“Non siamo untori, lasciateci lavorare, altrimenti non pagheremo più le tasse”

“Ora protestiamo in modo pacato: per non mettere nessuno in pericolo e non creare assembramenti non abbiamo organizzato nemmeno una manifestazione ma se nessuno ci ascolta, sarà guerra. Questo è il tempo della responsabilità ma dobbiamo essere aiutati”, dicono i ristoratori Tiziano Vignaroli e Stefano Facciolo.

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Stefano Facciolo e Tiziano Vignaroli

“La tensione è alta. La scelta di far chiudere alle 18 è incomprensibile. Soprattutto dopo che la stragrande maggioranza dei ristoratori ha rispettato le regole e fatto investimenti per aumentare ulteriormente il livello di sicurezza per i nostri clienti e per noi che ci lavoriamo. Riteniamo assolutamente sbagliata qualsiasi forma di protesta che non rispetti le regole o che addirittura faccia ricorso a forme di violenza, ma dobbiamo essere ascoltati e aiutati, in tempi brevissimi e in modo concreto”. E’ questo l’appello che arriva dal Consorzio di Ristoratori di Modena a Tavola attraverso la voce del presidente Stefano Corghi.
Una frustrazione, quella che serpeggia tra i ristoratori dopo il nuovo Dpcm, che nasce dal dover subire una decisione anche quando non vi è nessuna responsabilità concreta. “Anziché aumentare i controlli e, se necessario, comminare sanzioni nei confronti di chi non rispetta le regole, si colpisce tutti. Sapere che in questo Paese l’onesta non paga mi atterrisce e mi fa arrabbiare. Tutti i colleghi che in estate hanno lavorato in barba alle regole e alla faccia degli onesti dovrebbero vergognarsi”, commenta Tiziano Vignaroli, titolare insieme alla moglie Luana del ristorante La stazione del gusto.
Vignaroli stasera, lunedì 26 ottobre, insieme a Stefano Facciolo del ristorante Laghi Anna, ha deciso di ribadire davanti al suo locale come questa situazione di incertezza impedisca ai ristoratori di prendere decisioni e di provare a immaginare un futuro. “Come possiamo organizzarci? Quali programmi dovremmo fare? Cosa accadrà a Natale. In queste condizioni lavorare diventa impossibile”. La nuova stretta su bar e ristoranti introdotta dal Governo è “una mezza misura che non serve a nulla. Anziché prolungare l’agonia, sarebbe meglio una serrata totale ora. Sembrerò impopolare – prosegue Vignaroli – ma meglio chiudere ora che tra alcune settimane. Nessuno di noi può permettersi di non lavorare nel mese di dicembre, il periodo d’oro dell’anno, ma se andiamo avanti di questo passo il rischio è esattamente questo. Non siamo stupidi, lo sappiamo che alla fine arriverà il suppostone”. Tiziano si ritiene fortunato perché anche se “si lavora male, comunque si lavora. Per molti colleghi, soprattutto quelli specializzati in banchetti per cerimonie, non è così. Il momento è drammatico, nel Paese sale la rabbia, e anche a Carpi le cose non vanno bene, basti pensare ai 220 lavoratori della Goldoni che non sanno ancora quale sarà il loro destino. Ricordiamoci – prosegue Vignaroli – che se tutto intorno muore, moriamo anche noi”.
Le richieste avanzate da Vignaroli e Facciolo sono le stesse di molti altri colleghi scesi in piazza: “l’auspicio è che vengano ridiscussi gli orari di apertura – dicono – lasciateci lavorare almeno fino alle 22 e non fateci pagare le accise”. E nonostante in settimana le loro istanze verranno discusse con l’Amministrazione Comunale e le associazioni di categoria, Vignaroli è caustico: “se le richieste della nostra categoria non verranno accettate si va verso lo sciopero fiscale. Non pagherò più le tasse, solo i miei ragazzi, i fornitori e l’affitto. Tanto, cosa vuoi che mi capiti, mi ritirano la licenza? Già oggi lavoro in perdita. Per rispettare i protocolli ho fatto investimenti importanti, per assicurare il giusto distanziamento ho ridotto i posti disponibili da 110 a 60… Ora protestiamo in modo pacato: per non mettere nessuno in pericolo e non creare assembramenti non abbiamo organizzato nemmeno una manifestazione ma se nessuno ci ascolta, sarà guerra. Questo è il tempo della responsabilità ma dobbiamo essere aiutati”.
Dello stesso avviso anche Stefano Facciolo: “noi non siamo untori. Abbiamo rispettato ogni norma, adottato tutte le misure per proteggere i nostri clienti perché garantire la giusta sicurezza è per noi un imperativo, ora però lasciateci lavorare in pace. Nel weekend, già ora perdevo 60 coperti… quali altri sacrifici dovremmo fare? Non capisco la ratio di questo provvedimento. Perché colpire noi? Perché non fare più controlli dove la gente si assembra, magari sulle aree pubbliche? Perché non punire solo chi non rispetta le regole? Noi non siamo untori”.
Jessica Bianchi

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