quello che ha aiutato è stata la continuità. Anche da noi, con l’inizio dell’inverno, la situazione sta peggiorando. Cuomo ha richiuso le scuole per i più piccoli (le università non sono mai state riaperte, lezioni da casa) e tutto chiude alle 10 pm. Ora tutti sperano nel vaccino che arriverà’a breve! Qui tanti ricercatori in campo sanitario sono italiani, il nostro fiore all’occhiello. Un amico caro mi ha rincuorato sul vaccino, forse ci siamo vicini… Ad oggi, a quasi un anno dall’inizio di tutto mi sento grata al 100% di questo 2020 nonostante tutto. Sono fortunata ma allo stesso tempo inizio ad accusare mentalmente la mancanza delle relazioni sociali. Scrivete messaggi anche a chi non sentite da un po’, in questo momento c’è bisogno di darsi forza a vicenda. E poi fra una settimana torno in Emilia e nella mia amata Carpi dalla mia famiglia dopo un anno. Questo è già tutto per me”.

Jessica Bianchi