Alcuni sono stati tra i suoi primi scout e hanno preso l’impegno di non disperderne il ricordo: così nel centesimo anno dalla nascita di don Enea Tamassia il Masci,
Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani della Parrocchia di San Francesco, ha ricordato il sacerdote scomparso nel 2003 celebrando venerdì 8 ottobre in Duomo la Santa Messa nel corso della quale le tante testimonianze hanno ricordato l’uomo di grande spessore, il prete fedele, il poeta, la sua bicicletta e la sua forza. Amava ripetere “avanti” in ogni situazione, di fronte a qualsiasi ostacolo. Al termine della celebrazione è stato distribuita la pubblicazione curata da Claudio Bertani del Masci e intitolata Don Enea: un parroco, uno scout, un prete sempre.
L’eredità di don Enea non si misura certo da ciò che ha lasciato scritto: le sue omelie belle e profonde in cui non mancavano mai riflessioni sull’attualità (su cui era sempre informato) erano condensate in “punti”, come lui diceva, scritti su foglietti volanti che sono andati perduti. “Abbiamo trovato, purtroppo, ben pochi scritti di suo pugno – si legge nella presentazione – e li proponiamo nella prima parte di questo libretto senza un ordine particolare, come sprazzi del suo sentire e del suo pensiero”.
Tra i pochi scritti è rimasta la lettera, che scrisse nel giugno del 1995 al Masci di cui era stato promotore nel 1976 presso la Parrocchia di San Francesco, definita “quasi un testamento spirituale”.
“(…) Forse manca il canto della tenda, ma nel cuore, come in un angolo d’ombra ancora canto con voi, come in una giovinezza che affatica a morire e rimane tramonto incantevole. Il futuro lo preparo sempre, ma senza conoscerlo. Penso che anche allora per avere il sol basta ridere, cioè essere sereno”.
Rimase parroco in San Francesco dal 1961 per 24 anni e tornandoci a distanza di tempo nel 1999, “ripetevo a me stesso… don Enea il Carpi 2 è stato un bellissimo investimento per i ragazzi e per la parrocchia”.
Don Enea ha sempre lasciato il segno come raccontano le numerose testimonianze riportate nella pubblicazione a lui dedicata dove sono riportate anche alcune delle sue poesie. Dopo due anni da cappellano dell’Ospedale di Carpi, nel 1987 passò alla parrocchia della Cattedrale dove resterà fino alla rinuncia per raggiunti limiti di età nel 1997. Non si risparmiò negli ultimi servizi pastorali al cimitero e alla Casa di Riposo Tenente Marchi affrontando con la profondità che gli era connaturata i momenti della sofferenza, della vecchiaia e della morte. E’ del 1990 il suo testamento in cui dispone dei suoi funerali: “in Duomo; con una bara povera, la più povera; sepolto a Carpi; sulla mia fossa (senza marmi) una croce in legno. Mi riconosceranno. Non c’è neppur bisogno che mettiate le date, non sono necessarie, anzi farebbero invecchiare la mia presenza. E io vorrei essere sempre… presente, come l’eternità”.
Sara Gelli