Il fondo del professor Martinelli cerca casa

Salvare la biblioteca del professor Antonio Martinelli: questo il desiderio della nipote Francesca Ferrari che lancia un appello per trovare una collocazione unitaria alle migliaia di volumi e documenti che rappresentano una vita di studio, viaggi e passione per la cultura del professore di lingua e letteratura francese molto noto e stimato in città, scomparso nel 2019 all’età di 94 anni.

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Antonio Martinelli

Salvare la biblioteca del professor Antonio Martinelli: questo il desiderio della nipote Francesca Ferrari che lancia un appello per trovare una collocazione unitaria alle migliaia di volumi e documenti che rappresentano una vita di studio, viaggi e passione per la cultura del professore di lingua e letteratura francese molto noto e stimato in città, spentosi nel 2019 all’età di 94 anni. “Il desiderio di mio zio è sempre stato quello che i volumi raccolti in decenni di instancabile ricerca fossero donati nella loro interezza a qualcuno che li potesse valorizzare e non sparpagliati qua e là o, ancor peggio, mandati al macero. Ho provato a rivolgermi alla Biblioteca, ma pur con grande disponibilità, mi hanno risposto che non è così semplice, perché il materiale è davvero tanto, e anche soltanto lo spazio necessario a ospitarlo sarebbe davvero considerevole”. Creare una sorta di Fondo Martinelli, insomma, perché resti traccia delle passioni del professore, che si intrecciano profondamente con la vita culturale di Carpi: “mio zio era un uomo di cultura, un intellettuale puro – continua la nipote – amava il teatro, l’opera, i viaggi. Basti pensare che il suo amore per il bello faceva sì che girasse continuamente il mondo pur senza avere la patente”. Una passione per la cultura che Martinelli amava trasmettere agli altri anche in qualità di insegnante: “ha avuto allievi che hanno continuato ad avere rapporti con lui anche dopo aver terminato il percorso di studi, e che venivano a Carpi per festeggiarlo – oltre che al Liceo Fanti, dove ha concluso la propria carriera in qualità di vicepreside e ‘creatore’ dell’indirizzo Linguistico, nel corso degli anni ha insegnato anche alle medie Pio e al Meucci, a Napoli, al Barozzi di Modena, a Carrara e a Parma – e ha aiutato anche chi, tra loro, nutrisse passioni culturali, a coltivarle, consigliando e supportando, indirizzando percorsi e scelte”. Un amore per il bello che lo faceva assiduo frequentatore del celeberrimo festival wagneriano di Bayreuth e della settimana mozartiana di Salisburgo, e che ha portato avanti sino alla fine. “Basti pensare, per esempio, che a 80 anni è andato da solo a Berlino”. Un interesse che non lo vedeva soltanto spettatore attento ed entusiasta, ma anche vero e proprio promotore attivo. Se negli Anni Ottanta divenne, a Carpi, membro della Commissione teatrale e componente della Commissione artistica del Festival di Musica vocale da Camera, ha scritto per molti anni i programmi di sala delle stagioni concertistiche del Teatro, di cui era fedele abbonato. Notevoli le sue ricerche sugli appuntamenti di lirica, sinfonica e da camera ospitati nella città dei Pio, oltre il saggio Dal Teatro vecchio al Teatro nuovo. Oltre un secolo di spettacolo in musica a Carpi (1802-1914), pubblicato nella collana Fondazione CR Carpi. Un patrimonio di storia e memoria in cui, alla vita del professore, si intreccia quella della cultura della città, e che sarebbe terribile veder naufragare: “da lui ho ricevuto moltissimo, in tutti i sensi. Ha fatto sbocciare in me l’amore per la letteratura, regalandomi ogni estate borse zeppe di libri. Non devo ringraziare altri che lui se, tanto per fare un esempio tra i tanti, ho potuto leggere un capolavoro come Il Castello di Kafka a 14 anni. Ora mi sento in dovere di adoperarmi per fare qualcosa a cui lui avrebbe tenuto molto: preservare e trasmettere il suo fuoco, che ardeva per il bello in ogni sua manifestazione, e spero che il mio appello sia raccolto dalla città che lui ha così profondamente amato”.

Marcello Marchesini

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