Cadono, uno dopo l’altro. Il personale sanitario è decimato dal Coronavirus e a dirlo sono i numeri. Impietosi. Sono circa 250 gli operatori positivi al Covid, dipendenti dell’Ausl (130) e dell’Azienda ospedaliero universitaria di Modena (120). “Un numero che varia di giorno in giorno – ha commentato il direttore generale dell’azienda sanitaria, Antonio Brambilla – e che impatta considerevolmente sull’attività assistenziale in quanto quotidianamente dobbiamo fare a meno, in media, di 200 – 250 unità”.
Ma quali sono le azioni messe in campo per tutelare medici, infermieri e Oss e per individuare con prontezza i colleghi asintomatici?
Fino al mese scorso venivano sottoposti a test sierologico ogni 20 giorni e, in caso di positività, a tampone molecolare. Ora, invece, i dipendenti devono fare il tampone ogni quindici giorni e il prelievo per il test sierologico ogni 45. Perchè la ciclica attività di screening di queste categorie ad altissimo rischio è cambiata? Qual è la ratio di questo cambiamento tanto impattante?
“La Regione Emilia Romagna – spiega l’Ausl – ha diramato, attraverso una circolare del 4 dicembre scorso, le nuove indicazioni per lo screening agli operatori sanitari. Indicazioni che l’Azienda Usl di Modena ha recepito e sta mettendo in atto, riorganizzando il calendario dei test per tutto il personale, secondo le tempistiche contenute nella circolare regionale, ovvero tamponi ogni 14-21 giorni e sierologici ogni 45-50. Si tratta di una revisione delle modalità di screening tanto complessa, per l’elevata quantità di esami diagnostici da effettuare nell’arco di un mese, quanto necessaria, al fine di far emergere nel più breve tempo possibile eventuali casi positivi all’interno del personale, ponendoli tempestivamente in isolamento per la sicurezza loro, dei famigliari, dei colleghi operatori e, non da ultimo, dei pazienti”.
Jessica Bianchi